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HCV – Epatite C

2023-05-17T10:55:14+02:00

HCV – Epatite C

Ricerche Scientifiche:

L’epatite C è una malattia infettiva causata dall’ Hepatitis C virus (HCV), che colpisce in primo luogo il fegato.
L’infezione è spesso asintomatica, ma la sua cronicizzazione può condurre alla cicatrizzazione del fegato ed infine, alla cirrosi epatica che risulta generalmente evidente dopo molti anni. In alcuni casi, la cirrosi epatica può condurre ad altre patologie. L’HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue infetto, spesso dovuto all’uso di droghe per via endovenosa, a presidi medici non sterilizzati e trasfusione di sangue. Si stima che circa 130-170 milioni di persone al mondo siano infettate dal virus dell’epatite C. Il virus persiste nel fegato di circa l’85% delle persone infette. Questa infezione persistente può essere trattata con farmaci quali l’interferone α e la ribavirina che rappresentano la terapia di riferimento. Complessivamente il 50-80% dei pazienti trattati guarisce, mentre coloro che sviluppano cirrosi o cancro possono necessitare di un trapianto di fegato. Al 2014 nessun vaccino efficace contro l’epatite C è ancora disponibile.

Gruppi di Trattamento

Gruppo A (12 pazienti): placebo, somministrazione di una soluzione di saccarosio (10g/100 ml in acqua) secondo protocollo sperimentale 1).
Gruppo B (12 pazienti): trattamento per via orale secondo protocollo (Citexivir 25%)
Gruppo C (12 pazienti): trattamento per via orale secondo protocollo (Citexivir 50%)

Risultati
Tutti e 18 pazienti hanno completato lo studio senza alcuna violazione del protocollo sperimentale. Tutti i pazienti trattati erano infettati da HCV genotipo 1. Tutti e 36 pazienti risultavano sotto terapia farmacologica. 10 pazienti utilizzavano la terapia con interferone α e ribavirina, 20 pazienti erano trattati con boceprevir (Victrelis) e 6 pazienti con interferone α, ribavirina e telaprevir (Incivo). I dati presenti in tabella 1 mostrano Riduzione percentuale dei valori enzimatici e della viremia in pazienti affetti da epatite da HCV. I valori rappresentano la media percentuale di riduzione rispetto al controllo (gruppo A).

Conclusioni dello Studio
Dai dati sperimentali ottenuti si evince che il trattamento per via orale con Citexivir, di pazienti affetti da infezione di HCV genotipo 1, influenza marcatamente i valori di tre attività enzimatiche marker di sofferenza epatica. Inoltre viene dimostrata la bassa attendibilità della ricerca dell’anti-C100-3, come riportato da diversi autori. La presente ricerca non ha la pretesa di suggerire il trattamento riportato come terapia per la cura dell’infezione da HCV, ma i dati ottenuti potrebbero tendere verso la possibilità di somministrazione di un integratore alimentare come il Citexivir a supporto della terapia farmacologica ufficiale.

Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Internazionali:

HCV – Epatite C2023-05-17T10:55:14+02:00

Melanoma – dermatologia

2023-05-17T10:54:28+02:00

Melanoma – dermatologia

PUBBLICAZIONE CITOZEATEC: MELANOMA

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Melanoma – dermatologia2023-05-17T10:54:28+02:00

Neuropatia ischemica

2023-05-17T10:53:17+02:00

Neuropatia ischemica

PUBBLICAZIONE CITOZEATEC: ICTUS (ischemia celebrale)

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Neuropatia ischemica2023-05-17T10:53:17+02:00

Placche carotidee

2023-05-17T10:27:48+02:00

Placche carotidee

Ricerche Scientifiche:

La carotide decorre nel collo e si divide in carotide esterna, che vascolarizza la faccia, ed in carotide interna che porta sangue al cervello. La biforcazione è la sede più frequente di patologia, in particolare si accumulano materiali patologici come grasso (lipidi, colesterolo), calcio, cellule morte, che portano alla formazione delle placche con il conseguente progressivo restringimento dell’arteria (stenosi). Una stenosi a livello delle carotidi causa un apporto deficitario di sangue al cervello. Il rischio più importante della presenza delle placche carotidee è l’erosione della superficie della placca con frammentazione di particelle che vanno ad occludere arterie terminali del cervello; causando ischemie cerebrali e l’ictus. L’ictus può essere massivo e quindi letale; oppure marginale. Tutto dipende dall’entità delle aree cerebrali colpite. L’ictus reversibile è chiamato TIA, regredisce entro qualche ora. Questi eventi sono solitamente un campanello di allarme; se non correttamente interpretati e trattati possono portare ad un ictus permanente. I sintomi che si verificano più frequentemente sono: paralisi di un braccio o di una gamba, perdita improvvisa della vista, incapacità di parlare adeguatamente per qualche minuto. I fattori di rischio più comuni sono: il fumo, il diabete, l’ipertensione, l’obesità, l’ipercolesterolemia e l’età. Il trattamento può essere chirurgico (endoarterectomia) o medico (terapia antiaggregante). Studi multicentrici randomizzati hanno evidenziato che nei pazienti asintomatici il trattamento chirurgico è indicato quando la stenosi raggiunge il 70%, nei pazienti sintomatici il 50%.

Prima dell’intervento viene effettuato un mappaggio ecocolor doppler della biforcazione carotidea che permette di ridurre notevolmente l’estensione dell’incisione; ottenendo di conseguenza una accelerazione dei tempi di guarigione. Il trattamento chirurgico viene effettuato in anestesia generale e consiste nella rimozione completa della placca della carotide. E’ stato dimostrato che una percentuale che va dal 20-50% dei TIA è dovuto alla patologia carotidea. Mediante quindi l’esecuzione di un ecocolor doppler delle carotidi, esame veloce e non invasivo, è possibile diagnosticare perfettamente la presenza di una placca carotidea, la sua morfologia e la percentuale di stenosi. Se una persona fa parte quindi di una categoria a rischio, eseguire un ecocolor doppler ogni 12 mesi le può salvare la vita. Il principio attivo utilizzato da più lungo tempo nella terapia antipiastrinica per il trattamento dell’aterosclerosi è stato l’acido acetilsalicilico. L’acido acetilsalicilico esercita i suoi effetti antipiastrinici acetilando la ciclossigenasi piastrinica, inibendo cioè irreversibilmente la formazione di trombossano nelle piastrine. Recentemente l’acido folico, le vitamina del gruppo B, la vitamina C e la D, sono state identificate come supplementi adatti per ridurre gli effetti negativi dell’omocisteina, la quale facilita la formazione di trombi nelle arterie e nelle vene. Sulla base di questi risultati e delle ricerche in vitro ed in vivo già effettuate in precedenza nei nostri laboratori con risultati ottimali sulla riduzione significativa del colesterolo e dei trigliceridi su animali trattati con Citozym, si propone alla Spett. Citozeatec un progetto che sarà quello di valutare l’azione della mix Citozym e Propulzym sulla possibile riduzione delle placche carotidee.

Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Internazionali:

Placche carotidee2023-05-17T10:27:48+02:00

Ricerca carcinoma epatico

2023-05-17T10:26:51+02:00

Ricerca carcinoma epatico

I processi ossidativi, legati alla presenza dei radicali liberi, sono coinvolti nella promozione e nello sviluppo del cancro.
La causa principale del meccanismo di stress ossidativo, sono i radicali liberi, cioè sostanze con elevata reattività chimica. Gli organismi viventi tendono a mantenere costante la concentrazione di questi agenti ossidanti, per poter garantire i normali processi biologici.

Lo stress ossidativo, danneggia le strutture della membrana cellulare, in particolare l’ATPasi sodio/potassio, detta pompa Na+/K+.
Si attua quindi, una depolarizzazione ed una sempre maggiore alterazione del meccanismo di trasporto attivo di questi due elettroliti, che hanno funzioni molto diverse, ma fondamentali nell’economia cellulare.

Il potassio, regolatore principale dei processi metabolici intracellulari, attraverso la reazione reversibile, dei gruppi amminici ed imminici di enzimi e proteine, in ambiente lievemente acido, e l’altro, il sodio, regolatore principale della riserva alcalina dell’organismo, a livello extracellulare, con la reazione reversibile dei gruppi carbossilici di enzimi e proteine in ambiente lievemente basico.
In tal modo, si verifica la modificazione dell’ambiente acido-base e delle reazioni di ossido-riduzione fra le molecole presenti nel citoplasma.

E’ noto, che la cellula neoplastica è carente di potassio e ricca di sodio, con uno sbilanciamento nel rapporto, che cresce all’aumentare della degenerazione cellulare. Inoltre, per dividersi attivamente la cellula neoplastica, brucia elevate quantità di glucosio. A causa del sinporto della pompa Na+/glucosio, si attua un rilevante trasporto di glucosio nel citoplasma, con una velocità che aumenta con la sempre maggiore alterazione della pompa stessa.

La pompa sodio/potassio
Questa pompa si comporta da “antiporto”, infatti, permette di trasportare contro gradiente di concentrazione tre ioni di Na+ verso l’ambiente extracellulare e due ioni di K+ verso l’ambiente intracellulare sfruttando l’energia derivante dall’idrolisi dell’adenosintrifosfato (ATP).
All’inizio del processo di trasporto tre ioni di Na+ vanno a legarsi ai siti specifici ad alta affinità della proteina veicolo rivolti verso l’interno della cellula.
Questo legame stimola la fosforilazione dipendente dall’ATP della pompa determinando un cambio conformazionale della proteina veicolo, la quale esporrà i siti di legame per gli ioni Na+ verso l’ambiente extracellulare, abbassando così la propria affinità per questi ioni cosicché essi vengano rilasciati al di fuori della cellula.
Contemporaneamente alla fuoriuscita degli ioni Na+, due ioni K+ vanno a legarsi ai siti specifici esposti verso l’ambiente extracellulare stimolando la defosforilazione della proteina, la quale tornerà al suo stato conformazionale di partenza e rilascerà questi ioni all’interno della cellula. Una volta completata l’operazione, la proteina sarà pronta a ripetere il ciclo.
Questo processo contribuisce ad evitare che vengano dissipati i gradienti ionici che stanno alla base della differenza di potenziale esistente tra ambiente intracellulare ed ambiente extracellulare, pari a circa -70 mV. Tale differenza è detta potenziale di membrana.

La pompa sodio/glucosio
Il simporto Na+-glucosio è un cotrasportatore (SGLT), presente nella membrana plasmatica, che permette l’introduzione nella cellula di una molecola di glucosio e di due ioni di sodio.
Il legame del sodio provoca una modificazione conformazionale che facilita il legame del glucosio e viceversa; poiché la concentrazione di Na+ è molto più alta nello spazio extracellulare che nel citoplasma a causa della pompa sodio-potassio, il trasportatore riesce quindi ad immagazzinare glucosio nella cellula contro il suo gradiente di concentrazione.

Danno cellulare da accumulo di glucosio
Questi processi di accumulo di glucosio, influenzano la respirazione cellulare, con riduzione della fosforilazione ossidativa ed aumento sostanziale della glicolisi anaerobia. Viene quindi incrementata anche la produzione di acido lattico, formato per riduzione dal piruvato.

Il piruvato è un inibitore dell’entrata in fase S della mitosi e la sua costante diminuzione nel citoplasma (per conversione in acido lattico), rimuove tale blocco sulla mitosi, spingendo la cellula verso una proliferazione incontrollata.

Warburg individuò infatti, come differenza fondamentale tra le cellule sane e quelle cancerose la velocità di flusso della glicolisi e spiegò così la probabile causa del cancro: “Il cancro, ancor più che per altre malattie, ha una serie illimitata di cause secondarie.

Ma, anche per il cancro, c’è una causa primaria. La prima causa del cancro è la sostituzione della respirazione dell’ossigeno nelle normali cellule del corpo con la fermentazione del glucosio in acido lattico.

Incrementare il potassio intracellulare di una cellula tumorale può indurre la corrispondente fuoriuscita di sodio e quindi riduzione del glucosio, dall’ambiente intracellulare. In questo modo si potrebbe ottenere una rapida diminuzione delle riserve nutritive della cellula tumorale, riducendo la glicolisi e reintroducendo un blocco potenziale sulla mitosi.

Dovrebbe, quindi essere possibile inibire il processo di proliferazione incontrollata[1]. Siamo convinti che i componenti del Citozym agiscano nel ridurre la fermentazione del glucosio, riducendo i livelli di acido lattico e l’apporto di glucosio alla cellula tumorale.

Lo studio futuro dei meccanismi alla base dell’azione potenzialmente antineoplastica del Citozym porteranno alla luce questo aspetto cruciale nel controllo del cancro. [1] Jansson B., Potassium, sodium, and cancer: a review J Environ Pathol Toxicol Oncol. 1996;15(2-4):65-73.

Modelli per l’oncologia sperimentale

Premessa
Il numero di animali usati nella ricerca è aumentato con l’avanzamento della ricerca e sviluppo nella tecnologia medica.
Ogni anno, milioni di animali da esperimento sono utilizzati in tutto il mondo.

