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Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica

2023-05-17T10:20:21+02:00

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica

Laboratorio di Citologia, Istologia & Oncologia Sperimentale
Relazione esperimenti preliminari del progetto

“Effetti dei componenti del Texidrofolico della Soc. Citozeatec di Peschiera Borromeo, sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica”
Responsabili scientifici: Prof. Simone Beninati, Dott. F. Antonelli.

Introduzione
Abbiamo focalizzato il nostro studio sulla ricerca del potenziale effetto sinergico, derivante dalla azione dei diversi costituenti del Citozym, i quali agiscono, non su un singolo bersaglio ma, su diversi target e cooperano in un percorso agonista-sinergico per provocare una potente attività farmacologica.

Il concetto di target include enzimi, substrati, proteine e metaboliti, recettori, canali ionici, proteine di trasporto, DNA / RNA, ribosomi, anticorpi monoclonali, meccanismi fisico-chimici e cascate di segnali (1).
Il vantaggio di questa molteplicità di costituenti attivi e delle loro azioni complementari, conferisce al Citozym un’azione delicata, profonda e duratura, rispetto ad un farmaco derivato dalla sintesi chimica, che generalmente consiste in un singolo principio attivo, che avrà un’azione unica, focalizzata e incisiva.

Alcuni componenti del Citozym non hanno effetti farmacologici, ma migliorano la biodisponibilità di altri composti attivi, consentendo così ai composti attivi di essere molto più efficaci in confronto all’azione che manifesterebbero da soli. Questi costituenti, che lavorano in sinergia con altre molecole inattive, sono chiamati “co-effettori“.

Il ruolo di alcuni di questi co-effettori può, ad esempio, aumentare la solubilità in acqua, di altri costituenti attivi, oppure aiutare il loro passaggio attraverso le membrane cellulari a livello della parete intestinale, facilitando così la loro diffusione nel sangue. Altri co-effettori possono anche avere un ruolo protettivo, nei confronti dell’azione metabolica degli enzimi coinvolti durante il percorso delle sostanze attive nel corpo, prima che raggiungano il loro sito di azione. Quindi le sostanze attive (enzimi) non possono essere degradate e manterranno tutta la loro attività.
Grazie alla moltitudine di costituenti, il corollario di effetti sinergici coniugati e variabili, la polivalenza di attività complementari, l’efficacia a basse dosi e l’azione concertata e armoniosa di altri costituenti che li accompagnano, il Citozym agirà in modo dolce, profondo e duraturo e potrebbe avere un’azione regolatoria in aggiunta alla propria azione sintomatica.

Imming P, Sinning C, Meyer A. Drugs, their targets and the nature and number of drug targets. Nat Rev Drug Discov 2006 5(10):821-34.

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica2023-05-17T10:20:21+02:00

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico

2023-05-17T10:20:56+02:00

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico

PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE DEL CITOZYM SULLA RIGENERAZIONE DEGLI ASSONI DEL NERVO SCIATICO

Il nervo sciatico.
Il nervo ischiatico anche detto sciatico è un nervo che origina dal plesso sacrale ed è formato da fibre provenienti da tutti i nervi del plesso L4, L5, S1, S2, S3. È il nervo più voluminoso del plesso ed è considerato il suo ramo terminale. È formato da due contingenti di fibre che decorrono separate all’interno di esso e alla fine si dividono nei due rami terminali. L’innervazione motoria è quella dei muscoli della porzione posteriore della coscia e parte del grande adduttore e tutti i muscoli della gamba e del piede. La componente sensitiva innerva la cute posteriore e antero-laterale della gamba.
Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro, infatti il nervo esce dalla cavità pelvica passando attraverso il grande forame ischiatico, al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli. Superata la natica il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune.

Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro, infatti il nervo esce dalla cavità pelvica passando attraverso il grande forame ischiatico, al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli. Superata la natica il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune.[…]

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico2023-05-17T10:20:56+02:00

Carcinoma epatico – organocoltura

2023-05-17T10:21:32+02:00

Carcinoma epatico – organocoltura

MODELLO EPATICO DI ORGANO COLTURA

1 – INTRODUZIONE
I modelli di espianto d’organo offrono diversi vantaggi, rilevanti per gli studi dei meccanismi fisiopatologici, come danno cellulare, la secrezione, la differenziazione e lo sviluppo di neoplasie. Organi o piccoli espianti possono essere rimossi in vivo e mantenuti in coltura per lunghi periodi, se particolare attenzione è rivolta alla composizione dei mezzi di coltura, la selezione del substrato, e l’atmosfera di incubazione.

