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Sclerosi multipla

2023-02-09T10:30:32+01:00

Sclerosi multipla

Ricerche Scientifiche:

Il cervello Umano presenta il più alto consumo energetico dell’intero organismo a dispetto delle scarse capacità di riserva necessarie per il mantenimento dei gradienti ionici extra ed intracellulari e quindi del potenziale di membrana neuronale. È sufficiente che la deprivazione energetica superi pochi minuti per determinare danni neuronali irreversibili, e conseguenti gravi disabilità. È noto che il danno delle cellule nervose indotto da ischemia è un processo che avviene per tappe progressive e che interessa le diverse aree cerebrali in modo differenziato. Tra queste, l’ippocampo appare particolarmente suscettibile all’insulto ischemico, in quanto è possibile osservare fenomeni selettivi di degenerazione cellulare a livello dell’area ippocampale CA1. Evidenze sperimentali precedenti dimostrano come il Citozym (CYZ) sia in grado di determinare su colture cellulari di fibroblasti un aumento dosedipendente dei livelli di SOD e CAT, con conseguente riduzione dei livelli di ROS. In tale contesto, abbiamo recentemente osservato come un potenziamento dell’attività della CAT si associ ad un effetto neuroprotettivo (Armogida et al., Int J Immunopathol Pharmacol. 2011 Jul;24(3):735-747). Inoltre è stato visto come l’infusione del CYZ a varie dosi fosse in grado di indurre un aumento dei livelli di ossigeno ematico ed un aumentato smaltimento del lattato (Prof. Simone Beninati, dati non pubblicati). Dunque, dal momento che il CYZ sembra essere coinvolto nel metabolismo energetico mitocondriale è possibile che il trattamento acuto e/o cronico con CYZ possa modificare in modo significativo le risposte neuronali sottoposte a deprivazione energetica. In questo contesto, abbiamo recentemente dimostrato un potenziale ruolo neuroprotettivo del Citozym (CYZ) su fettine di ippocampo in vitro. Infatti, utilizzando un approccio elettrofisiologico, abbiamo visto come la perfusione di CYZ (1g/L) fosse in grado di revertire l’abbattimento della trasmissione sinaptica indotta dall’esposizione a periodi prolungati di ischemia. Da questi studi ci proponiamo di approfondire i meccanismi cellulari e molecolari alla base degli effetti neuroprotettivi di questo integratore. In particolare, verranno impiegate tecniche elettrofisiologiche, morfologiche e biochimiche al fine di chiarire se l’utilizzo del CYZ riduca sia il danno ipossico-ischemico che la sofferenza neuronale indotta da alterazioni del metabolismo mitocondriale. A tale scopo, utilizzeremo sia modelli sperimentali di ischemia in vitro che in vivo. La conoscenza dettagliata dei meccanismi che sono alla base dell’effetto neuroprotettivo del CYZ rappresenta un prerequisito fondamentale per poter proporre un suo impiego a scopo preventivo nei pazienti maggiormente a rischio di ischemia cerebrale. In allegato pdf degli esperimenti preliminari. Tali dati dimostrano un’efficacia neuroprotettiva del Citozym su fettine ippocampali di ratto sottoposte ad un insulto ischemico. Come si evidenzia un’esposizione prolungata (14min) di ischemia comporta una perdita irreversibile della trasmissione sinaptica glutamatergica. Se invece pretrattano le fettine con Citozym tale depressione sinaptica risulta essere solo transiente, conferendo dunque una importante neuroprotezione alle fettine ippocampali. Questi dati preliminari sono la base di inizio per ulteriori approfondimenti ed aprono scenari interessanti su potenziali applicazioni nell’ambito delle malattie degenerative come nell’alzheimer, nell’ischemia cerebrale, e cardiovascolare ed in special modo sulla loro prevenzione.

Effetto neuroprotettivo del Cytozim (1g/L) applicato in perfusione su fettine ippocampali

Ricerche Scientifiche:

La Sclerosi Multipla è una malattia che colpisce la sostanza bianca del sistema nervoso centrale, cervello e midollo spinale. Si chiama: Sclerosi, perché si formano delle cicatrici nelle zone danneggiate; Multipla, perché il processo colpisce il SNC in parti diverse e in tempi successivi. Viene anche chiamata Malattia Demielinizzante, Sclerosi a Placche,o Nevrassite. Le lesioni infiammatorie demielinizzanti, sono localizzate a livello delle guaine mieliniche che come dei manicotti rivestono i nervi. La mielina oltre ad un ruolo protettivo permette all’impulso nervoso di viaggiare velocemente lungo il nervo, garantendo quindi una perfetta conduzione dello stimolo nervoso. In questa malattia la perdita di mielina (demielinizzazione) porta ad un rallentamento dell’impulso nervoso e quindi alla comparsa di numerosi sintomi neurologici. La SLA è una grave malattia degenerativa che colpisce i motoneuroni le cellule nervose del cervello e del midollo spinale che controllano il movimento muscolare. Si chiama Sclerosi, perché si formano delle zone di indurimento, cicatrizzazione; Laterale, perché le lesioni sono localizzate nei fasci che decorrono nei cordoni laterali del midollo spinale; Amiotrofica , perché le lesioni provocano un assottigliamento, un dimagrimento dei muscoli. Viene anche chiamata Malattia di Charcot, Malattia di Lou Gehrig o malattia dei Motoneuroni. Esistono due gruppi di motoneuroni: il I motoneurone (motoneurone centrale o corticale) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale dal cervello al midollo spinale, il II motoneurone (motoneurone periferico o spinale) si trova nel midollo spinale e trasporta il segnale in periferia ai muscoli. Nella SLA sono colpiti sia il I che il II motoneurone. Man mano che i motoneuroni muoiono si assiste ad una lenta e progressiva perdita di forza muscolare che può portare fino alla paralisi. Più motoneuroni muoiono più il muscolo innervato diventa debole e sottile. Da tempo è noto che le specie reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) possono avere un doppio significato nella fisiopatologia umana: maligno o benigno. La sovrapproduzione di ROS/RNS causa stress ossidativo, o nitrosativo, al quale consegue l’alterazione delle strutture cellulari, incluse le membrane, i lipidi, le proteine e il DNA. In contrapposizione, a basse concentrazioni di ROS/RNS corrisponde un ruolo fisiologico nella regolazione delle risposte cellulari, innanzitutto attraverso una modulazione delle vie di trasduzione del segnale. Inoltre non è risolta la questione se la formazione di ROS/RNS sia sempre una causa primaria o, a volte, solo una conseguenza del danno tissutale. Il sistema nervoso centrale è particolarmente vulnerabile nei confronti dei processi ossidativi a causa delle elevate quantità di ossigeno richieste dal metabolismo neuronale, dell’elevato contenuto di acidi grassi insaturi, facilmente aggredibili dalla perossidazione, nei fosfolipidi delle membrane cellulari e mieliniche, e della presenza, specie in alcune regioni dell’encefalo, di depositi significativi di metalli redox-attivi come il ferro o il rame. Gli F2-isoprostani sono dei markers che individuano lo stress ossidativo. Fanno parte della famiglia degli eicosanoidi, ormoni locali derivanti dal metabolismo degli acidi grassi poliinsaturi della famiglia Omega-3 e Omega-6. Gli F2-isoprostani vengono prodotti dall’ossidazione radicalica dei fosfolipidi circolanti e presenti nelle membrane cellulari. Poiché la produzione di un eicosanoide influisce sull’azione e sulla produzione di quasi tutti gli altri ormoni, gli F2-isoprostani hanno funzioni essenziali per la regolazione delle attività e delle funzioni cellulari. In presenza di patologie neurologiche come la sclerosi multipla, essi risultano concentrati nel plasma e nel liquido cerebrospinale in quantità maggiori. Soprattutto nella SM recidivante remittente, i livelli rilevati aumentano man mano che la patologia avanza. Anche se ancora non è stato chiarito come viene provocato nella sclerosi multipla (SM) il danno neuro-assonale, è ormai assodato il ruolo sostanziale dei meccanismi ossidativi.

Dettagli dello Studio:
Tre gruppi di topi del ceppo C57BL/6 sono stati utilizzati per la sperimentazione. Ogni gruppo è stato allevato in gabbie separate e controllato giornalmente.

Gruppo A: 10 animali di controllo con induzione della EAE trattati con saccarosio diluito in acqua al 50% 2 volte al giorno per 63 giorni.
Gruppo B: 20 animali con induzione di EAE trattati 2 volte al giorno per 63 giorni oralmente con Citozym diluito in acqua al 25% (1:4).
Gruppo C: 20 animali trattati con induzione di EAE trattati 2 volte al giorno per 63 giorni oralmente con Citozym diluito in acqua al 50% (1:2 v/v).

Ricerche Scientifiche:

Risultati dello Studio:
È risultato evidente che il trattamento con Citozym alle più alte concentrazioni ha ridotto drasticamente i segni neurologici dei topi e risulta evidente la riduzione dei livelli di F2-isoprostani sia nel plasma che nel fluido cefalorachidiano degli animali trattati con Citozym alle due concentrazioni utilizzate.

Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Internazionali:

Sclerosi multipla2023-02-09T10:30:32+01:00

Steatosi epatica e steatoepatite non alcolica

2023-02-10T11:55:55+01:00

Steatosi epatica e steatoepatite non alcolica

PUBBLICAZIONE CITOZEATEC: STEATOSI EPATICA

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Documenti collegati:
PUBBLICAZIONE STEATOSI EPATICA

Steatosi epatica e steatoepatite non alcolica2023-02-10T11:55:55+01:00

Stenosi carotidee

2023-02-10T11:55:46+01:00

Stenosi carotidee

PUBBLICAZIONE CITOZEATEC: Riduzione Placche della Carotide

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Documenti collegati:
RELAZIONE PLACCHE CAROTIDEE

Stenosi carotidee2023-02-10T11:55:46+01:00

Stress ossidativo

2023-02-09T10:04:41+01:00

Stress ossidativo

Stress Ossidativo e Rigenerazione nervosa

Dalla ricerca condotta dal Prof. Vittorio Colizzi, Università Tor Vergata Roma, importante riduzione delle sostanze reattive dell’ossigeno (ROS) e incremento degli enzimi endogeni

Stress ossidativo2023-02-09T10:04:41+01:00

Tumore alla mammella

2023-02-10T11:55:21+01:00

Tumore alla mammella2023-02-10T11:55:21+01:00

Le molecole della vita

2023-02-10T12:04:04+01:00

Le molecole della vita

Laboratorio di Citologia, Istologia & Oncologia Sperimentale
Relazione esperimenti preliminari del progetto
Link della pubblicazione
“Effetti dei componenti del Citozym della Soc. Citozeatec di Peschiera Borromeo,
sulla crescita cellulare normale e neoplastica”
Responsabili scientifici: Prof. Simone Beninati, Dott. F. Antonelli

Introduzione
Abbiamo focalizzato il nostro studio sulla ricerca del potenziale effetto sinergico, derivante dalla azione dei diversi costituenti del Citozym, i quali agiscono, non su un singolo bersaglio ma, su diversi target e cooperano in un percorso agonista-sinergico per provocare una potente attività farmacologica.