Il dolore, l’angoscia e la morte degli animali durante gli esperimenti scientifici sono stati un fonte di discussione per lungo tempo.

Oltre questo importante problema di etica, sono stati evidenziati i punti deboli della sperimentazione animale, come ad esempio, la necessità di manodopera qualificata, i protocolli in termini di tempo e di costo elevato.

Diverse alternative alla sperimentazione animale, sono state proposte per superare gli inconvenienti connessi con l’uso di animali ed evitare le procedure non etiche. Diversi metodi e organismi alternativi, sono stati proposti per attuare questa strategia.

Questi metodi, sono stati giudicati scientificamente poco adatti, poiché forniscono dati non trasferibili direttamente all’uomo. Sempre più successo incontra l’organo coltura, per quanto le difficoltà di mantenimento e di trattamento dell’organo presenti ancora serie difficoltà.

Scopo della ricerca
Il fine del nostro progetto è quello di creare modelli in vitro di tessuto umano affetto da cancro, per mezzo della coltura di organi derivati da biopsie ottenute da pazienti con tale patologia.

Preliminarmente, abbiamo definito, in un modello animale, le condizioni di crescita per polmone e per fegato (risultati precedenti) e intendiamo estenderle all’intestino tenue, crasso, pancreas, polmone e fegato, dove viene conservata l’istologia del tessuto.

Nelle fasi precedenti del nostro studio, abbiamo sviluppato le condizioni ottimali per il trattamento, sia di organi sani e invasi da cellule tumorali. L’utilizzo di questi particolari condizioni, nel polmone e nel fegato, ha dato risultati interessanti, mostrando che il Citozym può rallentare la crescita cellulare.

La ricerca è in progresso e risultati che presentiamo in questo contesto, sul fegato di topo C57BL/6, hanno evidenziato che tale sperimentazione può essere applicata a organi umani.
La figura 1 mostra la netta riduzione della crescita di un carcinoma epatico, ove l’organo in coltura è stato trattato con soluzioni di perfusione contenenti Citozym (1:2 v/v).

Questi risultati indicano che la coltura d’organo, ha la potenzialità per essere usata come alternativa all’uso di animali, in quanto questa rappresenta un modello appropriato, molto simile al vivo rispetto alla coltura cellulare e altri approcci sperimentali.

Figura 1. Riduzione di carcinoma epatico indotto nel fegato di topo C56 con inoculo di cellule H22. dopo 56 giorni di trattamento con soluzione di Citozym (1:2 v/v) somministrato per perfusione. Oltre le 8 settimane di perfusione si osservano fenomeni di degenerazione cellulare con aumenti dei livelli di lattico deidrogenasi (LDH).

Animali
Topi maschi C57BL/6 sono stati ottenuti da Charles River (Sulzfeld, Germania).
I topi sono stati alloggiati con temperatura e umidità controllate e con ciclo di 12 h luce / buio.

Cibo e acqua ad libitum (Harlan Laboratories BV, Horst, Paesi Bassi). Gli animali sono stati acclimatati per almeno sette giorni prima dell’inizio dell’esperimento. Tutti gli esperimenti sono stati approvati dal comitato etico interessato (n. progetto CD23471N18). I protocolli sperimentali sono stati effettuati seguendo le linee guida proposte dal Consiglio Nazionale Italiano Ricerche (CNR), il MiUR e l’Istituto Superiore di Sanita` (ISS).

Sviluppo del tumore
a) Linea cellulare e reagenti

Cellule B16-F10 altamente metastatiche di melanoma murino sono state propagate in condizioni di coltura standard. Dulbecco Modified Eagle Medium (D-MEM), Roswell Park Memorial Institute medio (RPMI), Calf Serum fetale (FCS), e tutti gli altri mezzi di coltura sono stati ottenuti da Gibco (Grand Island, NY, USA). [14C] -methylamine (46,6 mCi / mmol) è stata fornita da Amersham International (Bucks, UK).

Il Matrigel (MG), l’acido etilendiamminotetraacetico (EDTA), la melanina sintetica e tutti i reagenti sono della Sigma Chemicals (St. Louis, MO, USA).

b) Tumori primari e metastasi epatiche sperimentali
La linea cellulare di melanoma murino B16-F10 è il modello comunemente utilizzato per sviluppare in vivo la formazione di tumori e metastasi in topi C57BL/6.
Questa linea cellulare singenica, sviluppa facilmente tumori primari, quando iniettata nel sottocute degli animali e grazie alla loro elevata invasività, sono in grado di indurre la formazione di metastasi nel fegato dopo iniezione nella milza. Sono state iniettate nella milza 105 cellule vitali, sospese in 0,1 ml di PBS sterile.

L’ analisi della frequenza di formazione di metastasi è stata condotta a 10, 15 e 20 giorni post-iniezione. c) Istologia Per l’esame istologico le biopsie epatiche sono state fissate in formalina al 10% per 48 ore, disidratate in etanolo ed incluse in paraffina. Sezioni di tessuto seriali sono state ottenute e valutate al QuantiMet al fine di valutare la crescita tumorale [2] [2] (Beninati et al. European Journal of Cancer, 2000).
Asportazione dell’organo

Gli animali sono stati anestetizzati con una miscela di isofluorano / O2. Il fegato è stato asportato e posto in ghiaccio, immerso in una soluzione isotonica di conservazione fino all’inizio della perfusione.

Perfusione dell’organo
Due tipi di liquidi di perfusione sono stati utilizzati.
Il PERF1 e il PERF2 che contiene KHCO3 Il PERF1 è stato utilizzato per i controlli in assenza di KHCO3.
Il sistema di perfusione è costituito da un circuito primario di perfusione del fegato e un circuito secondario di dialisi.

Questo permette di utilizzare una piccola quantità di soluzione nutritiva ossigenata per fornire un elevato supporto dal circuito primario, pur mantenendo il vantaggio di un grande serbatoio di nutrienti e di diluizione dei rifiuti attraverso il circuito secondario.

Il circuito primario contenente liquido di perfusione PERF1 o PERF2 (tamponato con KHCO3), ricircola al flusso di 0.2 mL/min, tramite una pompa peristaltica attraverso una camera di perfusione, un ossigenatore a membrana, uno scambiatore di calore, ed il gorgogliatore.

L’ossigenatore produce una miscela di 74% N2 / 21% O2 / 5% CO2 a pH costante.

Il flusso dei gas è di circa 0.5 mL/min/g di fegato. I volumi di perfusato e dializzato sono mantenuti costanti variando il flusso del dializzato attraverso il dializzatore nel circuito secondario.

