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Ricerca tumore al seno

2023-05-17T10:24:39+02:00

Ricerca tumore al seno

Attività anti proliferativa di un integratore alimentare sulle linee cellulari di adenocarcinoma al seno umano positivo e negativo

Università del Molise
Campobasso, Italia Dipartimento di Biologia
Università di Tor Vergata, Roma, Italia IURS
Santa Rita, Roma, Italia
Università dell’Amicizia Russa, Mosca

Il Citozym, integratore alimentare, è stato testato per attività anti proliferante contro il recettore estrogeno (ER) -positivo MCF-7 e (ER)-negativo BT-20 su cellule cancerogene al seno, eseguendo due esperimenti indipendenti utilizzando il saggio SRB.
Una concentrazione di 100mg/ml, ha mostrato una straordinaria attività anti proliferante sulle cellule in questione dando spazio ad ulteriori indagini sulla ricerca e la relativa terapia del cancro al seno.
Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per la capacità dei composti naturali di servire come agenti chemio-preventivi nel trattamento del cancro al seno.

Nella maggior parte dei casi la progressione del cancro al seno avviene molto lentamente; si estende per un periodo di molti anni, con fasi molto distinte di iniziazione, promozione e progressione.
Nel 2010, quasi 1,5 milioni di persone è stata affetta da cancro al seno in tutto il mondo.
Nel 2011, si stima che 230.480 nuovi casi di cancro al seno siano stati diagnosticati tra le donne negli Stati Uniti secondo l’American Cancer Society.
Come risultato della sua lunga latenza, anche un piccolo ritardo nella carcinogenesi può ritardare l’insorgenza della malattia e migliorare la qualità della vita.

È stato riferito che meno del 10% dei casi di cancro al seno sono ereditati, il che suggerisce che una combinazione di genetica, ambiente e scelte di stile di vita può contribuire ad avviare lo sviluppo della malattia. Diversi studi migratori hanno dimostrato un legame tra agenti alimentari naturali e una minore incidenza complessiva di cancro.
In generale, l’incidenza del cancro è significativamente più bassa nei paesi in cui le persone effettuano diete a basso contenuto di grassi e vegetali.

Questo ha portato gli sperimentatori a suggerire che il ruolo della dieta è un fattore importante nel contribuire all’incidenza del cancro in tutto il mondo.
La letalità del cancro al seno deriva da diversi fattori, tra cui l’elevato stress ossidativo delle cellule tumorali che porta alla de regolazione di più percorsi di malattia cellulare, compresi quelli responsabili della regolazione della proliferazione cellulare e iniziazione dell’apoptosi.

A causa della sua alta incidenza, lunga latenza e collegamento con la dieta e stile di vita, la prevenzione risulta esser il mezzo più efficace per prevenire la malattia.
Recentemente abbiamo analizzato il comportamento del Citozym quando regolarmente somministrato prima delle fasi di iniziazione del cancro del relativo melanoma
Lo studio ha confermato gli effetti anti proliferanti del Citozym contro le cellule tumorali del seno umano.
Si evince chiaramente che questo integratore alimentare, con proprietà antiossidanti, potrebbe svolgere un ruolo importante nella prevenzione del cancro al seno.

Ricerca tumore al seno2023-05-17T10:24:39+02:00

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia

2023-05-17T10:25:35+02:00

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia

PUBBLICAZIONE: ATTIVITA’ ANTIPROLIFERATIVA SU CELLULE DI TUMORE DEL SENO

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia2023-05-17T10:25:35+02:00

Ricerca Citoethyl

2023-05-17T10:26:10+02:00

Ricerca Citoethyl

PUBBLICAZIONE CITOETHYL

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Ricerca Citoethyl2023-05-17T10:26:10+02:00

Ricerca carcinoma epatico

2023-05-17T10:26:51+02:00

Ricerca carcinoma epatico

I processi ossidativi, legati alla presenza dei radicali liberi, sono coinvolti nella promozione e nello sviluppo del cancro.
La causa principale del meccanismo di stress ossidativo, sono i radicali liberi, cioè sostanze con elevata reattività chimica. Gli organismi viventi tendono a mantenere costante la concentrazione di questi agenti ossidanti, per poter garantire i normali processi biologici.

Lo stress ossidativo, danneggia le strutture della membrana cellulare, in particolare l’ATPasi sodio/potassio, detta pompa Na+/K+.
Si attua quindi, una depolarizzazione ed una sempre maggiore alterazione del meccanismo di trasporto attivo di questi due elettroliti, che hanno funzioni molto diverse, ma fondamentali nell’economia cellulare.

Il potassio, regolatore principale dei processi metabolici intracellulari, attraverso la reazione reversibile, dei gruppi amminici ed imminici di enzimi e proteine, in ambiente lievemente acido, e l’altro, il sodio, regolatore principale della riserva alcalina dell’organismo, a livello extracellulare, con la reazione reversibile dei gruppi carbossilici di enzimi e proteine in ambiente lievemente basico.
In tal modo, si verifica la modificazione dell’ambiente acido-base e delle reazioni di ossido-riduzione fra le molecole presenti nel citoplasma.

E’ noto, che la cellula neoplastica è carente di potassio e ricca di sodio, con uno sbilanciamento nel rapporto, che cresce all’aumentare della degenerazione cellulare. Inoltre, per dividersi attivamente la cellula neoplastica, brucia elevate quantità di glucosio. A causa del sinporto della pompa Na+/glucosio, si attua un rilevante trasporto di glucosio nel citoplasma, con una velocità che aumenta con la sempre maggiore alterazione della pompa stessa.

