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L’enzimologia
biodinamica
è il futuro
della ricerca

Pasquale Ferorelli
Una vita per gli enzimi

Ricordi d’infanzia

Il mio interesse per gli enzimi risale all’infanzia quando da bambino ne sentivo parlare nell’azienda agricola di famiglia che produceva mosto dall’uva con l’impiego di enzimi specifici, richiesto da aziende d’oltralpe per la produzione di numerosi prodotti.
Tutto ciò mi portò ad approfondire lo studio degli enzimi, per pura passione di conoscenza, senza ancora sapere che proprio nella biologia degli enzimi che va cercata la chiave per la soluzione di alcuni dei più grandi problemi della vita, come lo sviluppo, il differenziamento, la senescenza, il controllo ormonale, virale, batterico e il cancro.

Enzimi e ambiente

Un’altra tappa significativa fu l’epidemia del colera di Napoli, del 1973, dovuta all’inadeguatezza del sistema fognario della città. In quegli anni avevo sottoscritto un contratto con la società Ecologia S.p.A. per il trattamento delle acque reflue.
Ebbi l’intuizione di effettuare un pre-trattamento dei liquami utilizzando enzimi estremofili, prelevati nel 1979 dalla solfatara di Pozzuoli (Campi Flegrei), resistenti alla temperatura di oltre 140°C. Fu la scelta vincente perché, eliminando la tossicità presente nei liquami, i batteri termofili e mesofili iniziavano la conversione delle sostanze organiche in biogas (CH4), inoltre dalle analisi micro batteriologiche i fanghi digeriti risultavano completamento privi di contaminanti.

Il consenso scientifico

Il processo dava risposte positive, tanto che il Prof. Ernesto Quagliariello, Rettore dell’Università Aldo Moro di Bari, con i maggiori pionieri della Biochimica quali Hans Krebs, Peter Mitchell, Albert Lehninger, affermava che il trattamento enzimatico aveva enormi potenzialità in moltissime altre applicazioni. Quanto all’utilizzo degli enzimi estratti da batteri termofili, è lampante l’analogia con la scoperta, qualche anno dopo (1982), della Taq Polimerasi, enzima termoresistente estratto dal batterio Thermus Aquaticus, che vive appunto in ambienti a temperature estremamente elevate come le sorgenti termali. A tal proposito, esistono delle evidenze di anteriorità che confermano la scoperta tutta italiana dei batteri estremofili: dalla Federazione Nazionale dell’Ordine dei Biologi (FNOB) e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR.

L’enzimologia biodinamica al servizio della salute

Fra gli anni ‘80 e ‘90, ebbia la possibilità di frequentare il Prof. Ernesto Quagliariello, e mi innamorai della chemiosmotica, la teoria che spiega in quale forma si conserva l’energia derivante dalle ossidazioni biologiche in modo da essere utilizzabile per la sintesi di ATP. Ma la scoperta più importante per me fu quella di iniziare a “leggere” all’interno degli enzimi, grazie all’impiego della cristallografia a raggi X.
Iniziai a maturare l’idea che gli enzimi possano essere utilizzati come “programmatori” di substrati specifici, utili alla cellula per funzionare in modo ottimale. Applicai la Biodinamica alla produzione di substrati, grazie alla messa a punto di un processo produttivo industriale che utilizza le reazioni degli enzimi a cascata. Da questa visione sono nati gli Integratori Alimentari Biodinamici (IAB).

Considerazioni sugli enzimi

Gli enzimi, contrariamente alla staticità dei farmaci, seguono la variabilità della vita, traducono le informazioni genetiche racchiuse nel DNA, RNA, sintetizzano difese immunitarie specifiche ed aspecifiche, sono gli agenti attivi dietro l’evoluzione della vita, nel sistema nervoso evolvono neuroni, retina, cornea, differenziamento dei tessuti e molto altro ancora.
In ogni modo, il concetto fondamentale di enzimologia, nel senso di catalisi di reazioni chimiche da parte di agenti di origine biologica, cominciò a consolidarsi solo nel XIX sec. Quella degli enzimi è una forza enorme, molto più presente di quanto si è fino ad ora capito, e la cui natura ci è ancora nascosta.
La capacità catalitica sembra consistere, in realtà, nel fatto che alcuni corpi, soltanto in virtù della loro presenza, possano risvegliare affinità sopite a quella temperatura e, come risultato, gli elementi di un corpo complesso si assestano in un nuovo ordine.

Un po’ di storia

I Ferorelli sono un’antica famiglia di origine milanese: Ottone Ferorelli, Capitano di Porta Orientale (sec. XII), in conseguenza di lotte fra le fazioni cittadine, si rifugiò a Cremia, sul lago di Como, fra Rezzonico e Musso, ove nella chiesa parrocchiale possedeva una cappella di gius-patronato.

La famiglia fu riconosciuta nobile, con Sovrana Risoluzione del 25 novembre 1816, a favore dell’ Avvocato Giorgio e dei suoi cugini Avvocato Ignazio e sacerdoti Don Luigi e Don Giovanni.

Trasferitasi da tempo in territorio pugliese, la famiglia ha legato il suo nome a due storici personaggi che, ad un secolo di distanza l’uno dall’altro, si distinsero in ambiti diversi dell’attività umana: Nicola e Pasquale Ferorelli, entrambi nati a Bitetto.

Nicola Ferorelli, Laureato in Lettere moderne, passò alla storia per la sua intensa attività di archivista e per la fervida attività di ricerca relativa alla condizione e alle vicende degli ebrei nell’Italia meridionale nel Medioevo e nell’età moderna.

Pasquale Ferorelli, pronipote di Nicola, ingegnere chimico, vede ai nostri giorni finalmente realizzato, dopo infiniti sacrifici e ostacoli, il sogno di aver posto le basi di una nuova scienza, fondamento di ogni Disciplina medica, l’Enzimologia biodinamica.

Nicola Ferorelli

Da Francesco, possidente, e Maddalena Pilolla, filatrice, nacque a Bitetto, in provincia di Bari, il 29 sett. 1877. Conseguì nel dicembre del 1904 la laurea in lettere moderne presso l’università degli studi di Napoli e, dopo un breve periodo di insegnamento nella scuola media, entrò per concorso nell’amministrazione degli Archivi di Stato, dove fu nominato “alunno di I categoria” a decorrere dal 16 sett. 1906 e destinato all’Archivio di Milano.

Giuseppe Ferorelli

Notaio, nipote di Nicola e figlio del fu notaio Francesco Ferorelli. Ha contribuito con la sua opera al complesso documentario della “piazza” di Bitetto conservato presso l’Archivio di Stato di Bari. Patrimonio di notevole interesse storico ed archivistico.

RICERCHE

PUBBLICAZIONI

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