La temperatura del fluido di perfusione è mantenuta a 37° C tramite un apparato a camicia d’acqua. Il liquido di perfusione (PERF1 o PERF2), a pH costante, è arricchito con una soluzione di Citozym (1:2 v/v) in William’s medium E (Sigma Chemical).

Questo è arricchito con penicillina (40.000 U/L)/ streptomicina (40.000 mg /L; (Gibco e Invitrogen, Carlsbad, CA, USA), L-Glutammina (0.292 g/L; Gibco), idrocortisone (10 mg/l Solu Cortef, Pfizer, New York, NY, USA), ed eparina (1000 U/L). Il volume totale del fluido di perfusione utilizzato per organo è di 55-60 ml. Tutti i controlli sono stati effettuati in assenza e presenza di Citozym (1:2 v/v) e gli elementi del liquido di perfusione non hanno mostrato alcun tipo di influenza sul trattamento con Citozym.

Controllo del danno epatico in seguito alla perfusione

L’eventuale perdite di lattico deidrogenasi (LDH) dall’organo al mezzo di perfusione durante il periodo di perfusione, è stata utilizzata come marcatore di danno cellulare. Il mezzo di perfusione, prima della dialisi è stato raccolto dopo ogni ciclo di perfusione e conservato a 4 ° C fino all’analisi.

Il test è stato eseguito utilizzando il Cyto Tox-ONE omogenea Membrane Integrity Kit Assay (Promega, Madison, USA). 50 ml di mezzo di perfusione sono stati miscelato con 50 ml di Citozym a temperatura di 36°C per ottenere una soluzione diluita 1:2 v/v. Aliquote del liquido di perfusione sono state raccolte dopo il trattamento e distribuite in 96 pozzetti. La reazione è stata fatta procedere per 10 minuti, dopo di che è stato aggiunto alla miscela un reattivo di arresto della reazione.

La fluorescenza dei campioni è stata letta a λec 590 nm ed λem 560 nm. Il contenuto iniziale di LDH dell’organo è stato utilizzato come valore di controllo e posto a 100. Per questo, tre biopsie epatiche sono state raccolte omogeneizzate e i campioni centrifugati a 16.100 x g per 2.5 min. In seguito, i supernatanti sono stati raccolti e processati. La Figura 3 mostra l’evidente riduzione del danno epatico quando viene utilizzato il fluido di perfusione PERF2 contenente KHCO3.

Figura3: riduzione del danno epatico (livelli di LDH) ottenuta con liquido di perfusione PERT2 contenente KHCO3

Risultati
a) Organo coltura del fegato di controllo in assenza o in presenza di KHCO3

L’organo di controllo, perfuso con PERF1 (Figura 4a) e non trattato con Citozym, ha evidenziato la presenza di cataboliti tossici a causa delle capacità detossificanti dell’organo, come precedentemente osservato nel sistema ad incubazione (relazione preliminare del 24/01/2015).

L’analisi biochimica del mezzo di perfusione prima della dialisi, ha evidenziato la sintesi di urea, ammoniaca, aldeidi e chetoni, che si riduce drasticamente in presenza nel liquido di perfusione PERF2, contenente KHCO3 (Figura 4b).

Figura 4a. Presenza di cataboliti epatici durante la perfusione epatica di controllo con fluido PERT1 .

Figura 4b. Presenza di cataboliti epatici durante la perfusione epatica di controllo con fluido PERT2 .

Riduzione delle metastasi epatiche E’ evidente dalla Figura 5 la marcata riduzione del volume medio delle metastasi epatiche dopo trattamento con PERF2 in presenza di Citozym 1:2 (v/v). I dati ottenuti con PERF1 in presenza di Citozym 1:2 (v/v) sono chiaramente ridotti, dalla presenza di metaboliti tossici e dalla degradazione dell’organo durante il periodo di perfusione.

Variazioni percentuali del volume medio delle metastasi epatiche ottenute con inoculo di cellule della linea tumorale B16-F16. Gli organi sono stati mantenuti in perfusione per 7 settimane in presenza di Citozym 1:2 (v/v). Un gruppo con liquido di perfusione PERF1, privo di KHCO3 e un gruppo con liquido di perfusione PERF2 contenente KHCO3.

Conclusioni
La ricerca di nuovi farmaci richiede la sperimentazione dell’efficacia e della tossicità sugli animali prima del test umano.
I modelli animali, hanno una limitata capacità di prevedere con precisione le risposte sull’uomo a xenobiotici e altri insulti chimici.

Pressioni sociali, si stanno anche concentrando sulla riduzione dell’uso di animali e quindi in ultima analisi, si chiede la sostituzione dei test sugli animali con modelli alternativi.

Tuttavia, una varietà di modelli in vitro, esplorati nell’ultimo decennio, non sono stati sufficientemente positivi, per poter sostituire i modelli animali. Nuove iniziative cercano di affrontare questo problema, finanziando lo sviluppo di modelli fisiologicamente rilevanti di organi umani. L’obiettivo finale è quello di coltivare una porzione di organo umano, sostituendo in tal modo la sperimentazione animale, nella scoperta e sviluppo di farmaci antineoplastici.

La parte preliminare del nostro lavoro, ha permesso di evidenziare la possibilità di poter incubare in coltura, organi di animali, mantenendoli grazie alla presenza di miscele di incubazione ricche di sostanze nutritive, per un periodo relativamente esteso, che permette di trattare neoplasie presenti nell’organo.

Ad estensione di questo progetto, abbiamo sperimentato la perfusione, in sostituzione dell’incubazione in mezzo di coltura, ottenendo dati interessanti e privi dell’influenza di prodotti di degradazione, che potrebbero rendere discutibili i dati ottenuti.

I risultati hanno evidenziato l’azione antiossidante del Citozym, che si esplica riducendo drasticamente le metastasi sperimentali, indotte con modelli classici di oncologia sperimentale.

Tutto ciò rende possibile, la futura estensione del nostro progetto, che è quella di coltivare e mantenere per perfusione organi di origine umana, invasi da neoplasie. Il fine di tale ricerca è evidenziare che il Citozym, possa essere utilizzato come adiuvante nella terapia antitumorale, permettendo di ridurre drasticamente i livelli dei farmaci, utilizzati per la chemioterapia.