La pompa sodio/potassio
Questa pompa si comporta da “antiporto”, infatti, permette di trasportare contro gradiente di concentrazione tre ioni di Na+ verso l’ambiente extracellulare e due ioni di K+ verso l’ambiente intracellulare sfruttando l’energia derivante dall’idrolisi dell’adenosintrifosfato (ATP).
All’inizio del processo di trasporto tre ioni di Na+ vanno a legarsi ai siti specifici ad alta affinità della proteina veicolo rivolti verso l’interno della cellula.
Questo legame stimola la fosforilazione dipendente dall’ATP della pompa determinando un cambio conformazionale della proteina veicolo, la quale esporrà i siti di legame per gli ioni Na+ verso l’ambiente extracellulare, abbassando così la propria affinità per questi ioni cosicché essi vengano rilasciati al di fuori della cellula.
Contemporaneamente alla fuoriuscita degli ioni Na+, due ioni K+ vanno a legarsi ai siti specifici esposti verso l’ambiente extracellulare stimolando la defosforilazione della proteina, la quale tornerà al suo stato conformazionale di partenza e rilascerà questi ioni all’interno della cellula. Una volta completata l’operazione, la proteina sarà pronta a ripetere il ciclo.
Questo processo contribuisce ad evitare che vengano dissipati i gradienti ionici che stanno alla base della differenza di potenziale esistente tra ambiente intracellulare ed ambiente extracellulare, pari a circa -70 mV. Tale differenza è detta potenziale di membrana.

La pompa sodio/glucosio
Il simporto Na+-glucosio è un cotrasportatore (SGLT), presente nella membrana plasmatica, che permette l’introduzione nella cellula di una molecola di glucosio e di due ioni di sodio.
Il legame del sodio provoca una modificazione conformazionale che facilita il legame del glucosio e viceversa; poiché la concentrazione di Na+ è molto più alta nello spazio extracellulare che nel citoplasma a causa della pompa sodio-potassio, il trasportatore riesce quindi ad immagazzinare glucosio nella cellula contro il suo gradiente di concentrazione.

Danno cellulare da accumulo di glucosio
Questi processi di accumulo di glucosio, influenzano la respirazione cellulare, con riduzione della fosforilazione ossidativa ed aumento sostanziale della glicolisi anaerobia. Viene quindi incrementata anche la produzione di acido lattico, formato per riduzione dal piruvato.

Il piruvato è un inibitore dell’entrata in fase S della mitosi e la sua costante diminuzione nel citoplasma (per conversione in acido lattico), rimuove tale blocco sulla mitosi, spingendo la cellula verso una proliferazione incontrollata.

Warburg individuò infatti, come differenza fondamentale tra le cellule sane e quelle cancerose la velocità di flusso della glicolisi e spiegò così la probabile causa del cancro: “Il cancro, ancor più che per altre malattie, ha una serie illimitata di cause secondarie.

Ma, anche per il cancro, c’è una causa primaria. La prima causa del cancro è la sostituzione della respirazione dell’ossigeno nelle normali cellule del corpo con la fermentazione del glucosio in acido lattico.

Incrementare il potassio intracellulare di una cellula tumorale può indurre la corrispondente fuoriuscita di sodio e quindi riduzione del glucosio, dall’ambiente intracellulare. In questo modo si potrebbe ottenere una rapida diminuzione delle riserve nutritive della cellula tumorale, riducendo la glicolisi e reintroducendo un blocco potenziale sulla mitosi.

Dovrebbe, quindi essere possibile inibire il processo di proliferazione incontrollata[1]. Siamo convinti che i componenti del Citozym agiscano nel ridurre la fermentazione del glucosio, riducendo i livelli di acido lattico e l’apporto di glucosio alla cellula tumorale.

Lo studio futuro dei meccanismi alla base dell’azione potenzialmente antineoplastica del Citozym porteranno alla luce questo aspetto cruciale nel controllo del cancro. [1] Jansson B., Potassium, sodium, and cancer: a review J Environ Pathol Toxicol Oncol. 1996;15(2-4):65-73.

Modelli per l’oncologia sperimentale

Premessa
Il numero di animali usati nella ricerca è aumentato con l’avanzamento della ricerca e sviluppo nella tecnologia medica.
Ogni anno, milioni di animali da esperimento sono utilizzati in tutto il mondo.

Il dolore, l’angoscia e la morte degli animali durante gli esperimenti scientifici sono stati un fonte di discussione per lungo tempo.

Oltre questo importante problema di etica, sono stati evidenziati i punti deboli della sperimentazione animale, come ad esempio, la necessità di manodopera qualificata, i protocolli in termini di tempo e di costo elevato.

Diverse alternative alla sperimentazione animale, sono state proposte per superare gli inconvenienti connessi con l’uso di animali ed evitare le procedure non etiche. Diversi metodi e organismi alternativi, sono stati proposti per attuare questa strategia.

Questi metodi, sono stati giudicati scientificamente poco adatti, poiché forniscono dati non trasferibili direttamente all’uomo. Sempre più successo incontra l’organo coltura, per quanto le difficoltà di mantenimento e di trattamento dell’organo presenti ancora serie difficoltà.

Scopo della ricerca
Il fine del nostro progetto è quello di creare modelli in vitro di tessuto umano affetto da cancro, per mezzo della coltura di organi derivati da biopsie ottenute da pazienti con tale patologia.