Nei tessuti umani, ottenuti da autopsia o da intervento chirurgico, ulteriore attenzione deve essere rivolta all’intervallo post-mortem, la temperatura, l’idratazione e la causa della morte. Attualmente stiamo utilizzando nel nostro laboratorio, colture di espianto d’organo, invaso da tumori maligni, per stabilire la possibilità dell’azione diretta di agenti antineoplastici, in un ambiente cellulare, caratterizzato da vari tipi di cellule e tessuti, all’interno di un organo.

Ci proponiamo, in particolare, di studiare l’azione antineoplastica in vivo, di un integratore alimentare, il Citozym, prodotto dalla CITOZEATEC, S.r.l. (Peschiera Borromeo, Milano), del quale in pubblicazioni precedenti abbiamo evidenziato l’attività antineoplastica in vitro [1]. Il fine è di evitare la degradazione operata dall’ambiente gastrico, usando come bersaglio, direttamente l’organo colpito dal tumore. Tale sperimentazione dovrebbe fornire nuove evidenze, sull’alta efficienza della somministrazione dell’agente direttamente in circolo, che quindi dovrebbe risultare molto più attiva della usuale somministrazione orale. Ovviamente queste prove sperimentali saranno preziose per proporre un trial clinico futuro.

La parte preliminare di questo progetto, che presentiamo, è stata eseguita su due biopsie epatiche, ottenute dall’ ablazione chirurgica di un carcinoma epatocellulare, di stadio III C (T3-N1-M0 – AJCC), in pazienti rispettivamente di anni 67 e 74.
Sulla base di una nostra precedente sperimentazione, effettuata su espianti epatici di topi C57BL/6 [2], il mezzo di coltura dell’espianto utilizzato è stato arricchito con una concentrazione finale di Citozym del 10 e del 15% .

2. Risultati Preliminari

2.1 preparazione degli espianti d’organo
L’espianto d’organo, prelevato e stato istologicamente definito come invaso da carcinoma epatocellulare di stadio III C. lavato con soluzione salina (PBS 2%) e posto in coltura in presenza di ossigenazione continua. E’ stato valutato il volume della massa tumorale principale, ignorando i noduli più piccoli.
Si evidenzia che la fase successiva della sperimentazione, in corso di lavorazione, si centrerà su organi interi, prelevati immediatamente post- mortem, che verranno mantenuti vitali con perfusione attraverso la vena porta.

2.2 Coltura di espiantid’organo.
I mezzi di coltura utilizzati sono stati preliminarmente preparati in accordo con i dati ottenuti in un precedente lavoro in corso di stampa [2]. In Figura 1, un espianto epatico invaso da epatocarcinoma, è evidente la massa tumorale che appare immersa nel parenchima epatico.

2.3 valutazione della dimensione della massa tumorale e del danno cellulare
La prima fase del protocollo sperimentale compendia la valutazione iniziale della massa tumorale, espressa come volume parziale su volume totale della biopsia. Tale procedura è effettuata misurando con appositi specilli il diametro della massa tumorale, che appare sferoidale (figura 1). Tale misura è quindi rapportata al volume totale della biopsia. I valori sono espressi in percentuale di invasione. La Figura 2, indica le variazioni percentuali del volume della massa tumorale in relazione al trattamento di coltura in presenza del 10% di Citozym. La concentrazione del 15% è risultata citotossica con livelli di LDH rilasciata superiori del 45%. E’ stato possibile ridurre la massa tumorale del 37.5% ed estendere i tempi di coltura a 15 giorni, con valori di LDH inferiori del 20%, sulla base delle esperienze precedenti riportate sulla pubblicazione in corso di stampa [2].

Figura 2.