Il concetto di target include enzimi, substrati, proteine e metaboliti, recettori, canali ionici, proteine di trasporto, DNA / RNA, ribosomi, anticorpi monoclonali, meccanismi fisico-chimici e cascate di segnali (1).

Il vantaggio di questa molteplicità di costituenti attivi e delle loro azioni complementari, conferisce al Citozym un’azione delicata, profonda e duratura, rispetto ad un farmaco derivato dalla sintesi chimica, che generalmente consiste in un singolo principio attivo, che avrà un’azione unica, focalizzata e incisiva.
Alcuni componenti del Citozym non hanno effetti farmacologici, ma migliorano la biodisponibilità di altri composti attivi, consentendo così ai composti attivi di essere molto più efficaci in confronto all’azione che manifesterebbero da soli. Questi costituenti, che lavorano in sinergia con altre molecole inattive, sono chiamati “co-effettori”.

Il ruolo di alcuni di questi co-effettori può, ad esempio, aumentare la solubilità in acqua, di altri costituenti attivi, oppure aiutare il loro passaggio attraverso le membrane cellulari a livello della parete intestinale, facilitando così la loro diffusione nel sangue. Altri co-effettori possono anche avere un ruolo protettivo, nei confronti dell’azione metabolica degli enzimi coinvolti durante il percorso delle sostanze attive nel corpo, prima che raggiungano il loro sito di azione. Quindi le sostanze attive (enzimi) non possono essere degradate e manterranno tutta la loro attività.

Grazie allamoltitudine di costituenti, il corollario di effetti sinergici coniugati e variabili, la polivalenza di attività complementari, l’efficacia a basse dosi e l’azione concertata e armoniosa di altri costituenti che li accompagnano, il Citozym agirà in modo dolce, profondo e duraturo e potrebbe avere un’azione regolatoria in aggiunta alla propria azione sintomatica.

Le molecole della vita2023-02-10T12:04:04+01:00

6-8 marzo 2020, Vienna – comunicato stampa: congresso internazionale di medicina oncologica (iGMEDT)

2023-02-09T15:39:25+01:00

6-8 Marzo 2020, Vienna – comunicato stampa: congresso internazionale di medicina oncologica (iGMEDT)

Dopo straordinari successi internazionali nell’utilizzo delle Terapie Complementari Enzimatiche (TCE), Citozeatec è stata invitata al Congresso Internazionale di Medicina Oncologica (iGMEDT) tenutosi a Vienna dal 6 all’8 Marzo 2020. Un calendario fitto di eventi dove estimati ricercatori e medici afferenti agli istituti universitari ed ospedalieri di tutto il mondo si sono alternati per approfondire ed aggiornarsi relativamente alle nuove conoscenze nel campo della medicina ed oncologia molecolare, tenendo anche fino a tarda sera workshops finalizzati a migliorare le pratiche laboratoriali. Durante il convegno sono stati chiariti i concetti alla base della TCE e presentati i casi clinici affrontati da Citozeatec e dal suo staff medico come ad esempio casi di infezioni da Corona Virus risolti positivamente grazie all’utilizzo dei prodotti Citozeatec. Durante il congresso è stato possibile sottoporre all’attenzione della platea gremita di ricercatori un caso di un paziente positivo al COVID-19 che presentava inizialmente brividi, mal di gola, tosse, congestione nasale, dolori articolari e muscolari, sonnolenza, nausea, febbre a 39,5°C e congiuntivite. Dopo 1 mese di terapia complementare enzimatica il paziente è guarito del tutto. Tale caso ha carpito l’attenzione della platea richiamando in sala ulteriori studiosi, curiosi di conoscere i meccanismi biochimici alla base della infettivologia. Il Prof. Köstler, direttore del dipartimento di oncologia ed ematologia al General Hospital di Vienna e direttore del convegno, ha chiesto di sottolineare i meccanismi che regolano l’attività virale per poter approfondire le tematiche relative alle infezioni da Corona Virus. Pertanto, è stato possibile esporre le teorie di Ferorelli che portano a pensare che i patogeni meno evoluti (presentanti amminoacidi virali destrorsi), per accrescersi scelgono gli organi più vulnerabili, quali ad esempio gli occhi poichè, presentano solamente enzimi lisosomiali (molecole levogire) e non essendo vascolarizzati, sono privi di difese immunitarie. Il vero dramma, spiega Ferorelli, è causato dagli enzimi di difesa dell’occhio, i quali iniziano a sintetizzare molecole destrorse per i patogeni provocando una vera e propria trasformazione dell’enzima cellulare. È come avere la guardia del corpo che passa con il nemico. Unica possibilità è di mettere a disposizione componenti energetiche, come i prodotti Citozeatec, nonché molecole levogire capaci di decomporre tutte le strutture destrogire dei patogeni determinando un collasso molecolare legato alla loro instabilità elettronica. Inoltre, sono stati affrontati ulteriori argomenti relativi al mondo della oncologia come il caso di una donna affetta da tumore alla mammella, necessariamente, agli occhi dei medici, operabile tramite mastectomia poiché la massa tumorale era evidente sia al tatto che alla vista. Sottoponendo la paziente a trattamento TCE intensivo, visto la drammaticità del caso, si sono osservati, a distanza di 6 mesi, miglioramenti in termini di regressione del tumore e delle metastasi epatiche e polmonari. Ad oggi, osservando la foto, che provoca stupore paragonandola al contesto di partenza, la paziente è salva da mastectomia e da progressione tumorale. Dopo gli ulteriori casi, risolti positivamente, medici, ricercatori e cultori della materia si sono avvicinati allo staff Citozeatec per ottenere maggiori informazioni riguardo i prodotti ed il loro meccanismo d’azione. A tal proposito è stata anche discussa l’ultima ricerca pubblicata su PubMed relativa all’utilizzo degli IAB in pazienti affetti da carcinoma polmonare al III° stadio. Si è osservato, dalla ricerca, come i prodotti Citozeatec miglioravano la sopravvivenza dei pazienti e riducevano la massa tumorale. Un contesto scientifico dove Citozeatec ha trovato terreno fertile per aiutare i professionisti del settore a migliorare le condizioni di salute dei pazienti sia in campo chirurgico che oncologico.