Preliminarmente, abbiamo definito, in un modello animale, le condizioni di crescita per polmone e per fegato (risultati precedenti) e intendiamo estenderle all’intestino tenue, crasso, pancreas, polmone e fegato, dove viene conservata l’istologia del tessuto.

Nelle fasi precedenti del nostro studio, abbiamo sviluppato le condizioni ottimali per il trattamento, sia di organi sani e invasi da cellule tumorali. L’utilizzo di questi particolari condizioni, nel polmone e nel fegato, ha dato risultati interessanti, mostrando che il Citozym può rallentare la crescita cellulare.

La ricerca è in progresso e risultati che presentiamo in questo contesto, sul fegato di topo C57BL/6, hanno evidenziato che tale sperimentazione può essere applicata a organi umani.
La figura 1 mostra la netta riduzione della crescita di un carcinoma epatico, ove l’organo in coltura è stato trattato con soluzioni di perfusione contenenti Citozym (1:2 v/v).

Questi risultati indicano che la coltura d’organo, ha la potenzialità per essere usata come alternativa all’uso di animali, in quanto questa rappresenta un modello appropriato, molto simile al vivo rispetto alla coltura cellulare e altri approcci sperimentali.

Figura 1. Riduzione di carcinoma epatico indotto nel fegato di topo C56 con inoculo di cellule H22. dopo 56 giorni di trattamento con soluzione di Citozym (1:2 v/v) somministrato per perfusione. Oltre le 8 settimane di perfusione si osservano fenomeni di degenerazione cellulare con aumenti dei livelli di lattico deidrogenasi (LDH).

Animali
Topi maschi C57BL/6 sono stati ottenuti da Charles River (Sulzfeld, Germania).
I topi sono stati alloggiati con temperatura e umidità controllate e con ciclo di 12 h luce / buio.

Cibo e acqua ad libitum (Harlan Laboratories BV, Horst, Paesi Bassi). Gli animali sono stati acclimatati per almeno sette giorni prima dell’inizio dell’esperimento. Tutti gli esperimenti sono stati approvati dal comitato etico interessato (n. progetto CD23471N18). I protocolli sperimentali sono stati effettuati seguendo le linee guida proposte dal Consiglio Nazionale Italiano Ricerche (CNR), il MiUR e l’Istituto Superiore di Sanita` (ISS).

Sviluppo del tumore
a) Linea cellulare e reagenti

Cellule B16-F10 altamente metastatiche di melanoma murino sono state propagate in condizioni di coltura standard. Dulbecco Modified Eagle Medium (D-MEM), Roswell Park Memorial Institute medio (RPMI), Calf Serum fetale (FCS), e tutti gli altri mezzi di coltura sono stati ottenuti da Gibco (Grand Island, NY, USA). [14C] -methylamine (46,6 mCi / mmol) è stata fornita da Amersham International (Bucks, UK).

Il Matrigel (MG), l’acido etilendiamminotetraacetico (EDTA), la melanina sintetica e tutti i reagenti sono della Sigma Chemicals (St. Louis, MO, USA).

b) Tumori primari e metastasi epatiche sperimentali
La linea cellulare di melanoma murino B16-F10 è il modello comunemente utilizzato per sviluppare in vivo la formazione di tumori e metastasi in topi C57BL/6.
Questa linea cellulare singenica, sviluppa facilmente tumori primari, quando iniettata nel sottocute degli animali e grazie alla loro elevata invasività, sono in grado di indurre la formazione di metastasi nel fegato dopo iniezione nella milza. Sono state iniettate nella milza 105 cellule vitali, sospese in 0,1 ml di PBS sterile.

L’ analisi della frequenza di formazione di metastasi è stata condotta a 10, 15 e 20 giorni post-iniezione. c) Istologia Per l’esame istologico le biopsie epatiche sono state fissate in formalina al 10% per 48 ore, disidratate in etanolo ed incluse in paraffina. Sezioni di tessuto seriali sono state ottenute e valutate al QuantiMet al fine di valutare la crescita tumorale [2] [2] (Beninati et al. European Journal of Cancer, 2000).
Asportazione dell’organo

Gli animali sono stati anestetizzati con una miscela di isofluorano / O2. Il fegato è stato asportato e posto in ghiaccio, immerso in una soluzione isotonica di conservazione fino all’inizio della perfusione.

Perfusione dell’organo
Due tipi di liquidi di perfusione sono stati utilizzati.
Il PERF1 e il PERF2 che contiene KHCO3 Il PERF1 è stato utilizzato per i controlli in assenza di KHCO3.
Il sistema di perfusione è costituito da un circuito primario di perfusione del fegato e un circuito secondario di dialisi.

Questo permette di utilizzare una piccola quantità di soluzione nutritiva ossigenata per fornire un elevato supporto dal circuito primario, pur mantenendo il vantaggio di un grande serbatoio di nutrienti e di diluizione dei rifiuti attraverso il circuito secondario.

Il circuito primario contenente liquido di perfusione PERF1 o PERF2 (tamponato con KHCO3), ricircola al flusso di 0.2 mL/min, tramite una pompa peristaltica attraverso una camera di perfusione, un ossigenatore a membrana, uno scambiatore di calore, ed il gorgogliatore.

L’ossigenatore produce una miscela di 74% N2 / 21% O2 / 5% CO2 a pH costante.