Ricerca carcinoma epatico2023-05-17T10:26:51+02:00

Ricerca Citoethyl

2023-05-17T10:26:10+02:00

Ricerca Citoethyl

PUBBLICAZIONE CITOETHYL

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Ricerca Citoethyl2023-05-17T10:26:10+02:00

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia

2023-05-17T10:25:35+02:00

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia

PUBBLICAZIONE: ATTIVITA’ ANTIPROLIFERATIVA SU CELLULE DI TUMORE DEL SENO

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia2023-05-17T10:25:35+02:00

Ricerca tumore al seno

2023-05-17T10:24:39+02:00

Ricerca tumore al seno

Attività anti proliferativa di un integratore alimentare sulle linee cellulari di adenocarcinoma al seno umano positivo e negativo

Università del Molise
Campobasso, Italia Dipartimento di Biologia
Università di Tor Vergata, Roma, Italia IURS
Santa Rita, Roma, Italia
Università dell’Amicizia Russa, Mosca

Il Citozym, integratore alimentare, è stato testato per attività anti proliferante contro il recettore estrogeno (ER) -positivo MCF-7 e (ER)-negativo BT-20 su cellule cancerogene al seno, eseguendo due esperimenti indipendenti utilizzando il saggio SRB.
Una concentrazione di 100mg/ml, ha mostrato una straordinaria attività anti proliferante sulle cellule in questione dando spazio ad ulteriori indagini sulla ricerca e la relativa terapia del cancro al seno.
Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per la capacità dei composti naturali di servire come agenti chemio-preventivi nel trattamento del cancro al seno.

Nella maggior parte dei casi la progressione del cancro al seno avviene molto lentamente; si estende per un periodo di molti anni, con fasi molto distinte di iniziazione, promozione e progressione.
Nel 2010, quasi 1,5 milioni di persone è stata affetta da cancro al seno in tutto il mondo.
Nel 2011, si stima che 230.480 nuovi casi di cancro al seno siano stati diagnosticati tra le donne negli Stati Uniti secondo l’American Cancer Society.
Come risultato della sua lunga latenza, anche un piccolo ritardo nella carcinogenesi può ritardare l’insorgenza della malattia e migliorare la qualità della vita.

È stato riferito che meno del 10% dei casi di cancro al seno sono ereditati, il che suggerisce che una combinazione di genetica, ambiente e scelte di stile di vita può contribuire ad avviare lo sviluppo della malattia. Diversi studi migratori hanno dimostrato un legame tra agenti alimentari naturali e una minore incidenza complessiva di cancro.
In generale, l’incidenza del cancro è significativamente più bassa nei paesi in cui le persone effettuano diete a basso contenuto di grassi e vegetali.

Questo ha portato gli sperimentatori a suggerire che il ruolo della dieta è un fattore importante nel contribuire all’incidenza del cancro in tutto il mondo.
La letalità del cancro al seno deriva da diversi fattori, tra cui l’elevato stress ossidativo delle cellule tumorali che porta alla de regolazione di più percorsi di malattia cellulare, compresi quelli responsabili della regolazione della proliferazione cellulare e iniziazione dell’apoptosi.

A causa della sua alta incidenza, lunga latenza e collegamento con la dieta e stile di vita, la prevenzione risulta esser il mezzo più efficace per prevenire la malattia.
Recentemente abbiamo analizzato il comportamento del Citozym quando regolarmente somministrato prima delle fasi di iniziazione del cancro del relativo melanoma
Lo studio ha confermato gli effetti anti proliferanti del Citozym contro le cellule tumorali del seno umano.
Si evince chiaramente che questo integratore alimentare, con proprietà antiossidanti, potrebbe svolgere un ruolo importante nella prevenzione del cancro al seno.

Ricerca tumore al seno2023-05-17T10:24:39+02:00

Riduzione metastasi epatiche

2023-05-17T10:43:43+02:00

Riduzione metastasi epatiche

RIDUZIONE DI METASTASI EPATICHE TRATTATE CON CITOZYM

Animali C 57 inoculati con cellule della linea B16 F10 (muscolo striato coscia e gamba destra) e trattati e non trattati con Citozym 3457 divisi in gruppi di 5 A-B-C

PROTOCOLLO:
somministrazione del prodotto: il prodotto è stato somministrato per via intraperitoneale. Inoculo di 150 mg/0,3 ml ogni 24 ore alimentati ad libitum

PROTOCOLLO SPERIMENTALE

  1. inizio trattamento tempo 0 e successivo inoculo dopo 24 ore di 2x 106 cellule B16-F10 sospese in PBS buffer (Gruppo A)
  2. inizio trattamento tempo 0 e successivo inoculo dopo 48 ore di 2x 10 cellule B16-F10 sospese in PBS buffer (Gruppo B)
  3. inizio trattamento tempo 0 e successivo inoculo dopo 72 ore di 2x 10 cellule B16-F10 sospese in PBS buffer (Gruppo C)
  4. peso corporeo dei 3 gruppi
  5. Valutazione massa tumorale nei 3 gruppi tabella 1
  6. Dopo 72 ore, sacrificio e autopsia dei topi trattati e non trattati
    a) Valutazione delle metastasi
    b) estrazione del tumore dal muscolo e valutazione del peso
    c) angiogenesi della massa tumorale
  7. istologia della massa tumorale e delle metastasi

IMPORTANTI RIDUZIONE DI METASTASI EPATICHE TRATTATE CON CYTOZYM
protocollo sperimentale simile al precedente ma senza trattamento con il Citozym

RISULTATI:
ANIMALI NON TRATTATI
peso animali (grammi) A 170 B 180 C 155
massa tumorale (centimetri) 1 2 3
metastasi (visive) PDx4 F2 PDx7F4
peso tumore (grammi)

RISULTATI :
ANIMALI TRATTATI
peso animali (grammi) A 160 B 170 C 175
massa tumorale (centimetri) 1 1,5 2,7
metastasi (visive) PDx2 F0 PDx3F1
peso tumore (grammi)

conclusioni:
In questo esperimento è stato rilevato che negli animali Citozym trattati rispetto al gruppo non trattato una importante riduzione delle metastasi epatiche Citozym inibisce i complessi processi di espansione tumorale al momento e nel dosaggio utilizzato, osservando che negli animali Citozym trattati si evidenzia un importante aumento della sopravvivenza che risulta essere elevato del 69% rispetto al gruppo non trattato.
Sono comunque necessari ed ancora in corso diversi modelli sperimentali in vivo su diversi mammiferi di grossa taglia e sottoposti a tempi più lunghi di trattamento per ulteriori ricerche future.

