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Antiossidanti e riduzione del colesterolo

2023-02-09T11:27:41+01:00

Antiossidanti e riduzione del colesterolo

L’azione del Citozym è risultata essere fortemente antiossidante con una notevole riduzione delle specie reattive dell’ossigeno (ROS), con un alto incremento degli enzimi antiossidanti endogeni in riferimento agli enzimi catalasi (CAT), superossidodismutasi (SOD), e Glutatione (GSH).

A fronte di questi risultati si può ipotizzare che gli effetti sull’ossidazione del colesterolo, in particolare delle LDL a livello endoteliale, possa essere ostacolato dall’attività del prodotto in concentrazioni ottimali, poiché la formazione della placca ateromasica è dovuta in buona parte all’ossidazione delle LDL nell’intima delle arterie.

Uno studio appropriato, in vivo, potrà permettere di valutare l’entità dell’effetto protettivo dal colesterolo a livello dell’intima delle arterie e di conoscere i risultati della prevenzione prodotta dalla somministrazione del Citozym.

In Italia, secondo i dati raccolti tra il 1998 e il 2002 dal Progetto Cuore, che misura i fattori di rischio cardiovascolare in campioni di popolazione adulta (uomini e donne di età compresa fra 35 e 74 anni), il 21% degli uomini e il 23% delle donne è ipercolesterolemico (ha cioè il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl, oppure è sotto trattamento specifico), mentre il 37% degli uomini e il 34% delle donne è in una condizione definita borderline (colesterolemia totale compresa fra 200 e 239 mg/dl).

Nella popolazione anziana (uomini e donne di età compresa fra 65 e 74 anni), il 24% degli uomini e il 39% delle donne sono ipercolesterolemici; il 36% degli uomini e il 38% delle donne è borderline.

Oltre agli anziani, le donne in menopausa (età media 62 anni) costituiscono una classe particolarmente a rischio di ipercolesterolemia: in Italia, il 36% delle donne in menopausa ha il valore della colesterolemia totale uguale o superiore a 240 mg/dl, oppure è sotto trattamento farmacologico specifico, mentre il 38% è in una condizione borderline.

Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, nel nostro Paese, considerando tutti gli uomini ipercolesterolemici, solo il 13% è trattato in modo adeguato (cioè a dire che sotto trattamento, la colesterolemia totale è inferiore a 240 mg/dl), mentre il 5% in modo non adeguato ( sotto trattamento, il valore della colesterolemia totale rimane superiore a 240 mg/dl). Il restante 81% dichiara di non essere sottoposto ad alcun trattamento farmacologico.

Tra le donne ipercolesterolemiche, il 9% è trattato in modo adeguato, il 6% in modo non adeguato e l’85% dichiara di non essere sottoposto ad alcun trattamento farmacologico.
Infine in Italia, il 25% degli uomini e il 35% delle donne dichiara di avere almeno un familiare che soffre di ipercolesterolemia.

Sulla base dei dati 2009 del sistema di sorveglianza “Passi” che rileva, tramite intervista telefonica, informazioni da campioni di popolazione tra 18 e 69 anni, al 79% della popolazione la colesterolemia è stata misurata almeno una volta nella vita e la percentuale di coloro a cui è stata fatta una diagnosi di ipercolesterolemia è pari al 24%.

Le differenze interregionali sono statisticamente significative, sia per la misurazione della colesterolemia almeno una volta nella vita (si va dal 67% della Basilicata all’89% del Molise), sia per la diagnosi riferita di ipercolesterolemia (si va dal 16% della Campania al 29% delle Asl della Calabria).

Il 29% degli ipercolesterolemici dichiara di essere in trattamento farmacologico.
In conclusione la presenza sul mercato di un prodotto atto a prevenire e ad abbassare i valori della colesterolemia, senza effetti citotossici, incontrerebbe un ampia richiesta da parte del pubblico.

Antiossidanti e riduzione del colesterolo2023-02-09T11:27:41+01:00

Carcinoma epatico

2023-02-10T11:51:43+01:00

Carcinoma epatico

Micronutrienti multipli utilizzati nella perfusione di espianti di fegato umano

Invaso da epatocarcinoma ( HCC) – riduce la proliferazione delle cellule tumorali inibendo lo stress ossidativo
Torricelli Piera1, Antonelli Francesco2, Ferorelli Pasquale2, De Martino Angelo2, Shevchenko Anna3, Siciliano Alberto2 and Beninati Simone2.