Il flusso dei gas è di circa 0.5 mL/min/g di fegato. I volumi di perfusato e dializzato sono mantenuti costanti variando il flusso del dializzato attraverso il dializzatore nel circuito secondario.

La temperatura del fluido di perfusione è mantenuta a 37° C tramite un apparato a camicia d’acqua. Il liquido di perfusione (PERF1 o PERF2), a pH costante, è arricchito con una soluzione di Citozym (1:2 v/v) in William’s medium E (Sigma Chemical).

Questo è arricchito con penicillina (40.000 U/L)/ streptomicina (40.000 mg /L; (Gibco e Invitrogen, Carlsbad, CA, USA), L-Glutammina (0.292 g/L; Gibco), idrocortisone (10 mg/l Solu Cortef, Pfizer, New York, NY, USA), ed eparina (1000 U/L). Il volume totale del fluido di perfusione utilizzato per organo è di 55-60 ml. Tutti i controlli sono stati effettuati in assenza e presenza di Citozym (1:2 v/v) e gli elementi del liquido di perfusione non hanno mostrato alcun tipo di influenza sul trattamento con Citozym.

Controllo del danno epatico in seguito alla perfusione

L’eventuale perdite di lattico deidrogenasi (LDH) dall’organo al mezzo di perfusione durante il periodo di perfusione, è stata utilizzata come marcatore di danno cellulare. Il mezzo di perfusione, prima della dialisi è stato raccolto dopo ogni ciclo di perfusione e conservato a 4 ° C fino all’analisi.

Il test è stato eseguito utilizzando il Cyto Tox-ONE omogenea Membrane Integrity Kit Assay (Promega, Madison, USA). 50 ml di mezzo di perfusione sono stati miscelato con 50 ml di Citozym a temperatura di 36°C per ottenere una soluzione diluita 1:2 v/v. Aliquote del liquido di perfusione sono state raccolte dopo il trattamento e distribuite in 96 pozzetti. La reazione è stata fatta procedere per 10 minuti, dopo di che è stato aggiunto alla miscela un reattivo di arresto della reazione.

La fluorescenza dei campioni è stata letta a λec 590 nm ed λem 560 nm. Il contenuto iniziale di LDH dell’organo è stato utilizzato come valore di controllo e posto a 100. Per questo, tre biopsie epatiche sono state raccolte omogeneizzate e i campioni centrifugati a 16.100 x g per 2.5 min. In seguito, i supernatanti sono stati raccolti e processati. La Figura 3 mostra l’evidente riduzione del danno epatico quando viene utilizzato il fluido di perfusione PERF2 contenente KHCO3.

Figura3: riduzione del danno epatico (livelli di LDH) ottenuta con liquido di perfusione PERT2 contenente KHCO3

Risultati
a) Organo coltura del fegato di controllo in assenza o in presenza di KHCO3

L’organo di controllo, perfuso con PERF1 (Figura 4a) e non trattato con Citozym, ha evidenziato la presenza di cataboliti tossici a causa delle capacità detossificanti dell’organo, come precedentemente osservato nel sistema ad incubazione (relazione preliminare del 24/01/2015).

L’analisi biochimica del mezzo di perfusione prima della dialisi, ha evidenziato la sintesi di urea, ammoniaca, aldeidi e chetoni, che si riduce drasticamente in presenza nel liquido di perfusione PERF2, contenente KHCO3 (Figura 4b).

Figura 4a. Presenza di cataboliti epatici durante la perfusione epatica di controllo con fluido PERT1 .

Figura 4b. Presenza di cataboliti epatici durante la perfusione epatica di controllo con fluido PERT2 .

Riduzione delle metastasi epatiche E’ evidente dalla Figura 5 la marcata riduzione del volume medio delle metastasi epatiche dopo trattamento con PERF2 in presenza di Citozym 1:2 (v/v). I dati ottenuti con PERF1 in presenza di Citozym 1:2 (v/v) sono chiaramente ridotti, dalla presenza di metaboliti tossici e dalla degradazione dell’organo durante il periodo di perfusione.

Variazioni percentuali del volume medio delle metastasi epatiche ottenute con inoculo di cellule della linea tumorale B16-F16. Gli organi sono stati mantenuti in perfusione per 7 settimane in presenza di Citozym 1:2 (v/v). Un gruppo con liquido di perfusione PERF1, privo di KHCO3 e un gruppo con liquido di perfusione PERF2 contenente KHCO3.

Conclusioni
La ricerca di nuovi farmaci richiede la sperimentazione dell’efficacia e della tossicità sugli animali prima del test umano.
I modelli animali, hanno una limitata capacità di prevedere con precisione le risposte sull’uomo a xenobiotici e altri insulti chimici.

Pressioni sociali, si stanno anche concentrando sulla riduzione dell’uso di animali e quindi in ultima analisi, si chiede la sostituzione dei test sugli animali con modelli alternativi.

Tuttavia, una varietà di modelli in vitro, esplorati nell’ultimo decennio, non sono stati sufficientemente positivi, per poter sostituire i modelli animali. Nuove iniziative cercano di affrontare questo problema, finanziando lo sviluppo di modelli fisiologicamente rilevanti di organi umani. L’obiettivo finale è quello di coltivare una porzione di organo umano, sostituendo in tal modo la sperimentazione animale, nella scoperta e sviluppo di farmaci antineoplastici.