Roma il 24/03/2011

Riduzione metastasi epatiche2023-05-17T10:43:43+02:00

Riduzione iperplasia prostatica

2023-05-17T10:41:43+02:00

Riduzione iperplasia prostatica

PUBBLICAZIONE CITOZEATEC: RIDUZIONE IPERPLASIA PROSTATICA

Effetti preventivi di una miscela di micronutrienti con proprietà anti-ossidative su sperimentazione di iperplasia prostatica indotta.
** Torricelli P., FerorelliP., Antonelli F. e Beninati S.

Università di Roma, Tor Vergata, Dipartimento di Biologia, Italia, ** Dipartimento SPES, Università del Molise, Campobasso, Italia.

SOMMARIO

Una miscela di anti-ossidanti trovata in un integratore alimentare in commercio chiamato Citozym (CIZ), ha mostrato una capacità preventiva su iperplasie prostatiche indotte da testosterone propionato su topi C57BL6/N. I trattamenti con CIZ sono stati somministrati per via orale e hanno avuto inizio 10 giorni prima dell’induzione dell’iperplasia prostatica. Il TP aumentò di molto la grandezza della prostata ed i livelli di PSA sierico, e ciò mostrò come l’aumento fosse inibito in modo significativo nei topi CIZ-trattati comparandoli con controlli positivi dose dipendente. Concludiamo che CIZ può prevenire l’iperplasia prostatica indotta da TP e di seguito potrebbe essere di beneficio nella gestione di iperplasie prostatiche benigne.

INTRODUZIONE

L’iperplasia prostatica benigna (BPH) è una malattia correlata agli ormoni e all’età, caratterizzata da cambiamenti istologici e aumenti variabili della dimensione della prostata [1]. I fattori alimentari sicuramente giocano un ruolo nello sviluppo della BPH, come riscontrato nei dati epidemiologici i quali suggeriscono che l’incidenza di BPH in uomini Asiatici incrementi dopo aver adottato uno stile di vita occidentale [2]. Una dieta ricca di frutta e verdure può altresì ridurre l’avvenire di BPH. E’ possibile ipotizzare che gli effetti benefici di sostanze alimentari e naturali con proprietà anti-ossidanti su rischi di cancro alla prostata, che sono stati osservati in studi epidemiologici, possono avvenire nei primi stadi pre-neoplastici della storia naturale della malattia [3,4]. Recentemente, gli anti-ossidanti naturali trovati in frutta, bevande (succhi, vino, the, cioccolata, etc.), ed in misura minore in verdure, verdure secche e cereali, è stato riportato che svolgano un ruolo nella prevenzione e/o nel trattamento di varie malattie associate allo stress ossidativo come il cancro, malattie cardiovascolari ed infiammazioni. Gli anti-ossidanti stanno riducendo agenti, come la vitamina C, la vitamina E e carotenoidi, che proteggono i tessuti corporei dagli effetti dello stress ossidativo [5]. La considerabile diversità delle loro strutture incide sulle loro proprietà biologiche: biodisponibilità, attività anti-ossidante e specifiche

interazioni con i recettori cellulari ed gli enzimi come il 5°-reduttasi, il quale catalizza la conversione del testosterone a diidrotestosterone , il quale è implicato come fattore causativo del BPH [6,7].Abbiamo recentemente riportato che una miscela di anti-ossidanti (CIZ) trovata in un integratore alimentare sul mercato abbia protetto topi C57BL6/n dal melanoma carcinogenesi, quando questi erano sottoposti a somministrazioni croniche prima delle fasi di iniziazione e promozione del melanoma [8] (Antonelli e Beninati, 2011).
L’obiettivo di questo studio era di investigare gli effetti preventivi del CIZ contro l’iperplasia prostatica indotta da TP in topi maschi C57BL6/n. Il CIZ è stato somministrato per via orale 10 giorni prima dell’induzione dell’iperplasia prostatica in topi C57BL6/N e durante i 30 giorni di induzione di questa patologia. Il peso corporeo e della prostata ed i livelli di PSA sierico dei topi sono state registrate durante l’esperimento in modo da determinare gli effetti dei trattamenti preventivi con CIZ sull’iperplasia prostatica indotta da TP.

Materiali e Metodi

Prodotti chimici

Il testosterone propionato è stato acquistato da Sigma-Aldrich (St. Louis, MO, USA). La miscela commerciale di anti-ossidanti (CIZ) è stata donata dalla Citozeatec (Citozeatec S.r.l Peschiera Borromeo, Milano, Italia). I componenti principali del CIZ sono i seguenti (unità/100g); 500 mg di vitamina C, 56 mg di vitamina B5, 56 mg di vitamina D, 3,3mg di vitamina B9, 222 mg di acido piruvico, 120 mg di acido citrico, 250 mg di acido tartarico e 77.8 g di carboidrato.

Induzione di iperplasia prostatica

BPH è stata indotta da iniezioni sub-cutanee di TP in dosi di 2 mg/giorno per topo, una volta al giorno per 30 giorni, dal Giorno 11 al Giorno 40. TP è stato sciolto in olio d’oliva (OO) ogni giorno prima della somministrazione agli animali.

Determinazione della concentrazione del siero testosterone.

I livelli individuali di testosterone di ogni animale di ogni gruppo sono stati misurati ogni 5 giorni usando un kit ELISA per il testosterone. L’effetto dei campioni di prova sui livelli di siero testosterone è stato misurato usando un lettore ELISA (Bioline BPR08). E’ stato prelevato sangue dal plesso retro-orbitale dei topi e centrifugato a 2500 x g per 15 minuti. Il quantitativo di testosterone UBI Magiwel usato per il test è

basato su una fase solida immunoenzimatica competitiva. I campioni di prova competono con il testosterone enzima etichettato per un numero limitato e fissato di siti di anticorpi nei pozzi micropiastra. Nella procedura di prova, il siero testosterone standard o di prova è incubato con il testosterone anticorpo ed il perossido testosterone-rafano coniugato con pozzetti IgG anti-coniglio. In questo sistema a fase solida, il legame anticorpi testosterone rimarranno sul pozzo mentre il testosterone non legato sarà rimosso con un lavaggio. Un colore si sviluppa quando il substratotetrametilbenzidina viene mischiato con il legame anticorpi e perossido testosterone-rafano enzimaticamente coniugato. Dopo una breve incubazione, la reazione enzimatica viene fermata e l’intensità del colore viene misurata con un microlettore a 450mm.

Determinazione dei livelli di antigene specifico del siero prostatico.