Riduzione percentuale della massa tumorale durante i 15 giorni di trattamento dell’espianto di fegato con il 10% di Citozym nel mezzo di coltura. Valutazione del danno cellulare conseguente all’incubazione dell’espianto valutato tramite i livelli di LDH rilasciato nel mezzo.
Questo risultato è stato possibile grazie alla composizione del terreno di coltura degli espianti e l’ossigenazione continua della coltura [2].

3. Parte successiva del programma sperimentale
Attualmente procediamo con la perfusione di organi interi, prelevati post-mortem su 4 pazienti portatori di carcinoma epatocellulare di stadio IV C. I sistemi di perfusione adottati sono indicati nella figura 3.
La soluzione di trattamento ha una concentrazione in Citozym del 15% (1). Preliminare al trattamento è la pre-perfusione con soluzione fisiologica, eparina, HEPES e antibiotici. Tale metodica permette di mantenere vitale l’organo per periodi sufficienti per poter valutare eventuali riduzione di volume dei noduli tumorali.

Figura 3.
Diagramma schematico raffigurante le diverse e più frequentemente utilizzati metodi di perfusione-trattamento, per il tessuto epatico. A: Perfusione e trattamento a gravità-mediata, utilizzando la pressione dell’acqua a 12 cm: (1) buffer di pre- perfusione; (2) soluzione di trattamento; (3) Sistema di tri-valvola, che facilita la commutazione tra le due soluzioni; e (4) incannulamento della vena porta; B: Pompa di perfusione a un flusso di 1 ml / g tessuto epatico: (1) buffer di pre-perfusione; (2) soluzione trattamento; (3) Sistema di tri-valvola; (4) pompa peristaltica a basso flusso; e (5) incannulamento della vena porta.

4. Conclusioni.
Mantenere vitali organi invasi da neoplasie, prelevati post-mortem, permette di poter studiare i parametri correlati con la potenziale attività antineoplastica di un agente, in condizioni molto simili a quelle che si riscontrano nell’organismo umano.
La perfusione con soluzioni nutritive, mima entro certi limiti, la perfusione ematica, apportando tutti i nutrienti necessari per mantenere vitale il tessuto e irrorare la massa tumorale.
La metodica da noi utilizzata nella sperimentazione, può dimostrare in maniera inequivocabile, l’attività antitumorale della miscela di componenti che caratterizza il Citozym, superando i limiti, il più delle volte contestati, della coltura tumorale in vitro o l’uso di animali, indubbiamente lontani dal modello umano.
I risultati preliminari, che presentiamo dimostrano, come la coltura di un espianto epatico invaso da un carcinoma epatocellulare, ha permesso di evidenziare l’attività antiproliferativa di una soluzione di Citozym, a bassa concentrazione, sulla massa tumorale.

In conclusione, si può affermare che il modello proposto permette di ottenere risultati sicuramente più attendibili che potranno essere molto utili per lo studio dei meccanismi molecolari, alla base dell’attività antineoplastica del Citozym.

Carcinoma epatico – organocoltura2023-05-17T10:21:32+02:00

Antiossidanti e riduzione del colesterolo

2023-05-17T10:22:13+02:00

Antiossidanti e riduzione del colesterolo

L’azione del Citozym è risultata essere fortemente antiossidante con una notevole riduzione delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), con un alto incremento degli enzimi antiossidanti endogeni in riferimento agli enzimi catalasi (CAT), superossidodismutasi (SOD), e Glutatione (GSH).

A fronte di questi risultati si può ipotizzare che gli effetti sull’ossidazione del colesterolo, in particolare delle LDL a livello endoteliale, possa essere ostacolato dall’attività del prodotto in concentrazioni ottimali, poiché la formazione della placca ateromasica è dovuta in buona parte all’ossidazione delle LDL nell’intima delle arterie.

Uno studio appropriato, in vivo, potrà permettere di valutare l’entità dell’effetto protettivo dal colesterolo a livello dell’intima delle arterie e di conoscere i risultati della prevenzione prodotta dalla somministrazione del Citozym.

In Italia, secondo i dati raccolti tra il 1998 e il 2002 dal Progetto Cuore, che misura i fattori di rischio cardiovascolare in campioni di popolazione adulta (uomini e donne di età compresa fra 35 e 74 anni), il 21% degli uomini e il 23% delle donne è ipercolesterolemico (ha cioè il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl, oppure è sotto trattamento specifico), mentre il 37% degli uomini e il 34% delle donne è in una condizione definita borderline (colesterolemia totale compresa fra 200 e 239 mg/dl).