La parte preliminare del nostro lavoro, ha permesso di evidenziare la possibilità di poter incubare in coltura, organi di animali, mantenendoli grazie alla presenza di miscele di incubazione ricche di sostanze nutritive, per un periodo relativamente esteso, che permette di trattare neoplasie presenti nell’organo.

Ad estensione di questo progetto, abbiamo sperimentato la perfusione, in sostituzione dell’incubazione in mezzo di coltura, ottenendo dati interessanti e privi dell’influenza di prodotti di degradazione, che potrebbero rendere discutibili i dati ottenuti.

I risultati hanno evidenziato l’azione antiossidante del Citozym, che si esplica riducendo drasticamente le metastasi sperimentali, indotte con modelli classici di oncologia sperimentale.

Tutto ciò rende possibile, la futura estensione del nostro progetto, che è quella di coltivare e mantenere per perfusione organi di origine umana, invasi da neoplasie. Il fine di tale ricerca è evidenziare che il Citozym, possa essere utilizzato come adiuvante nella terapia antitumorale, permettendo di ridurre drasticamente i livelli dei farmaci, utilizzati per la chemioterapia.

Ricerca carcinoma epatico2023-05-17T10:26:51+02:00

Placche carotidee

2023-05-17T10:27:48+02:00

Placche carotidee

Ricerche Scientifiche:

La carotide decorre nel collo e si divide in carotide esterna, che vascolarizza la faccia, ed in carotide interna che porta sangue al cervello. La biforcazione è la sede più frequente di patologia, in particolare si accumulano materiali patologici come grasso (lipidi, colesterolo), calcio, cellule morte, che portano alla formazione delle placche con il conseguente progressivo restringimento dell’arteria (stenosi). Una stenosi a livello delle carotidi causa un apporto deficitario di sangue al cervello. Il rischio più importante della presenza delle placche carotidee è l’erosione della superficie della placca con frammentazione di particelle che vanno ad occludere arterie terminali del cervello; causando ischemie cerebrali e l’ictus. L’ictus può essere massivo e quindi letale; oppure marginale. Tutto dipende dall’entità delle aree cerebrali colpite. L’ictus reversibile è chiamato TIA, regredisce entro qualche ora. Questi eventi sono solitamente un campanello di allarme; se non correttamente interpretati e trattati possono portare ad un ictus permanente. I sintomi che si verificano più frequentemente sono: paralisi di un braccio o di una gamba, perdita improvvisa della vista, incapacità di parlare adeguatamente per qualche minuto. I fattori di rischio più comuni sono: il fumo, il diabete, l’ipertensione, l’obesità, l’ipercolesterolemia e l’età. Il trattamento può essere chirurgico (endoarterectomia) o medico (terapia antiaggregante). Studi multicentrici randomizzati hanno evidenziato che nei pazienti asintomatici il trattamento chirurgico è indicato quando la stenosi raggiunge il 70%, nei pazienti sintomatici il 50%.

Prima dell’intervento viene effettuato un mappaggio ecocolor doppler della biforcazione carotidea che permette di ridurre notevolmente l’estensione dell’incisione; ottenendo di conseguenza una accelerazione dei tempi di guarigione. Il trattamento chirurgico viene effettuato in anestesia generale e consiste nella rimozione completa della placca della carotide. E’ stato dimostrato che una percentuale che va dal 20-50% dei TIA è dovuto alla patologia carotidea. Mediante quindi l’esecuzione di un ecocolor doppler delle carotidi, esame veloce e non invasivo, è possibile diagnosticare perfettamente la presenza di una placca carotidea, la sua morfologia e la percentuale di stenosi. Se una persona fa parte quindi di una categoria a rischio, eseguire un ecocolor doppler ogni 12 mesi le può salvare la vita. Il principio attivo utilizzato da più lungo tempo nella terapia antipiastrinica per il trattamento dell’aterosclerosi è stato l’acido acetilsalicilico. L’acido acetilsalicilico esercita i suoi effetti antipiastrinici acetilando la ciclossigenasi piastrinica, inibendo cioè irreversibilmente la formazione di trombossano nelle piastrine. Recentemente l’acido folico, le vitamina del gruppo B, la vitamina C e la D, sono state identificate come supplementi adatti per ridurre gli effetti negativi dell’omocisteina, la quale facilita la formazione di trombi nelle arterie e nelle vene. Sulla base di questi risultati e delle ricerche in vitro ed in vivo già effettuate in precedenza nei nostri laboratori con risultati ottimali sulla riduzione significativa del colesterolo e dei trigliceridi su animali trattati con Citozym, si propone alla Spett. Citozeatec un progetto che sarà quello di valutare l’azione della mix Citozym e Propulzym sulla possibile riduzione delle placche carotidee.

Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Internazionali:

Placche carotidee2023-05-17T10:27:48+02:00

Effetti protettivi di Citozym sull’ictus

2023-05-17T10:19:52+02:00

Effetti protettivi di Citozym sull’ictus

Scopo della ricerca.
L’ictus ischemico è una patologia cerebrovascolare distruttiva che in molti casi porta a morte.
Al momento non sono utilizzabili agenti protettivi efficaci. Esperimenti preliminari effettuati su neuroni isolati hanno mostrato che il Citozym, una miscela di antiossidanti commercializzata come integratore alimentare presenta un’azione neuro protettiva durante l’induzione del danno neuronale in ipossia (dati preliminari non pubblicati). Il fine della presente ricerca è stato quello di valutare l’effetto di tale integratore in su animali C57BL/6N per mezzo di un modello di ictus.