I livelli dell’antigene specifico prostatico (PSA) sono stai misurati per singolo topo di ogni gruppo per scoprire la gravità dell’iperplasia indotta nelle prostata mediante trattamento TP. Per questo scopo è stato utilizzato un kit ELISA PSA (Cusabio Biotech Co. Ltd, Newark, Delaware, USA). Il kit ELISA PSA è inteso per la determinazione del quantitativo totale di PSA. Il PSA è stato quantificato seguendo il metodo Nilsson et al. (1997). Il PSA ELISA e una fase solida, non immunologicamente competitiva basata sulla diretta tecnica sandwich. Calibratori, controlli e campioni sono stati incubati insieme con anticorpi anti-PSA monoclonali biotinilato ed anticorpi anti-PSA monoclonali perossido-rafano etichettato (HRP) in micropiastre rivestite di streptavidina. Dopo aver lavato, al substrato tamponato (TMB-HRP substrato) che contiene perossido di idrogeno è stato aggiunto il reagente cromogeno (3,3′,5,5′ tetrametilbenzidina) ad ogni pozzo e alla reazione enzimatica è stato concesso di proseguire. L’intensità del colore è stata determinata dello spettrofotometro delle micropiastre a 620 mm. Le curve di calibrazione sono state costruite per ogni saggio tracciando l’assorbanza verso la concentrazione di ogni calibratore. La concentrazione di PSA dei campioni è stata poi letta dalla curva del calibratore

Protocollo sperimentale

Topi maschi C57BL6/N (80) con 13 settimane di vita e un peso corporeo di circa 25/35 g sono stai divisi in quattro gruppi con 20 animali per gruppo. Il gruppo A ha ricevuto solo iniezioni sucutanee di OO per 30 giorni (controllo negativo). Il gruppo B è stato trattato con TP iniettato per via subcutanea per 30 giorni (controllo positivo). Il gruppo C è stato pretrattato con somministrazione per via orale di 5 ml/

giorno di CIZ, diluito con acqua fisiologica (PS) per 10 giorni 1:2 v/v e con CIZ (1:2 v/v) e TP per i successivi 30 giorni.
Il gruppo D è stato pretrattato con somministrazione per via orale di 5 ml/giorno di CIZ, diluito con PS per 10 giorni 1:4 v/v e con CIZ(1:4 v/v) e TP per i successivi 30 giorni. Queste dosi sono state scelte in base a precedenti studi su dose-risposta. Brevemente, i trattamenti con CIZ sono iniziati 10 giorni prima dell’induzione dell’iperplasia prostatica attraverso TP e sono stati giornalieri. 24 ore dopo l’ultimo trattamento con CIZ e TP, i topi C57BL6/N sono stati sacrificati sotto anestesia e la prostata, la vescica and le vescicole seminali sono state rimosse. La prostata è stata attentamente sezionata lontana dalla vescica o dalle vescicole seminali, ed è stato determinato il peso fresco dell’intera prostata. Sono stati poi esaminati da procedure istologiche dei campioni di lobi prostatici.

Analisi statistiche

Le analisi statistiche sono state eseguite usando il test Mann-Whitney U per confronti tra i gruppi.
Il test di correlazione Spearman e le analisi di regressione lineare sono stati eseguiti per analizzare le correlazioni tra i gruppi B/C e B/D, la durata della somministrazione di CIZ e disegnare meno quadrati di linee di regressione. I valori sono stai espressi secondo la media ± SD. P <0.05 che è stata ritenuta statisticamente significante.

Risultati

Effetto dei trattamenti con CIZ sul peso della prostata e sul rapporto peso/corpo della prostata peso dei topi C57BL6/N

Come mostrato nella tabella I, i pesi della prostata (PW) dei topi C57BL6/N dei quattro gruppi di trattamento evinti alla fine dello studio sono stati statisticamente differenti. Il PW dei topi del controllo negativo (gruppo A) è stato significativamente minore (50.6 ± 3.29 mg) rispetto al gruppo positivo (gruppo B) che ha ricevuto le iniezioni sub-cutanee di TP (84.9 ± 6.0 mg.). Il PW del gruppo C (48.5 ± 7.2 mg) è stato significativamente più basso più basso rispetto al controllo positivo gruppo Be del gruppo D (74.2 ± 4.3 mg).

Il rapporto peso/corpo della prostata esprime come mg PW/100g di BW(PW/BW) di topi C57BL6/N per il controllo negativo (gruppo A) era significativamente minore (158.2 ± 12.8 mg PW/100 g di BW) rispetto al controllo positivo (gruppo B) che ha ricevuto iniezioni sub-cutanee di TP ( 303.2 ± 20.1 mg PW/100 g di BW). Il PW/BW del gruppo C che ha ricevuto un pretrattamento per via orale di CIZ diluito 1:2 e di

iniezioni sub-cutanee di TP sono stati significativamente più bassi (134.7 ± 11.0 mg PW/100 g di BW) rispetto al controllo positivo gruppo B. Nessuna differenza statistica è stata rilevata tra il PW/BW del gruppo D ( 296.8 ± 23.5 mg PW/100 g di BW) che ha ricevuto un pretrattamento per via orale di CIZ diluito 1:4 e di iniezioni sub-cutanee di TP ed il controllo positivo gruppo B.

TAVOLA I
EFFECTS OF CIZ TREATMENTS ON PROSTATE WEIGHT (PW) AND
PROSTATE WEIGHT/BODY WEIGHT RATIO (PW/BW) OF C57BL6/N MICE

Treatment group

(mg)
A (negative control) 12.8
B (positive control) 20.1
C (CIZ 1:2/TP) 11.0

PWPW/BW

(mg PW/100 g of BW) 50.6 ± 3.2

84.9 ± 6.0 48.5 ± 7.2

158.2 ± 303.2± 134.7±

Effetti dei trattamenti con CIZ sui livelli di PSA sierico dei topi C57BL6/N

I livelli di siero PSA sono anormalmente alti in pazienti con cancro alla prostata, ipertrofia prostatica benigna (BPH) e in pazienti con condizioni infiammatorie alla prostata (Catalona et al., 1995).L’effetto della somministrazione di TP sui livelli di PSA dei topi C57BL6/N è una indicazione dell’ipertrofia della prostata indotta da TP. Questo parametro è stato misurato nel siero degli animali campione di vari gruppi usando il PSA ELISA kit seguendo la procedura fornita dal kit. Come mostrato nella Fig. 1, il livello normale di PSA nei topi trattati dal veicolo (OO) (gruppo A) è stato trovato essere 0.227 ± 0.094 μg/L. Il livello di PSA è salito a 1.690 ± 0.522 μg/L negli animali trattati con TP (gruppo B). I topi trattati con CIZ, gruppo C e D, hanno mostrato una diminuzione dei livelli di PSA a rispettivamente 0.617 ± 0.132 μg/L ed 1.136 ± 0.324 (p < 0.05), paragonati al gruppo B trattato con TP. I topi non trattati hanno mostrato livelli di PSA di 0.257 ± 0.123 (p < 0.01). Queste osservazioni indicano gli effetti preventivi del CIZ su iperplasia indotta da TP.