Nella popolazione anziana (uomini e donne di età compresa fra 65 e 74 anni), il 24% degli uomini e il 39% delle donne sono ipercolesterolemici; il 36% degli uomini e il 38% delle donne è borderline.

Oltre agli anziani, le donne in menopausa (età media 62 anni) costituiscono una classe particolarmente a rischio di ipercolesterolemia: in Italia, il 36% delle donne in menopausa ha il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl, oppure è sotto trattamento farmacologico specifico, mentre il 38% è in una condizione borderline.

Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, nel nostro Paese, considerando tutti gli uomini ipercolesterolemici, solo il 13% è trattato in modo adeguato (cioè a dire che sotto trattamento, la colesterolemia totale è inferiore a 240 mg/dl), mentre il 5% in modo non adeguato ( sotto trattamento, il valore della colesterolemia totale rimane superiore a 240 mg/dl). Il restante 81% dichiara di non essere sottoposto ad alcun trattamento farmacologico.

Tra le donne ipercolesterolemiche, il 9% è trattato in modo adeguato, il 6% in modo non adeguato e l’85% dichiara di non essere sottoposto ad alcun trattamento farmacologico.
Infine in Italia, il 25% degli uomini e il 35% delle donne dichiara di avere almeno un familiare che soffre di ipercolesterolemia.

Sulla base dei dati 2009 del sistema di sorveglianza “Passi” che rileva, tramite intervista telefonica, informazioni da campioni di popolazione tra 18 e 69 anni, al 79% della popolazione la colesterolemia è stata misurata almeno una volta nella vita e la percentuale di coloro a cui è stata fatta una diagnosi di ipercolesterolemia è pari al 24%.

Le differenze interregionali sono statisticamente significative, sia per la misurazione della colesterolemia almeno una volta nella vita (si va dal 67% della Basilicata all’89% del Molise), sia per la diagnosi riferita di ipercolesterolemia (si va dal 16% della Campania al 29% delle Asl della Calabria).

Il 29% degli ipercolesterolemici dichiara di essere in trattamento farmacologico.
In conclusione la presenza sul mercato di un prodotto atto a prevenire e ad abbassare i valori della colesterolemia, senza effetti citotossici, incontrerebbe un ampia richiesta da parte del pubblico.

Antiossidanti e riduzione del colesterolo2023-05-17T10:22:13+02:00

Stress ossidativo

2023-05-17T10:22:47+02:00

Stress ossidativo2023-05-17T10:22:47+02:00

Sclerosi multipla

2023-05-17T10:23:18+02:00

Sclerosi multipla

Ricerche Scientifiche:

Il cervello Umano presenta il più alto consumo energetico dell’intero organismo a dispetto delle scarse capacità di riserva necessarie per il mantenimento dei gradienti ionici extra ed intracellulari e quindi del potenziale di membrana neuronale. È sufficiente che la deprivazione energetica superi pochi minuti per determinare danni neuronali irreversibili, e conseguenti gravi disabilità. È noto che il danno delle cellule nervose indotto da ischemia è un processo che avviene per tappe progressive e che interessa le diverse aree cerebrali in modo differenziato. Tra queste, l’ippocampo appare particolarmente suscettibile all’insulto ischemico, in quanto è possibile osservare fenomeni selettivi di degenerazione cellulare a livello dell’area ippocampale CA1. Evidenze sperimentali precedenti dimostrano come il Citozym (CYZ) sia in grado di determinare su colture cellulari di fibroblasti un aumento dosedipendente dei livelli di SOD e CAT, con conseguente riduzione dei livelli di ROS. In tale contesto, abbiamo recentemente osservato come un potenziamento dell’attività della CAT si associ ad un effetto neuroprotettivo (Armogida et al., Int J Immunopathol Pharmacol. 2011 Jul;24(3):735-747). Inoltre è stato visto come l’infusione del CYZ a varie dosi fosse in grado di indurre un aumento dei livelli di ossigeno ematico ed un aumentato smaltimento del lattato (Prof. Simone Beninati, dati non pubblicati). Dunque, dal momento che il CYZ sembra essere coinvolto nel metabolismo energetico mitocondriale è possibile che il trattamento acuto e/o cronico con CYZ possa modificare in modo significativo le risposte neuronali sottoposte a deprivazione energetica. In questo contesto, abbiamo recentemente dimostrato un potenziale ruolo neuroprotettivo del Citozym (CYZ) su fettine di ippocampo in vitro. Infatti, utilizzando un approccio elettrofisiologico, abbiamo visto come la perfusione di CYZ (1g/L) fosse in grado di revertire l’abbattimento della trasmissione sinaptica indotta dall’esposizione a periodi prolungati di ischemia. Da questi studi ci proponiamo di approfondire i meccanismi cellulari e molecolari alla base degli effetti neuroprotettivi di questo integratore. In particolare, verranno impiegate tecniche elettrofisiologiche, morfologiche e biochimiche al fine di chiarire se l’utilizzo del CYZ riduca sia il danno ipossico-ischemico che la sofferenza neuronale indotta da alterazioni del metabolismo mitocondriale. A tale scopo, utilizzeremo sia modelli sperimentali di ischemia in vitro che in vivo. La conoscenza dettagliata dei meccanismi che sono alla base dell’effetto neuroprotettivo del CYZ rappresenta un prerequisito fondamentale per poter proporre un suo impiego a scopo preventivo nei pazienti maggiormente a rischio di ischemia cerebrale. In allegato pdf degli esperimenti preliminari. Tali dati dimostrano un’efficacia neuroprotettiva del Citozym su fettine ippocampali di ratto sottoposte ad un insulto ischemico. Come si evidenzia un’esposizione prolungata (14min) di ischemia comporta una perdita irreversibile della trasmissione sinaptica glutamatergica. Se invece pretrattano le fettine con Citozym tale depressione sinaptica risulta essere solo transiente, conferendo dunque una importante neuroprotezione alle fettine ippocampali. Questi dati preliminari sono la base di inizio per ulteriori approfondimenti ed aprono scenari interessanti su potenziali applicazioni nell’ambito delle malattie degenerative come nell’alzheimer, nell’ischemia cerebrale, e cardiovascolare ed in special modo sulla loro prevenzione.

Effetto neuroprotettivo del Cytozim (1g/L) applicato in perfusione su fettine ippocampali

Ricerche Scientifiche:

La Sclerosi Multipla è una malattia che colpisce la sostanza bianca del sistema nervoso centrale, cervello e midollo spinale. Si chiama: Sclerosi, perché si formano delle cicatrici nelle zone danneggiate; Multipla, perché il processo colpisce il SNC in parti diverse e in tempi successivi. Viene anche chiamata Malattia Demielinizzante, Sclerosi a Placche,o Nevrassite. Le lesioni infiammatorie demielinizzanti, sono localizzate a livello delle guaine mieliniche che come dei manicotti rivestono i nervi. La mielina oltre ad un ruolo protettivo permette all’impulso nervoso di viaggiare velocemente lungo il nervo, garantendo quindi una perfetta conduzione dello stimolo nervoso. In questa malattia la perdita di mielina (demielinizzazione) porta ad un rallentamento dell’impulso nervoso e quindi alla comparsa di numerosi sintomi neurologici. La SLA è una grave malattia degenerativa che colpisce i motoneuroni le cellule nervose del cervello e del midollo spinale che controllano il movimento muscolare. Si chiama Sclerosi, perché si formano delle zone di indurimento, cicatrizzazione; Laterale, perché le lesioni sono localizzate nei fasci che decorrono nei cordoni laterali del midollo spinale; Amiotrofica , perché le lesioni provocano un assottigliamento, un dimagrimento dei muscoli. Viene anche chiamata Malattia di Charcot, Malattia di Lou Gehrig o malattia dei Motoneuroni. Esistono due gruppi di motoneuroni: il I motoneurone (motoneurone centrale o corticale) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale dal cervello al midollo spinale, il II motoneurone (motoneurone periferico o spinale) si trova nel midollo spinale e trasporta il segnale in periferia ai muscoli. Nella SLA sono colpiti sia il I che il II motoneurone. Man mano che i motoneuroni muoiono si assiste ad una lenta e progressiva perdita di forza muscolare che può portare fino alla paralisi. Più motoneuroni muoiono più il muscolo innervato diventa debole e sottile. Da tempo è noto che le specie reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) possono avere un doppio significato nella fisiopatologia umana: maligno o benigno. La sovrapproduzione di ROS/RNS causa stress ossidativo, o nitrosativo, al quale consegue l’alterazione delle strutture cellulari, incluse le membrane, i lipidi, le proteine e il DNA. In contrapposizione, a basse concentrazioni di ROS/RNS corrisponde un ruolo fisiologico nella regolazione delle risposte cellulari, innanzitutto attraverso una modulazione delle vie di trasduzione del segnale. Inoltre non è risolta la questione se la formazione di ROS/RNS sia sempre una causa primaria o, a volte, solo una conseguenza del danno tissutale. Il sistema nervoso centrale è particolarmente vulnerabile nei confronti dei processi ossidativi a causa delle elevate quantità di ossigeno richieste dal metabolismo neuronale, dell’elevato contenuto di acidi grassi insaturi, facilmente aggredibili dalla perossidazione, nei fosfolipidi delle membrane cellulari e mieliniche, e della presenza, specie in alcune regioni dell’encefalo, di depositi significativi di metalli redox-attivi come il ferro o il rame. Gli F2-isoprostani sono dei markers che individuano lo stress ossidativo. Fanno parte della famiglia degli eicosanoidi, ormoni locali derivanti dal metabolismo degli acidi grassi poliinsaturi della famiglia Omega-3 e Omega-6. Gli F2-isoprostani vengono prodotti dall’ossidazione radicalica dei fosfolipidi circolanti e presenti nelle membrane cellulari. Poiché la produzione di un eicosanoide influisce sull’azione e sulla produzione di quasi tutti gli altri ormoni, gli F2-isoprostani hanno funzioni essenziali per la regolazione delle attività e delle funzioni cellulari. In presenza di patologie neurologiche come la sclerosi multipla, essi risultano concentrati nel plasma e nel liquido cerebrospinale in quantità maggiori. Soprattutto nella SM recidivante remittente, i livelli rilevati aumentano man mano che la patologia avanza. Anche se ancora non è stato chiarito come viene provocato nella sclerosi multipla (SM) il danno neuro-assonale, è ormai assodato il ruolo sostanziale dei meccanismi ossidativi.

Dettagli dello Studio:
Tre gruppi di topi del ceppo C57BL/6 sono stati utilizzati per la sperimentazione. Ogni gruppo è stato allevato in gabbie separate e controllato giornalmente.

Gruppo A: 10 animali di controllo con induzione della EAE trattati con saccarosio diluito in acqua al 50% 2 volte al giorno per 63 giorni.
Gruppo B: 20 animali con induzione di EAE trattati 2 volte al giorno per 63 giorni oralmente con Citozym diluito in acqua al 25% (1:4).
Gruppo C: 20 animali trattati con induzione di EAE trattati 2 volte al giorno per 63 giorni oralmente con Citozym diluito in acqua al 50% (1:2 v/v).

Ricerche Scientifiche:

Risultati dello Studio:
È risultato evidente che il trattamento con Citozym alle più alte concentrazioni ha ridotto drasticamente i segni neurologici dei topi e risulta evidente la riduzione dei livelli di F2-isoprostani sia nel plasma che nel fluido cefalorachidiano degli animali trattati con Citozym alle due concentrazioni utilizzate.

Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Internazionali:

Sclerosi multipla2023-05-17T10:23:18+02:00

Rigenerazione nervosa

2023-05-17T10:24:04+02:00

Rigenerazione nervosa

Stress Ossidativo e Rigenerazione nervosa

I traumi al midollo spinale hanno l’attenzione della ricerca medica da anni, ma finora i trattamenti sviluppati hanno avuto scarso successo.

Al momento della lesione del midollo spinale si scatena una serie di eventi che diffonde nel sito di lesione e coinvolge differenti tipi di cellule.
Gli assoni sono danneggiati, gli oligodendrociti, le cellule nervose del SNC che formano lo strato mielinico intorno agli assoni, cominciano anch’essi a morire.