Metodo
I topi maschi C57BL/6N sono stati trattati con PBS i.v. come controllo e con Citozym i.v. a due concentrazioni (1:2 e 1:4 v.v.) 300 μl giornalmente per 14 giorni. Ai topi sia di controllo che trattati veniva occlusa per 2 ore l’arteria cerebrale mediana per mezzo di una metodica denominate MCAO (1). Gli stessi topi subivano dopo la rimozione dell’occlusione una riperfusione per 22 ore.
I topi venivano sacrificati e immediatamente dopo si valutava il danno neurologico. Il cervello veniva prelevato al fine di valutare le dimensioni della zona infartuata e sezionato in fettine. Al fine di valutare il danno alla barriera emato-encefalica dovuto al MCAO, si adottava il colorante Evans blue (EB)(2).

Risultati
Il pretrattamento con Citozym alla concentrazione 1:2 ha ridotto significativamente il deficit neurologico conseguente al MCAO con una evidente riduzione della zona infartuata e del rigonfiamento degli emisferi. La estravasione di EB risultava ridotta nei topi trattati rispetto ai controlli dimostrando un ridotto danno alla EB.

Effetti protettivi di Citozym sull’ictus2023-05-17T10:19:52+02:00

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica

2023-05-17T10:20:21+02:00

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica

Laboratorio di Citologia, Istologia & Oncologia Sperimentale
Relazione esperimenti preliminari del progetto

“Effetti dei componenti del Texidrofolico della Soc. Citozeatec di Peschiera Borromeo, sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica”
Responsabili scientifici: Prof. Simone Beninati, Dott. F. Antonelli.

Introduzione
Abbiamo focalizzato il nostro studio sulla ricerca del potenziale effetto sinergico, derivante dalla azione dei diversi costituenti del Citozym, i quali agiscono, non su un singolo bersaglio ma, su diversi target e cooperano in un percorso agonista-sinergico per provocare una potente attività farmacologica.

Il concetto di target include enzimi, substrati, proteine e metaboliti, recettori, canali ionici, proteine di trasporto, DNA / RNA, ribosomi, anticorpi monoclonali, meccanismi fisico-chimici e cascate di segnali (1).
Il vantaggio di questa molteplicità di costituenti attivi e delle loro azioni complementari, conferisce al Citozym un’azione delicata, profonda e duratura, rispetto ad un farmaco derivato dalla sintesi chimica, che generalmente consiste in un singolo principio attivo, che avrà un’azione unica, focalizzata e incisiva.

Alcuni componenti del Citozym non hanno effetti farmacologici, ma migliorano la biodisponibilità di altri composti attivi, consentendo così ai composti attivi di essere molto più efficaci in confronto all’azione che manifesterebbero da soli. Questi costituenti, che lavorano in sinergia con altre molecole inattive, sono chiamati “co-effettori“.

Il ruolo di alcuni di questi co-effettori può, ad esempio, aumentare la solubilità in acqua, di altri costituenti attivi, oppure aiutare il loro passaggio attraverso le membrane cellulari a livello della parete intestinale, facilitando così la loro diffusione nel sangue. Altri co-effettori possono anche avere un ruolo protettivo, nei confronti dell’azione metabolica degli enzimi coinvolti durante il percorso delle sostanze attive nel corpo, prima che raggiungano il loro sito di azione. Quindi le sostanze attive (enzimi) non possono essere degradate e manterranno tutta la loro attività.
Grazie alla moltitudine di costituenti, il corollario di effetti sinergici coniugati e variabili, la polivalenza di attività complementari, l’efficacia a basse dosi e l’azione concertata e armoniosa di altri costituenti che li accompagnano, il Citozym agirà in modo dolce, profondo e duraturo e potrebbe avere un’azione regolatoria in aggiunta alla propria azione sintomatica.

Imming P, Sinning C, Meyer A. Drugs, their targets and the nature and number of drug targets. Nat Rev Drug Discov 2006 5(10):821-34.

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica2023-05-17T10:20:21+02:00

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico

2023-05-17T10:20:56+02:00

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico

PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE DEL CITOZYM SULLA RIGENERAZIONE DEGLI ASSONI DEL NERVO SCIATICO

Il nervo sciatico.
Il nervo ischiatico anche detto sciatico è un nervo che origina dal plesso sacrale ed è formato da fibre provenienti da tutti i nervi del plesso L4, L5, S1, S2, S3. È il nervo più voluminoso del plesso ed è considerato il suo ramo terminale. È formato da due contingenti di fibre che decorrono separate all’interno di esso e alla fine si dividono nei due rami terminali. L’innervazione motoria è quella dei muscoli della porzione posteriore della coscia e parte del grande adduttore e tutti i muscoli della gamba e del piede. La componente sensitiva innerva la cute posteriore e antero-laterale della gamba.
Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro, infatti il nervo esce dalla cavità pelvica passando attraverso il grande forame ischiatico, al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli. Superata la natica il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune.

Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro, infatti il nervo esce dalla cavità pelvica passando attraverso il grande forame ischiatico, al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli. Superata la natica il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune.[…]

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico2023-05-17T10:20:56+02:00

Carcinoma epatico – organocoltura

2023-05-17T10:21:32+02:00

Carcinoma epatico – organocoltura

MODELLO EPATICO DI ORGANO COLTURA

1 – INTRODUZIONE
I modelli di espianto d’organo offrono diversi vantaggi, rilevanti per gli studi dei meccanismi fisiopatologici, come danno cellulare, la secrezione, la differenziazione e lo sviluppo di neoplasie. Organi o piccoli espianti possono essere rimossi in vivo e mantenuti in coltura per lunghi periodi, se particolare attenzione è rivolta alla composizione dei mezzi di coltura, la selezione del substrato, e l’atmosfera di incubazione.