Discussione

BPH è un problema di salute comune e coinvolge i cambiamenti ormonali nella crescita dell’uomo [9] (Bhargava et al. 2004). Lo sviluppo e la crescita della ghiandola prostatica dipende dalla stimolazione degli androgeni, principalmente dal diidrotestosterone (DHT), che si forma nella prostata, come per altri tessuti, attraverso la conversione enzimatica del testosterone nel suo metabolita più attivo DHT, catalizzato dal 5a-reduttasi prostatico. DHT lega ai recettori androgenici e promuove la sintesi proteica e la crescita cellulare. I radicali liberi e le specie ossigeno reattive (ROS) vengono prodotte di più con l’avanzare dell’età e questo porta allo stress ossidativo [0] (Aryal M et al. 2007). In situazione di stress ossidativo queste specie reattive causano un danno estensivo a vari organi del corpo, ciò può essere associato inoltre alla patogenesi di BPH.

Poiché riproduce adeguatamente le caratteristiche maggiori del BPH umano, includendo i cambiamenti funzionali ed istologici, l’allargamento prostatico indotto da testosterone è stato utilizzato per valutare gli effetti di trattamenti potenziali per BPH [11] (Noa et al. 2005). Questo studio ha investigato sulla possibilità che il dosaggio per via orale di una miscela di anti-ossidanti, reperibile sul mercato, composta da vitamina C,D e B e acidi citrici e tartarici con altri componenti potesse prevenire BPH indotto da TP nei topi. Considerando le prove pubblicate, gli effetti

del CIZ trovati qui sono consistenti alla presenza dei componenti citati. Altresì, la crescita della mole di prove supporta la nozione per la quale la vitamina C sia negativamente implicata nella patogenesi di BPH. Per esempio, degli studi caso- controllo hanno dimostrato che gli uomini che consumano frutta e verdure ricchi di vitamina C hanno una minore incidenza di BPH [13]. Infatti, le concentrazioni plasmatiche di vitamina C sono state trovate significativamente minori in pazienti affetti da BPH rispetto a quelli dei normali controlli di salute [14]. In accordo con ciò, studi clinici suggeriscono che la vitamina C abbassi il rischio di sviluppo di BPH, e poiché la vitamina C normalmente agisca alla riduzione di stress ossidativo, potremmo aspettarci che influisca sullo sviluppo di BPH. Un crescente numero di prove suggerisce che gli effetti biologici della vitamina C sono dovuti al suo specifico al suo specifico target di segnalazione cellulare e ai sistemi di regolazione genetica. Inoltre, la vitamina C è conosciuta per reprimere vari fattori di trascrizione, come l’IRF e l’NF-κB, e per la soppressione dei loro geni downstream, [15-17]. In aggiunta, l’inibizione HIF-1α della vitamina C è stato rivalutato poiché la vitamina C inizia la degradazione di HIF-1α attivando PHDs. In particolare, uno studio xenografico su tumore ha dimostrato che la vitamina C ha un’attività anti-cancro in vivo avendo come mira HIF-1α [18], e altri studi hanno inoltre mostrato che la vitamina C possiede effetti inibitori di HIF-1α in varie cellule tumorali [19]. L’insufficienza di vitamina D è stata suggerita essere un fattore di rischio per il cancro alla prostata [20] Ahonen (et al) [21] ha riportato che il rischio di cancro alla prostata, analizzato per quartili dei 25 livelli d (OH), era inversamente relazionata ai 25 livelli D (OH). In aggiunta, un basso livello di vitamina D era associato ad una maggiore probabilità di avere diagnosticato il cancro alla prostata ad un’età minore ed a un maggiore stato di avanzamento [21]. Recentemente, Tretli et al [22] ha suggerito il livello sieroso della vitamina D aveva un significato pronostico per i pazienti con il cancro prostatico.

Il citrato, uno dei componenti del ciclo di Krebs, è stato riportato come elevatore della solubilità di metalli pesanti legando agli ioni di questi, e legando con lo zinco potrebbe aumentarne la biodisponibilità [23]. In aggiunta, simile allo zinco, il citrato è accumulato in cellule prostatiche normali a concentrazione elevate, e queste sono state trovate essere rilevantemente minori in cellule prostatiche tumorali [24]. L’epitelio secretorio della prostata ha la capacità di accumulare e secernere livelli straordinariamente elevati di citrato. Ma il livello di citrato è significativamente minore in situazioni cancro alla prostata. Quindi, il citrato mostra caratteristiche simili allo zinco in prostate normali e tumorali. Conseguentemente a queste caratteristiche che aiuterebbero nella prevenzione e nel trattamento del cancro alla prostata, l’interesse per il citrato sta crescendo. Un metodo [25] (Lebioda L and Jakob CG. USA patent n. 5,763,490, 1998) è stato comunicato per il trattamento del cancro

alla prostata con la somministrazione di ioni tartarici da un derivato del tartrato. Una importante caratteristica dell’invenzione è l’uso di ioni tartarici L come inibitori di acidi fosfati prostatici (PAP). L’inibitore legherà prontamente con la regione di PAP e così prevenire la stessa azione di altri ioni o componenti.

Sebbene gli effetti dei trattamenti sull’acquisto di PW siano evidenti, dovrebbero teoricamente essere relativi ai cambiamenti di BW, il rapporto PW/BW è pertanto stato usato come il principale metro di giudizio sugli effetti del trattamento su questo modello. Poiché in questo studio i trattamenti non hanno influito significativamente su BW, gli effetti sul rapporto PW/BW possono essere attribuiti ad effetti sul acquisto di PW. In che modo siano promettenti o clinicamente rilevanti gli effetti del CIZ riportati qui rimane da scoprire. Questi risultati necessitano di essere riprodotti, e dovranno essere testati più alti dosaggi e più lunghi trattamenti, e inoltre in modelli differenti per determinare se sia giusto accreditare tali effetti in uomini con BPH.

Riconoscimenti

Sinceri ringraziamenti vanno al Dr. Ferorelli per la discussione critica ed il rilascio del permesso per adempire agli studi in vivo. Sono dovuti i ringraziamenti al Dr. Rudolf Pielokovich(Dipartimento di Farmaco-Biologia, College of Pharmacy, Vienna, Austria,) per il suo aiuto durante gli studi in vivo.

Conflitti di interesse

Gli autori non hanno potenziali conflitti di interessi

Referenze

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