Pasquale Ferorelli
FERORELLI: UNA FAMIGLIA CHE HA RADICI ANTICHE
Antica famiglia, di origine milanese: Ottone Ferorelli, Capitano di Porta Orientale (sec. XII), in conseguenza di lotte fra le fazioni cittadine, si rifugiò a Cremia, sul lago di Como, fra Rezzonico e Musso, ove nella chiesa parrocchiale possedeva una cappella di gius-patronato. La famiglia fu riconosciuta nobile, con Sovrana Risoluzione del 25 novembre 1816, a favore dell’ Avvocato Giorgio e dei suoi cugini Avvocato Ignazio e sacerdoti Don Luigi e Don Giovanni. Trasferitasi da tempo in territorio pugliese, la famiglia ha legato il suo nome a due storici personaggi che, ad un secolo di distanza l’uno dall’altro, si distinsero in ambiti diversi dell’attività umana: Nicola e Pasquale Ferorelli, entrambi nati a Bitetto. Nicola Ferorelli, Laureato in Lettere moderne, passò alla storia per la sua intensa attività di archivista e per la fervida attività di ricerca relativa alla condizione e alle vicende degli ebrei nell’Italia meridionale nel Medioevo e nell’età moderna. Pasquale Ferorelli, pronipote di Nicola (Link: vedi Nicola Ferorelli nella Enciclopedia Treccani), ingegnere chimico, vede ai nostri giorni finalmente realizzato, dopo infiniti sacrifici e ostacoli, il sogno di aver posto le basi di una nuova scienza, fondamento di ogni Disciplina medica, l’Enzimologia biodinamica.
L’interesse per gli enzimi di Pasquale Ferorelli risale all’infanzia, quando iniziò a sentirne parlare presso l’azienda agricola di famiglia, che dall’uva produceva mosto, trasformato a sua volta da enzimi specifici per numerosi nuovi prodotti di interesse delle aziende d’oltralpe. Un interesse che lo portò ad approfondire l’importanza degli enzimi come catalizzatori e modulatori delle reazioni biochimiche specifiche per tutti gli esseri viventi.
Illuminato dalla lettura di Rudolf Steiner e dalla sua “Biodinamica”, Ferorelli estese il significato di questo termine dal contesto filosofico a quello delle scienze biomediche, partendo dall’acquisizione che la vita è fenomeno unitario, dai vegetali agli animali, e che la chiave di lettura è negli enzimi, infaticabili “operai” delle cellule che non si lasciano ingannare dalle decine di migliaia di sostanze “inventate” dall’umanità, estranee alla Natura.
La sua intuizione è riassumibile nel concetto che interagire con gli enzimi è possibile utilizzando l’unico linguaggio ad essi comprensibile: quello dei substrati “informati”, ottenuti attraverso biotecnologie complesse che hanno portato alla realizzazione di preparati definiti “biodinamici”, utilizzati sia in Agricoltura che in Medicina complementare umana e veterinaria.
Può sembrare strano che dall’Ingegneria chimica venga una svolta di questa portata ma non è così: le “memorie” conformazionali degli enzimi e la modulazione delle energie di attivazione degli stessi, sono certamente concetti complessi. Se consideriamo il ciclo del gliossilato ed il ciclo di Krebs vie biochimiche appartenenti a due tipologie cellulari completamente differenti, di fatto gli stessi hanno entrambi un’affinità metabolica.
Pertanto, l’energia dal sole fluisce verso tutti gli organismi viventi, le piante utilizzano gli enzimi specifici per convertire energia radiante e sintetizzano molecole chimiche nei legami covalenti organici per gli animali; è quindi il sole la sorgente primaria per entrambi i sistemi.