6-8 marzo 2020, Vienna – comunicato stampa: congresso internazionale di medicina oncologica (iGMEDT)2023-02-09T15:39:25+01:00

Infezioni virali ed enzimopatia 02

2023-02-10T11:59:27+01:00

Infezioni virali ed enzimopatia 02

I miei studi nell’ ambito degli amminoacidi proteici (biologici) ed enzimatici mi portano a pensare quanto segue:

I patogeni meno evoluti, per accrescere scelgono gli organi più vulnerabili, gli occhi non essendo vascolarizzati sono privi di difese immunitarie, le uniche difese degli occhi sono gli enzimi lisosomiali ecc.
I virus, batteri ecc. per completare il loro genoma scelgono gli occhi come terreno fertile.
Il vero dramma a mio avviso viene causato dalla rottura degli amminoacidi virali (destrorso) da parte degli enzimi di difesa lisosomiali che non avendo le tasche per digerire gli amminoacidi destrorso per la conformazione sinistrorso (levogiro) rimangono intrappolati con gli amminoacidi destrorsi.

Gli enzimi di difesa dell’occhio iniziano a sintetizzare molecole per i patogeni provocando una vera e propria trasformazione dell’enzima. E’ come avere la guardia del corpo che passa con il nemico.

Unica possibilità quindi è di mettere a disposizione componenti energetici (zuccheri energetici) sinistrorsi capaci di decomporre tutte le strutture destrorse dei patogeni.
Tutto ciò mi porta a comprendere come la malattia ha inizio dagli occhi, turbinati, polmoni ecc.
Le infezioni oculari come la congiuntivite, l’orzaiolo e le infiammazioni delle palpebre ecc. è la dimostrazione di quanto sopra.

Nella normalità sappiamo che i virus, per completare il loro ciclo vitale, utilizzano enzimi. Gli enzimi sono glicoproteine espresse in modo tipico sulla superficie dei virus, per es. influenzali, quindi necessari per la penetrazione del virus stesso all’interno delle vie respiratorie.

Di fondamentale importanza per molti microorganismi è l’adesione alle cellule per riuscire a penetrare e poter compiere all’interno della cellula ospite il proprio ciclo replicativo. Nel caso del Rabdovirus, virus dell’influenza, la caratteristica di questa classe di virus è di trascrivere 5 mRNA monocistronici del suo RNA genomico.

La replicazione virale può avvenire in maniera fedele oppure no, cioè può subire delle modificazioni (mutazioni). La loro capacità di mutare è la loro abilità nel sapersi adattare al contesto dell’organismo infettato, potendo cambiare in base alle necessità.
Questo determina la resistenza ai trattamenti e presidi terapeutici messi comunemente in atto (terapia antivirale, analgesica, antipiretica, antinfiammatoria e l’antibioticoterapia), con la conseguenza di effetti collaterali grazie al loro uso cronico e protratto nel tempo.

Da ricerche ed esperienze cliniche, possiamo concludere che l’utilizzo dei componenti enzimatici, cioè componenti (sinistrorsi) ottenuti dalla sintesi degli enzimi specifici con efficacia assoluta contro patogeni (sia sinistrorsi che destrorsi) i prodotti Citozeatec sono paragonabili ad una comune vite con possibilità di avvitarsi sia a destra che a sinistra, per il solo motivo che i patogeni per accrescere hanno bisogno di energia .