1 Department SPES, University of Molise, Campobasso, Italy,
2 University of Tor Vergata, Department of Biology, Rome Italy,
3 People’s Friendship University of Russia, Moscow, Russia.

Email adress:
beninati@bio.uniroma2.it (Beninati S)

To cite this article:
Torricelli P, Antonelli F, Ferorelli P, De Martino A, Shevchenko A, and Beninati S., Perfusion with multiple micronutrients supplement of explants of HCC-invaded human liver reduces proliferation of cancer cells by Inhibition of oxidative stress..

Cancer Research Journal August 4, 2016; Research Journal. Vol. 4, No. 5, 2016, pp. 69-72. doi: 10.11648/j.crj.20160405.11
Received: August 4, 2016; Accepted: August 26, 2016; Published: September 21, 2016

Carcinoma epatico2023-02-10T11:51:43+01:00

Carcinoma epatico – organocoltura

2023-02-09T11:25:11+01:00

Carcinoma epatico – organocoltura

MODELLO EPATICO DI ORGANO COLTURA

1 – INTRODUZIONE
I modelli di espianto d’organo offrono diversi vantaggi, rilevanti per gli studi dei meccanismi fisiopatologici, come danno cellulare, la secrezione, la differenziazione e lo sviluppo di neoplasie. Organi o piccoli espianti possono essere rimossi in vivo e mantenuti in coltura per lunghi periodi, se particolare attenzione è rivolta alla composizione dei mezzi di coltura, la selezione del substrato, e l’atmosfera di incubazione.

Nei tessuti umani, ottenuti da autopsia o da intervento chirurgico, ulteriore attenzione deve essere rivolta all’intervallo post-mortem, la temperatura, l’idratazione e la causa della morte. Attualmente stiamo utilizzando nel nostro laboratorio, colture di espianto d’organo, invaso da tumori maligni, per stabilire la possibilità dell’azione diretta di agenti antineoplastici, in un ambiente cellulare, caratterizzato da vari tipi di cellule e tessuti, all’interno di un organo.

Ci proponiamo, in particolare, di studiare l’azione antineoplastica in vivo, di un integratore alimentare, il Citozym, prodotto dalla CITOZEATEC, S.r.l. (Peschiera Borromeo, Milano), del quale in pubblicazioni precedenti abbiamo evidenziato l’attività antineoplastica in vitro [1]. Il fine è di evitare la degradazione operata dall’ambiente gastrico, usando come bersaglio, direttamente l’organo colpito dal tumore. Tale sperimentazione dovrebbe fornire nuove evidenze, sull’alta efficienza della somministrazione dell’agente direttamente in circolo, che quindi dovrebbe risultare molto più attiva della usuale somministrazione orale. Ovviamente queste prove sperimentali saranno preziose per proporre un trial clinico futuro.

La parte preliminare di questo progetto, che presentiamo, è stata eseguita su due biopsie epatiche, ottenute dall’ ablazione chirurgica di un carcinoma epatocellulare, di stadio III C (T3-N1-M0 – AJCC), in pazienti rispettivamente di anni 67 e 74.
Sulla base di una nostra precedente sperimentazione, effettuata su espianti epatici di topi C57BL/6 [2], il mezzo di coltura dell’espianto utilizzato è stato arricchito con una concentrazione finale di Citozym del 10 e del 15% .

2. Risultati Preliminari

2.1 preparazione degli espianti d’organo
L’espianto d’organo, prelevato e stato istologicamente definito come invaso da carcinoma epatocellulare di stadio III C. lavato con soluzione salina (PBS 2%) e posto in coltura in presenza di ossigenazione continua. E’ stato valutato il volume della massa tumorale principale, ignorando i noduli più piccoli.
Si evidenzia che la fase successiva della sperimentazione, in corso di lavorazione, si centrerà su organi interi, prelevati immediatamente post- mortem, che verranno mantenuti vitali con perfusione attraverso la vena porta.