Nei tessuti umani, ottenuti da autopsia o da intervento chirurgico, ulteriore attenzione deve essere rivolta all’intervallo post-mortem, la temperatura, l’idratazione e la causa della morte. Attualmente stiamo utilizzando nel nostro laboratorio, colture di espianto d’organo, invaso da tumori maligni, per stabilire la possibilità dell’azione diretta di agenti antineoplastici, in un ambiente cellulare, caratterizzato da vari tipi di cellule e tessuti, all’interno di un organo.

Ci proponiamo, in particolare, di studiare l’azione antineoplastica in vivo, di un integratore alimentare, il Citozym, prodotto dalla CITOZEATEC, S.r.l. (Peschiera Borromeo, Milano), del quale in pubblicazioni precedenti abbiamo evidenziato l’attività antineoplastica in vitro [1]. Il fine è di evitare la degradazione operata dall’ambiente gastrico, usando come bersaglio, direttamente l’organo colpito dal tumore. Tale sperimentazione dovrebbe fornire nuove evidenze, sull’alta efficienza della somministrazione dell’agente direttamente in circolo, che quindi dovrebbe risultare molto più attiva della usuale somministrazione orale. Ovviamente queste prove sperimentali saranno preziose per proporre un trial clinico futuro.

La parte preliminare di questo progetto, che presentiamo, è stata eseguita su due biopsie epatiche, ottenute dall’ ablazione chirurgica di un carcinoma epatocellulare, di stadio III C (T3-N1-M0 – AJCC), in pazienti rispettivamente di anni 67 e 74.
Sulla base di una nostra precedente sperimentazione, effettuata su espianti epatici di topi C57BL/6 [2], il mezzo di coltura dell’espianto utilizzato è stato arricchito con una concentrazione finale di Citozym del 10 e del 15% .

2. Risultati Preliminari

2.1 preparazione degli espianti d’organo
L’espianto d’organo, prelevato e stato istologicamente definito come invaso da carcinoma epatocellulare di stadio III C. lavato con soluzione salina (PBS 2%) e posto in coltura in presenza di ossigenazione continua. E’ stato valutato il volume della massa tumorale principale, ignorando i noduli più piccoli.
Si evidenzia che la fase successiva della sperimentazione, in corso di lavorazione, si centrerà su organi interi, prelevati immediatamente post- mortem, che verranno mantenuti vitali con perfusione attraverso la vena porta.

2.2 Coltura di espiantid’organo.
I mezzi di coltura utilizzati sono stati preliminarmente preparati in accordo con i dati ottenuti in un precedente lavoro in corso di stampa [2]. In Figura 1, un espianto epatico invaso da epatocarcinoma, è evidente la massa tumorale che appare immersa nel parenchima epatico.

2.3 valutazione della dimensione della massa tumorale e del danno cellulare
La prima fase del protocollo sperimentale compendia la valutazione iniziale della massa tumorale, espressa come volume parziale su volume totale della biopsia. Tale procedura è effettuata misurando con appositi specilli il diametro della massa tumorale, che appare sferoidale (figura 1). Tale misura è quindi rapportata al volume totale della biopsia. I valori sono espressi in percentuale di invasione. La Figura 2, indica le variazioni percentuali del volume della massa tumorale in relazione al trattamento di coltura in presenza del 10% di Citozym. La concentrazione del 15% è risultata citotossica con livelli di LDH rilasciata superiori del 45%. E’ stato possibile ridurre la massa tumorale del 37.5% ed estendere i tempi di coltura a 15 giorni, con valori di LDH inferiori del 20%, sulla base delle esperienze precedenti riportate sulla pubblicazione in corso di stampa [2].

Figura 2.

Riduzione percentuale della massa tumorale durante i 15 giorni di trattamento dell’espianto di fegato con il 10% di Citozym nel mezzo di coltura. Valutazione del danno cellulare conseguente all’incubazione dell’espianto valutato tramite i livelli di LDH rilasciato nel mezzo.
Questo risultato è stato possibile grazie alla composizione del terreno di coltura degli espianti e l’ossigenazione continua della coltura [2].

3. Parte successiva del programma sperimentale
Attualmente procediamo con la perfusione di organi interi, prelevati post-mortem su 4 pazienti portatori di carcinoma epatocellulare di stadio IV C. I sistemi di perfusione adottati sono indicati nella figura 3.
La soluzione di trattamento ha una concentrazione in Citozym del 15% (1). Preliminare al trattamento è la pre-perfusione con soluzione fisiologica, eparina, HEPES e antibiotici. Tale metodica permette di mantenere vitale l’organo per periodi sufficienti per poter valutare eventuali riduzione di volume dei noduli tumorali.

Figura 3.
Diagramma schematico raffigurante le diverse e più frequentemente utilizzati metodi di perfusione-trattamento, per il tessuto epatico. A: Perfusione e trattamento a gravità-mediata, utilizzando la pressione dell’acqua a 12 cm: (1) buffer di pre- perfusione; (2) soluzione di trattamento; (3) Sistema di tri-valvola, che facilita la commutazione tra le due soluzioni; e (4) incannulamento della vena porta; B: Pompa di perfusione a un flusso di 1 ml / g tessuto epatico: (1) buffer di pre-perfusione; (2) soluzione trattamento; (3) Sistema di tri-valvola; (4) pompa peristaltica a basso flusso; e (5) incannulamento della vena porta.