Come già detto i prodotti Citozeatec sono zuccheri levogiro (sinistrorso) non specifici per i patogeni capaci di decomporre gli amminoacidi dei virus ecc.
In ultima analisi quando veniamo al mondo ogni cellule è costituita da oltre cinquemila enzimi che nel tempo tendono a ridursi, motivo per il quale i bambini al di sotto dei 10 anni hanno una resistenza maggiore rispetto agli adulti verso i coronavirus. Tutto ciò è dimostrato come precedentemente descritto.In ambito oncologico, virologico, malattie neurodegenerative sono state effettuate numerose ricerche con Università di Roma Tor Vergata, del Molise, di Mosca, e di Bruxelles, tutte Pubblicate

CASO CLINICO

INFLUENZA DEL SIG, PAU BAU……..
IL 10-01-2020 tornando dalla RPC accusava tutti i sintomi dell’influenza:brividi, mal di gola ecc, inizia immediatamente la terapia convenzionale (Oseltamivir, Zanamivir e farmaci retroantivirali)

In data 24-01-2020 la situazione si aggrava, con dispnea tosse e debolezza.

Il 23-01-2020 mi rivolgo a medici Svizzeri e Inizio la terapia enzimatica, Citexivir, Probiotic P 450 della Citozeatec Italy

Sintomi:

Brividi, mal di gola, tosse, congestione nasale, catarro;
Dolori articolari e muscolari;
Mal di testa;
Senso di stanchezza e sonnolenza;
Mancanza di appetito;
Diarrea, nausea;
Febbre 39,5 C°;
congiuntivite; Presente

Risposta del trattamento Citozeatec
20-02-2020 Notevoli miglioramenti

Sintomi

Brividi: assenti
Mal di gola: assente
Tosse: assente
Congestione nasale: miglioramento
Catarro: assente
Rantoli: assente
Dolori articolari e muscolari: assente
Mal di testa: assente
Senso di stanchezza e sonnolenza: assente, vigile nelle funzioni
Mancanza di appetito;
alimentazione normale: colazione, pranzo e cena
Diarrea, nausea: assente
Febbre: mattino 36,5C° mezzogiorno 36C° sera 36,8C°
congiuntivite. assente

24.02.2020 Il medico Curante M.D.

Infezioni virali ed enzimopatia 022023-02-10T11:59:27+01:00

Virus e oncogeni

2023-02-10T12:30:18+01:00

Virus e oncogeni

INFEZIONI VIRALI ED ENZIMOPATIA

PREMESSA
tutte le proteine degli esseri viventi superiori, dalla primaria alla quaternaria, sono costituite da amminoacidi “L ” cioè amminoacidi levogiro. Gli amminoacidi “D” Si trovano nei parassiti: virus, batteri ecc., le difese immunitarie, gli enzimi costituiti da amminoacidi L non hanno le tasche per digerire gli amminoacidi dei parassiti.
Citozeatec utilizza enzimi con amminoacidi L che producono componenti “zuccherini” con strutture levogiro; tali zuccheri (veri trojan) vengono utilizzati dai virus patogeni ecc. e non essendo compatibili, per l’assenza degli enzimi “L” levogiro, si autodistruggono.

Sappiamo che i virus, per completare il loro ciclo vitale, utilizzano enzimi. Gli enzimi sono glicoproteine espresse in modo tipico sulla superficie dei virus, per es. influenzali, e necessarie per la penetrazione del virus stesso all’interno delle vie respiratorie. Di fondamentale importanza per molti microorganismi è l’adesione alle cellule per riuscire a penetrare e potere compiere all’interno della cellula ospite il proprio ciclo replicativo. Nel caso del virus dell’influenza, all’interno di quello che viene comunemente chiamato envelope del virus (rivestimento esterno membranoso, tipico dei virus animali, che ha generalmente origine dalla membrana nucleare o plasmatica della cellula ospite) sono contenuti gli enzimi emoagglutinina e neuraminidasi, per cui i virus si servono degli enzimi per il completamento del loro ciclo vitale. In questo caso parleremo di enzimi patogeni.
La replicazione virale può avvenire in maniera fedele oppure no, cioè può subire delle modificazioni (mutazioni). La loro capacità di mutare è la loro abilità nel sapersi adattare al contesto dell’organismo infettato, potendo cambiare in base alle necessità. Questo determina la resistenza ai trattamenti e presidi terapeutici messi comunemente in atto (terapia antivirale, analgesica, antipiretica, antiinfiammatoria e l’antibioticoterapia), con la conseguenza di effetti collaterali grazie al loro uso cronico e protratto nel tempo.
Invece, da ricerche ed esperienze cliniche possiamo concludere che l’utilizzo dei componenti enzimatici, cioè componenti (sinistròrso) ottenuti dalla sintesi degli enzimi specifici con efficacia assoluta contro patogeni (sinistròrso che destrorso) i prodotti della Citozeatec sono paragonabile ad una comune vite con possibilità di avvitarsi sia a destra che a sinistra. Quello che manca ai farmaci.
I componenti enzimatici quindi impediscono al virus di prendere il controllo della cellula bloccando la sintesi del genoma virale e la progressione del virus nei primi stadi della malattia, con miglioramenti della sintomatologia. Inoltre anche quando la malattia è già conclamata, i componenti sono comunque in grado di agire sui sintomi e sulle manifestazion del virus (es.influenzale).