L’assone così esposto all’esterno degenera, la connessione tra i neuroni è quindi interrotta e il flusso d’informazioni tra il cervello e il midollo spinale risulta bloccato.

Rigenerazione assonale
La rigenerazione assonale nel midollo spinale adulto è estremamente limitata a causa di numerosi fattori che sono sia intrinseci che estrinseci al neurone.[…]

Rigenerazione nervosa2023-05-17T10:24:04+02:00

Ricerca tumore al seno

2023-05-17T10:24:39+02:00

Ricerca tumore al seno

Attività anti proliferativa di un integratore alimentare sulle linee cellulari di adenocarcinoma al seno umano positivo e negativo

Università del Molise
Campobasso, Italia Dipartimento di Biologia
Università di Tor Vergata, Roma, Italia IURS
Santa Rita, Roma, Italia
Università dell’Amicizia Russa, Mosca

Il Citozym, integratore alimentare, è stato testato per attività anti proliferante contro il recettore estrogeno (ER) -positivo MCF-7 e (ER)-negativo BT-20 su cellule cancerogene al seno, eseguendo due esperimenti indipendenti utilizzando il saggio SRB.
Una concentrazione di 100mg/ml, ha mostrato una straordinaria attività anti proliferante sulle cellule in questione dando spazio ad ulteriori indagini sulla ricerca e la relativa terapia del cancro al seno.
Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per la capacità dei composti naturali di servire come agenti chemio-preventivi nel trattamento del cancro al seno.

Nella maggior parte dei casi la progressione del cancro al seno avviene molto lentamente; si estende per un periodo di molti anni, con fasi molto distinte di iniziazione, promozione e progressione.
Nel 2010, quasi 1,5 milioni di persone è stata affetta da cancro al seno in tutto il mondo.
Nel 2011, si stima che 230.480 nuovi casi di cancro al seno siano stati diagnosticati tra le donne negli Stati Uniti secondo l’American Cancer Society.
Come risultato della sua lunga latenza, anche un piccolo ritardo nella carcinogenesi può ritardare l’insorgenza della malattia e migliorare la qualità della vita.

È stato riferito che meno del 10% dei casi di cancro al seno sono ereditati, il che suggerisce che una combinazione di genetica, ambiente e scelte di stile di vita può contribuire ad avviare lo sviluppo della malattia. Diversi studi migratori hanno dimostrato un legame tra agenti alimentari naturali e una minore incidenza complessiva di cancro.
In generale, l’incidenza del cancro è significativamente più bassa nei paesi in cui le persone effettuano diete a basso contenuto di grassi e vegetali.

Questo ha portato gli sperimentatori a suggerire che il ruolo della dieta è un fattore importante nel contribuire all’incidenza del cancro in tutto il mondo.
La letalità del cancro al seno deriva da diversi fattori, tra cui l’elevato stress ossidativo delle cellule tumorali che porta alla de regolazione di più percorsi di malattia cellulare, compresi quelli responsabili della regolazione della proliferazione cellulare e iniziazione dell’apoptosi.

A causa della sua alta incidenza, lunga latenza e collegamento con la dieta e stile di vita, la prevenzione risulta esser il mezzo più efficace per prevenire la malattia.
Recentemente abbiamo analizzato il comportamento del Citozym quando regolarmente somministrato prima delle fasi di iniziazione del cancro del relativo melanoma
Lo studio ha confermato gli effetti anti proliferanti del Citozym contro le cellule tumorali del seno umano.
Si evince chiaramente che questo integratore alimentare, con proprietà antiossidanti, potrebbe svolgere un ruolo importante nella prevenzione del cancro al seno.

Ricerca tumore al seno2023-05-17T10:24:39+02:00

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia

2023-05-17T10:25:35+02:00

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia

PUBBLICAZIONE: ATTIVITA’ ANTIPROLIFERATIVA SU CELLULE DI TUMORE DEL SENO

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Ricerca mammella – ginecologia e ostetricia2023-05-17T10:25:35+02:00

Ricerca Citoethyl

2023-05-17T10:26:10+02:00

Ricerca Citoethyl

PUBBLICAZIONE CITOETHYL

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Ricerca Citoethyl2023-05-17T10:26:10+02:00
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