4. Conclusioni.
Mantenere vitali organi invasi da neoplasie, prelevati post-mortem, permette di poter studiare i parametri correlati con la potenziale attività antineoplastica di un agente, in condizioni molto simili a quelle che si riscontrano nell’organismo umano.
La perfusione con soluzioni nutritive, mima entro certi limiti, la perfusione ematica, apportando tutti i nutrienti necessari per mantenere vitale il tessuto e irrorare la massa tumorale.
La metodica da noi utilizzata nella sperimentazione, può dimostrare in maniera inequivocabile, l’attività antitumorale della miscela di componenti che caratterizza il Citozym, superando i limiti, il più delle volte contestati, della coltura tumorale in vitro o l’uso di animali, indubbiamente lontani dal modello umano.
I risultati preliminari, che presentiamo dimostrano, come la coltura di un espianto epatico invaso da un carcinoma epatocellulare, ha permesso di evidenziare l’attività antiproliferativa di una soluzione di Citozym, a bassa concentrazione, sulla massa tumorale.

In conclusione, si può affermare che il modello proposto permette di ottenere risultati sicuramente più attendibili che potranno essere molto utili per lo studio dei meccanismi molecolari, alla base dell’attività antineoplastica del Citozym.

Carcinoma epatico – organocoltura2023-05-17T10:21:32+02:00

Antiossidanti e riduzione del colesterolo

2023-05-17T10:22:13+02:00

Antiossidanti e riduzione del colesterolo

L’azione del Citozym è risultata essere fortemente antiossidante con una notevole riduzione delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), con un alto incremento degli enzimi antiossidanti endogeni in riferimento agli enzimi catalasi (CAT), superossidodismutasi (SOD), e Glutatione (GSH).

A fronte di questi risultati si può ipotizzare che gli effetti sull’ossidazione del colesterolo, in particolare delle LDL a livello endoteliale, possa essere ostacolato dall’attività del prodotto in concentrazioni ottimali, poiché la formazione della placca ateromasica è dovuta in buona parte all’ossidazione delle LDL nell’intima delle arterie.

Uno studio appropriato, in vivo, potrà permettere di valutare l’entità dell’effetto protettivo dal colesterolo a livello dell’intima delle arterie e di conoscere i risultati della prevenzione prodotta dalla somministrazione del Citozym.

In Italia, secondo i dati raccolti tra il 1998 e il 2002 dal Progetto Cuore, che misura i fattori di rischio cardiovascolare in campioni di popolazione adulta (uomini e donne di età compresa fra 35 e 74 anni), il 21% degli uomini e il 23% delle donne è ipercolesterolemico (ha cioè il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl, oppure è sotto trattamento specifico), mentre il 37% degli uomini e il 34% delle donne è in una condizione definita borderline (colesterolemia totale compresa fra 200 e 239 mg/dl).

Nella popolazione anziana (uomini e donne di età compresa fra 65 e 74 anni), il 24% degli uomini e il 39% delle donne sono ipercolesterolemici; il 36% degli uomini e il 38% delle donne è borderline.

Oltre agli anziani, le donne in menopausa (età media 62 anni) costituiscono una classe particolarmente a rischio di ipercolesterolemia: in Italia, il 36% delle donne in menopausa ha il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl, oppure è sotto trattamento farmacologico specifico, mentre il 38% è in una condizione borderline.

Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, nel nostro Paese, considerando tutti gli uomini ipercolesterolemici, solo il 13% è trattato in modo adeguato (cioè a dire che sotto trattamento, la colesterolemia totale è inferiore a 240 mg/dl), mentre il 5% in modo non adeguato ( sotto trattamento, il valore della colesterolemia totale rimane superiore a 240 mg/dl). Il restante 81% dichiara di non essere sottoposto ad alcun trattamento farmacologico.

Tra le donne ipercolesterolemiche, il 9% è trattato in modo adeguato, il 6% in modo non adeguato e l’85% dichiara di non essere sottoposto ad alcun trattamento farmacologico.
Infine in Italia, il 25% degli uomini e il 35% delle donne dichiara di avere almeno un familiare che soffre di ipercolesterolemia.

Sulla base dei dati 2009 del sistema di sorveglianza “Passi” che rileva, tramite intervista telefonica, informazioni da campioni di popolazione tra 18 e 69 anni, al 79% della popolazione la colesterolemia è stata misurata almeno una volta nella vita e la percentuale di coloro a cui è stata fatta una diagnosi di ipercolesterolemia è pari al 24%.

Le differenze interregionali sono statisticamente significative, sia per la misurazione della colesterolemia almeno una volta nella vita (si va dal 67% della Basilicata all’89% del Molise), sia per la diagnosi riferita di ipercolesterolemia (si va dal 16% della Campania al 29% delle Asl della Calabria).

Il 29% degli ipercolesterolemici dichiara di essere in trattamento farmacologico.
In conclusione la presenza sul mercato di un prodotto atto a prevenire e ad abbassare i valori della colesterolemia, senza effetti citotossici, incontrerebbe un ampia richiesta da parte del pubblico.

Antiossidanti e riduzione del colesterolo2023-05-17T10:22:13+02:00
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