Gli amminoacidi proteici sono delle molecole biologiche formate da un carbonio centrale che lega quattro sostituenti: un idrogeno, un gruppo carbossilico, un gruppo amminico e una catena laterale R che è la catena variabile. E’ proprio questa catena a determinare le differenze dei vari amminoacidi e quindi le proprietà chimiche e fisiche degli stessi.
Un primo gruppo di amminoacidi è dato dall’amminoacido avente R apolare, un esempio è l’alanina. Questi amminoacidi sono molto particolari perché all’interno delle proteine tendono a disporsi in modo tale da non venire a contatto con l’acqua e le loro catene laterali formano interazioni idrofobiche l’una con le altre, in modo da minimizzare il contatto con l’acqua. Sono inoltre gli amminoacidi che troviamo a livello delle proteine integrali di membrane, nella parte in cui la proteina deve attraversare il doppio strato fosfolipidico, che caratterizza la specificità delle membrane e quindi della cellula.
Un secondo gruppo di amminoacidi è dato dagli amminoacidi avente catena R aromatica, un esempio è la fenilalanina.
Questi amminoacidi vengono utilizzati in vari enzimi e quindi presenti in varie tasche enzimatiche per svolgere funzioni differenti.

Altra categoria:
Amminoacidi avente catena R polare, un esempio è la serina, avente un gruppo ossidrilico che dà la polarità all’amminoacido.
La serina è molto importante sia nelle proteine che negli enzimi perché rappresenta il sito prediletto per la fosforilazione della proteina. La fosforilazione o la defosforilazione di una proteina è molto importante nel processo di regolazione della proteina stessa. Amminoacidi con R carichi positivamente, un esempio è la lisina, questi amminoacidi si trovano nelle tasche enzimatiche di diversi enzimi e solitamente riescono a cedere protoni al substrato.
Grazie a questa cessione si altera la configurazione del substrato e la trasformazione del prodotto.
Infine vi sono amminoacidi con R carichi negativamente, un esempio è l’aspartato, qui il discorso è speculare rispetto ai carichi positivamente, anche amminoacidi come l’aspartato si trovano in diverse tasche enzimatiche e riescono a rimuovere proteine dal substrato, modificandolo e quindi facilitando la trasformazione in prodotto.
Guardando quindi il mondo degli amminoacidi possiamo distinguere gli amminoacidi naturali e non naturali detti anche sintetici che vengono utilizzati in vari settori come alimentare, chimico, farmaceutico ecc.
Nell’ambito dei naturali c’è da fare un’ulteriore distinzione tra i proteici ca. 20 che sono quelli ai fini biologici e i non proteici che sono maggiore di 500 a mio avviso siamo nell’ambito degli amminoacidi modificati geneticamente (OGM), gli esseri umani non dispongono enzimi per trasformare OGM.
Sempre nell’ ambito dei proteici poi ci sono gli essenziali e i non essenziali.
Va notato che gli amminoacidi sono delle vere molecole chirali perché c’è un carbonio centrale e quattro sostituenti intorno, in realtà questo vale per tutti gli amminoacidi proteici fatta eccezione per la glicina.
La glicina presenta nella catena R un atomo di idrogeno e quindi non abbiamo 4 sostituenti diversi ma 3 perché esiste già l’idrogeno alla terza posizione.
Questo ci fa capire che la glicina potrebbe essere l’anello debole della catena amminoacidica che, se alterata, subisce trasformazioni
tali da modificare lo stato fisico chimico della funzionalità, sia dell’enzima che della proteina e di conseguenza la trasformazione della genetica dell’essere vivente, animale o vegetale.
Questo ci deve far riflettere sull’utilizzo dei farmaci che potrebbero modificare profondamente l’esistenza di una cellula.
Gli amminoacidi naturali appartengono alla serie L (levogiro) piuttosto che alla serie D (destrogiro). La cosa fondamentale è che abbiano tutti la stessa configurazione perché così possono costruire proteine con una struttura ben definita. Infatti, basta un solo amminoacido D in un punto critico di una proteina perché questa assuma una conformazione errata e diventi inattiva.
In natura gli amminoacidi D si incontrano molto raramente. I batteri, per esempio, utilizzano D-alanina per costruire un breve tratto della loro parete cellulare chiamata paptidoglicano, ma non sintetizzano D-alanina in modo diretto, la ottengono isomerizzando la normale

L-alanina.

Nelle proteine sono presenti 20 diversi amminoacidi più alcuni amminoacidi speciali (selenocisteina e selenometionina) sintetizzati solo per realizzare alcuni enzimi anti radicali liberi.

LA BIOGENESI NEGLI ENZIMI
Confermata dai “mattoni” della vita scoperti nel meteorite
caduto il 28 Settembre 1969 a Murchison – Australia

Gli enzimi sono formati da amminoacidi, grazie al legame di questi amminoacidi il legame si chiama legame peptidico.

Nel legame peptidico il gruppo carbossilico di un amminoacido
ed il gruppo amminico di un altro amminoacido
(di formula generica NH2CHRCOOH),
si legano fra di loro con l’eliminazione di una molecola d’acqua,
la molecola che si viene a formare è un legame di tipo amminico,
in quanto il gruppo carbossilico dell’amminoacido perde il gruppo OH

e lega l’azoto (N), si è quindi formato un residuo carbossilico ma con una catena amminica.

