L’enzimologia
biodinamica
è il futuro
della ricerca
Pasquale Ferorelli
L’interesse per gli enzimi di Pasquale Ferorelli risale all’infanzia quando iniziò a sentirne parlare nell’azienda agricola di famiglia che dall’uva produceva mosto, trasformato a sua volta da enzimi specifici per numerosi nuovi prodotti di interesse delle aziende d’oltralpe. Con L’Istituto Pasteur si utilizzavano numerosissimi enzimi idrolitici e fermentativi (la qualità del mosto veniva analizzata dal Prof. Ernesto Quagliariello e dai suoi collaboratori). Il Prof. Quagliariello (Approfondimento) nel ’78 venne insignito premio nobel per la teoria chemiosmotica, seguirono numerosi meeting con i più grandi biochimici dell’epoca, tra cui Sir Hans Krebs (1900-81), Nobel per la Chimica nel 1953, e Albert Lehninger (1917-86). In un modo spontaneo Ferorelli si innamorò degli argomenti del Prof. Quagliariello, teoria che spiega in quale forma si conserva l’energia derivante dalle ossidazioni biologiche in modo da essere utilizzabile per la sintesi di ATP. Secondo la teoria chemiosmotica il flusso di equivalenti di riduzione lungo la catena respiratoria fino all’ossigeno e la sintesi di ATP sono processi accoppiati, essendo il gradiente protonico elettrochimico trans-membrana (ΔμH+), il fattore che conserva l’energia derivante dalle ossidazioni biologiche, approfondendo maggiormente lo studio sulla biochimica ed in particolar modo della dinamica enzimologica. Un interesse che lo portò ad approfondire l’importanza degli enzimi come catalizzatori e modulatori delle reazioni biochimiche specifiche per tutti gli esseri viventi. Illuminato dalla lettura di Rudolf Steiner e dalla sua “Biodinamica”, Ferorelli estese il significato di questo termine dal contesto filosofico a quello delle scienze biomediche, partendo dall’acquisizione che la vita è fenomeno unitario, dai vegetali agli animali, e che la chiave di lettura è negli enzimi, infaticabili “operai” delle cellule che non si lasciano ingannare dalle decine di migliaia di sostanze “inventate” dall’ umanità, estranee alla Natura. La sua intuizione è riassumibile nel concetto che interagire con gli enzimi è possibile, utilizzando l’unico linguaggio ad essi comprensibile: quello dei substrati “informati”, ottenuti attraverso biotecnologie complesse che hanno portato alla realizzazione di preparati definiti “biodinamici”, utilizzati sia in Agricoltura che in Medicina complementare umana e veterinaria.
Può sembrare strano che dall’autentica “solitaria” ricerca venga una svolta di questa portata ma non è così: le “memorie” conformazionali degli enzimi e la modulazione delle energie di attivazione degli stessi, sono certamente concetti complessi. Se consideriamo il ciclo del gliossilato ed il ciclo di Krebs, vie biochimiche appartenenti a due tipologie cellulari completamente differenti, di fatto gli stessi hanno entrambi un’affinità metabolica. Pertanto, l’energia dal sole fluisce verso tutti gli organismi viventi, le piante utilizzano gli enzimi specifici per convertire energia radiante e sintetizzano molecole chimiche nei legami covalenti organici per gli animali; è quindi il sole la sorgente primaria per entrambi i sistemi.
Quagliariello con la Bioenergetica vuole intendere le complesse reazioni biochimiche specifiche che avvengono in tutti gli esseri viventi, dal ciclo di Krebs al ciclo dell’urea, fino alla conservazione dell’energia (teoria chemiosmotica) di Peter Mitchell. Secondo Ferorelli: La trasformazione dell’energia è la primaria funzione degli esseri viventi.
Un po’ di storia
I Ferorelli sono un’antica famiglia di origine milanese: Ottone Ferorelli, Capitano di Porta Orientale (sec. XII), in conseguenza di lotte fra le fazioni cittadine, si rifugiò a Cremia, sul lago di Como, fra Rezzonico e Musso, ove nella chiesa parrocchiale possedeva una cappella di gius-patronato.
La famiglia fu riconosciuta nobile, con Sovrana Risoluzione del 25 novembre 1816, a favore dell’ Avvocato Giorgio e dei suoi cugini Avvocato Ignazio e sacerdoti Don Luigi e Don Giovanni.
Trasferitasi da tempo in territorio pugliese, la famiglia ha legato il suo nome a due storici personaggi che, ad un secolo di distanza l’uno dall’altro, si distinsero in ambiti diversi dell’attività umana: Nicola e Pasquale Ferorelli, entrambi nati a Bitetto.
Nicola Ferorelli, Laureato in Lettere moderne, passò alla storia per la sua intensa attività di archivista e per la fervida attività di ricerca relativa alla condizione e alle vicende degli ebrei nell’Italia meridionale nel Medioevo e nell’età moderna.
Pasquale Ferorelli, pronipote di Nicola, ingegnere chimico, vede ai nostri giorni finalmente realizzato, dopo infiniti sacrifici e ostacoli, il sogno di aver posto le basi di una nuova scienza, fondamento di ogni Disciplina medica, l’Enzimologia biodinamica.
Nicola Ferorelli
Da Francesco, possidente, e Maddalena Pilolla, filatrice, nacque a Bitetto, in provincia di Bari, il 29 sett. 1877. Conseguì nel dicembre del 1904 la laurea in lettere moderne presso l’università degli studi di Napoli e, dopo un breve periodo di insegnamento nella scuola media, entrò per concorso nell’amministrazione degli Archivi di Stato, dove fu nominato “alunno di I categoria” a decorrere dal 16 sett. 1906 e destinato all’Archivio di Milano.
Giuseppe Ferorelli
Notaio, nipote di Nicola e figlio del fu notaio Francesco Ferorelli. Ha contribuito con la sua opera al complesso documentario della “piazza” di Bitetto conservato presso l’Archivio di Stato di Bari. Patrimonio di notevole interesse storico ed archivistico.
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