Se si analizza la disposizione degli elettroni nel legame peptidico, si riscontra che il carbonio ha un doppio legame con l’ossigeno e quindi due doppietti e l’ossigeno libero. L’azoto (N) ha tre legami e un ulteriore doppietto, ha una configurazione elettronica con due elettroni nell’ orbitale “S” e tre elettroni nell’ orbitale “P”. Nulla vieta all’ azoto di ribaltare i suoi doppietti elettronici e quindi utilizzarli per legare il carbonio, costringendolo a sostituire il doppietto elettronico dell’ossigeno (O,). Il carbonio (C) non può formare cinque legami, se forma un doppio legame con l’azoto lo deve rompere necessariamente dall’ altra parte.
Si viene quindi a formare un intermedio di questo tipo:
l’azoto ha un doppio legame con il carbonio mentre l’ossigeno ha necessariamente un doppietto elettronico in esuberanza; l’azoto avrà quindi una parziale carica positiva e l’ossigeno una parziale carica negativa.
Possiamo quindi affermare che il legame peptidico è un legame in risonanza perchè nulla vieta all’ ossigeno di ribaltare il suo doppietto e quindi tornare al legame precedente.
A uno scienziato italiano spetta il merito di aver per primo iniziate le ricerche in tal campo. Fu infatti Lazzaro Spallanzani che nel 1765 mostrò brillantemente l’azione solvente del succo gastrico sulla carne. Per quanto egli avesse precisati alcuni particolari, non poté tuttavia valutare, a causa dei mezzi rudimentali di cui allora si disponeva e delle scarse cognizioni di chimica del tempo, la vasta portata della sua scoperta.

Meteorite caduto a Murchison

Un esemplare del meteorite esposto al
National Museum of Natural History di Washington

Si tratta di una delle meteoriti più studiate, poichè Contiene oltre 100 diversi amminoacidi, composti organici complessi che sono alla base della vita.

La domanda che sorge spontanea è: considerando che gli amminoacidi sono componenti proteici, e quindi biologici, come mai non si sono disintegrati alle temperature così elevate? E’ come ottenere il possibile dall’ impossibile; quando le condizioni lo permettono riprendono poi a funzionare per la vita di tutti gli esseri viventi (proteine,enzimi ecc.).
Se una proteina è mal ripiegata o se c’è un problema nel ripiegamento della proteina si possono instaurare delle condizioni patologiche anche molto gravi, un esempio è l’encefalopatia spongiforme bovina, comunemente conosciuta come mucca pazza, in cui una proteina un prione cioè una proteina in grado di determinare una patologia, assume un ripiegamento non corretto; questo ripiegamento non corretto induce anche altre proteine sane a ripiegarsi in maniera anomala. Questo ha un effetto dannoso sulle cellule neuronali che iniziano a morire determinando al esame istologico la comparsa di tanti spazi bianchi che danno al vetrino un aspetto a spugna, da cui spongiforme. Tutti quegli spazzi bianchi sono pezzi di tessuto che non ci sono più perché sono pezzi di tessuto che sono andato a morire, la mucca pazza porta ad una degenerazione neuronale progressiva.
L’ultimo grado dell’ organizzazione delle proteine è la struttura quaternaria, che è una struttura che non hanno tutte le proteine, ma soltanto alcune.
La struttura quaternaria si viene ad instaurare nel momento in cui più strutture tridimensionali terziarie interagiscono fra di loro per determinare una sorta di super struttura:
il classico esempio è l’emoglobina.
l’emoglobina è formata da quattro proteine diverse ognuna per la propria struttura terziaria che interagiscono fra di loro formando una super struttura che è quella quaternaria.
In questa ottica anche il collagene è una super struttura quaternaria che è data da proteine che si superavvolgono più e più volte su di loro, determinando una struttura che le comprende tutte.
Una proteina può anche perdere la sua struttura tridimensionale, il processo che porta alla perdita della sua tridimensionalità prende il nome di denaturazione.
La denaturazione può avvenire per vari motivi, o per una variazione di PH o per molecole ionizzanti: alfa, beta, neutroni o per farmaci, chemioterapia, radioterapia, radioattività ecc. quello che succede quindi è che l’interazione che garantiva una struttura tridimensionale, come per esempio l’interazione elettrostatica, a causa della tossicità viene meno. Otteniamo quindi la proteina nella sua struttura primaria, senza le interazioni che aveva prima, ciò che è particolare però è che se ad una proteina denaturata vengono forniti componenti enzimatici la proteina riassume esattamente la conformazione tridimensionale che aveva prima.
Questo ci fa capire che quando una proteina fa un ripiegamento non esplora casualmente tutte le combinazioni possibili, ma i componenti enzimatici gli permettono di esplorare una sola conformazione tridimensionale che è poi quella funzionale; questo è il motivo per cui le proteine poi si ripiegano in poco tempo perché come ci insegna il paradosso di Levinthal: se le proteine dovessero esplorare tutte le configurazioni possibili impiegherebbero, per trovare la conformazione giusta, un arco di tempo maggiore dell’ età dell’ Universo, quindi impossibile.

I quattro gruppi sostituenti diversi di ciascun amminoacido possono disporsi nello spazio in due modi diversi, che sono le immagini speculari non sovrapponibili l’uno dell’altro (forme L e D).

le proteine che costituiscono le difese immunitarie gli enzimi ecc. non sono ingrado di fermare i virus costituiti da amminoacidi D, come già detto in precedenza i virus si indirizzeranno verso gli acidi Nucleici in quanto gli Acidi nucleici DNA, RNA , ecc. sono zuccheri cercato dai parassiti.
La Citozeatec nel proprio impianto industriale produce componenti elaborato da enzimi sinistrorso zuccherini paragonato agli zuccheri presenti negli acidi desossiribonucleici capace di rompere gli amminoacidi D dei virus.

Virus e oncogeni2023-02-10T12:30:18+01:00

La fibromialgia e le cause che la determinano

2023-02-09T09:51:18+01:00

La fibromialgia e le cause che la determinano

Quasi tutte le cellule del corpo umano posseggono organuli coinvolti nel movimento; di questi i più importanti sono i complessi sistemi interattivi dei filamenti di actina e miosina, che in molte cellule servono a mantenere la forma o determinare lenti movimenti come quelli osservati nei movimenti cellulari o nel corso di trasformazioni morfogenetiche che avvengono nei tessuti embrionali.
In altre cellule, specializzate nell’esecuzione dei movimenti più potenti e più rapidi, l’actina, la miosina ed altre proteine, loro associate, sono presenti in alta concentrazione e vengono utilizzate per produrre contrazioni efficienti e lineari.
Tali cellule sono i miociti (cellule muscolari) che quando sono riunite in gruppi distinti, formano i muscoli; i miociti derivano, in varie sedi dell’organismo, dai mioblasti, tali cellule sono di origine mesenchimale  e possono differenziarsi in una di tre possibili linee cellulari per formare: miociti del muscolo scheletrico, del muscolo cardiaco o del muscolo liscio.   Vedi figura.

rappresentazione schematica dei tipi più importanti della muscolatura che illustra le caratteristiche morfologiche più salienti, compreso la loro innervazione (in rosso).

(A) fibre muscolari striate, raccolte in un gruppo di tre elementi (sopra) circondate da cellule satelliti, e fuso muscolare contenente fibre intrafusali (in basso).
(B) muscolatura cardiaca con cellule del miocardio comune (miociti) più piccole, cellule di Purkinje del tessuto di conduzione, più grandi e cellule nodali arrotondate.
(C) Cellule muscolari lisce.

Muscolo scheletrico

Le unità costitutive del muscolo scheletrico sono le fibre muscolari; ognuna di essa ha una struttura allungata cilindrica delimitata da una membrana plasmatica (sarcolemma) che racchiude numerosi nuclei e una quantità relativamente abbondante di citoplasma (sarcoplasma).
Molte fibre muscolari sono raggruppate in fascetti di grandezza e distribuzione diversa e ogni singolo muscolo può essere costituito da molti fascetti.
Una guaina di tessuto connettivo avvolge le differenti parti che costituiscono il muscolo; la delicata rete che circonda e riempie gli spazi esistenti fra le fibre muscolari è indicata nel suo insieme con il termine di endomisio; il perimisio, una guaina di tessuto connettivo più robusto, circonda ogni singolo fascio primario, che è anche in continuità con i setti perimisiali, che penetrano all’interno del muscolo e il tessuto connettivo che si trova esternamente al muscolo.
Si è visto, al microscopio elettronico, che le miofibrille del muscolo scheletrico, sono divise trasversalmente in unità disposte in serie e chiamate sarcomeri, ognuno dei quali, nel muscolo a riposo, è lungo circa 2,5 µm ed è composto da due principali tipi di filamenti, rappresentati dalla miosina, filamenti di circa 12 µm di spessore, dalla actina, filamenti di circa 6 µm di diametro.
I filamenti di miosina corrispondono alla banda A della microscopia ottica; i filamenti di actina sono attaccati per una estremità ad una banda Z e con l’altra si interdigitano con i filamenti di miosina; la banda I corrisponde alle regioni adiacenti di due sarcomeri, dove i filamenti di actina non sono presentati.   Vedi figura.

schema dell’organizzazione dei sarcomeri nel muscolo scheletrico e cardiaco e delle modificazioni che hanno luogo durante l’accorciamento.

Contrazione muscolare e motalità cellulare.

Tutti i muscoli producono movimento con contrazione attiva che si ottiene mediante un sofisticato e potente apparato proteico intracellulare che, in una forma più rozza, genera movimenti in quasi tutte le cellule.
Il più potente di tutti è il muscolo scheletrico, nel quale l’apparato contrattile è così perfettamente organizzato che il suo meccanismo d’azione si riflette esattamente nella sua ultrastruttura.
Per circa 2/3 della fibra muscolare è costituita da miofibrille, lunghi elementi cilindrici del diametro di 1-2 µm che si estendono per l’intera lunghezza della cellula; esse sono le unità contrattili delle cellule muscolari; sono chiaramente visibili al microscopio ottico e le conferiscono un aspetto striato a bande.
Ciascuna delle unità regolarmente ripetute, o sarcomero, è lunga circa 2,5 µm; ogni sarcomero contiene due gruppi di filamenti proteici paralleli che in parte si sovrappongono: i filamenti spessi (lunghi ciascuno circa 1,6 µm e con un diametro di 15 nm), che si estendono da una estremità all’altra della banda A e i filamenti sottili (lunghi ciascuno circa 1 µm e con un diametro di 8 nm) che si estendono attraverso la banda I e in parte entrano nella banda A.

La fibromialgia e le cause che la determinano2023-02-09T09:51:18+01:00
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