2.2 Coltura di espiantid’organo.
I mezzi di coltura utilizzati sono stati preliminarmente preparati in accordo con i dati ottenuti in un precedente lavoro in corso di stampa [2]. In Figura 1, un espianto epatico invaso da epatocarcinoma, è evidente la massa tumorale che appare immersa nel parenchima epatico.

2.3 valutazione della dimensione della massa tumorale e del danno cellulare
La prima fase del protocollo sperimentale compendia la valutazione iniziale della massa tumorale, espressa come volume parziale su volume totale della biopsia. Tale procedura è effettuata misurando con appositi specilli il diametro della massa tumorale, che appare sferoidale (figura 1). Tale misura è quindi rapportata al volume totale della biopsia. I valori sono espressi in percentuale di invasione. La Figura 2, indica le variazioni percentuali del volume della massa tumorale in relazione al trattamento di coltura in presenza del 10% di Citozym. La concentrazione del 15% è risultata citotossica con livelli di LDH rilasciata superiori del 45%. E’ stato possibile ridurre la massa tumorale del 37.5% ed estendere i tempi di coltura a 15 giorni, con valori di LDH inferiori del 20%, sulla base delle esperienze precedenti riportate sulla pubblicazione in corso di stampa [2].

Figura 2.

Riduzione percentuale della massa tumorale durante i 15 giorni di trattamento dell’espianto di fegato con il 10% di Citozym nel mezzo di coltura. Valutazione del danno cellulare conseguente all’incubazione dell’espianto valutato tramite i livelli di LDH rilasciato nel mezzo.
Questo risultato è stato possibile grazie alla composizione del terreno di coltura degli espianti e l’ossigenazione continua della coltura [2].

3. Parte successiva del programma sperimentale
Attualmente procediamo con la perfusione di organi interi, prelevati post-mortem su 4 pazienti portatori di carcinoma epatocellulare di stadio IV C. I sistemi di perfusione adottati sono indicati nella figura 3.
La soluzione di trattamento ha una concentrazione in Citozym del 15% (1). Preliminare al trattamento è la pre-perfusione con soluzione fisiologica, eparina, HEPES e antibiotici. Tale metodica permette di mantenere vitale l’organo per periodi sufficienti per poter valutare eventuali riduzione di volume dei noduli tumorali.

Figura 3.
Diagramma schematico raffigurante le diverse e più frequentemente utilizzati metodi di perfusione-trattamento, per il tessuto epatico. A: Perfusione e trattamento a gravità-mediata, utilizzando la pressione dell’acqua a 12 cm: (1) buffer di pre- perfusione; (2) soluzione di trattamento; (3) Sistema di tri-valvola, che facilita la commutazione tra le due soluzioni; e (4) incannulamento della vena porta; B: Pompa di perfusione a un flusso di 1 ml / g tessuto epatico: (1) buffer di pre-perfusione; (2) soluzione trattamento; (3) Sistema di tri-valvola; (4) pompa peristaltica a basso flusso; e (5) incannulamento della vena porta.

4. Conclusioni.
Mantenere vitali organi invasi da neoplasie, prelevati post-mortem, permette di poter studiare i parametri correlati con la potenziale attività antineoplastica di un agente, in condizioni molto simili a quelle che si riscontrano nell’organismo umano.
La perfusione con soluzioni nutritive, mima entro certi limiti, la perfusione ematica, apportando tutti i nutrienti necessari per mantenere vitale il tessuto e irrorare la massa tumorale.
La metodica da noi utilizzata nella sperimentazione, può dimostrare in maniera inequivocabile, l’attività antitumorale della miscela di componenti che caratterizza il Citozym, superando i limiti, il più delle volte contestati, della coltura tumorale in vitro o l’uso di animali, indubbiamente lontani dal modello umano.
I risultati preliminari, che presentiamo dimostrano, come la coltura di un espianto epatico invaso da un carcinoma epatocellulare, ha permesso di evidenziare l’attività antiproliferativa di una soluzione di Citozym, a bassa concentrazione, sulla massa tumorale.

In conclusione, si può affermare che il modello proposto permette di ottenere risultati sicuramente più attendibili che potranno essere molto utili per lo studio dei meccanismi molecolari, alla base dell’attività antineoplastica del Citozym.

Carcinoma epatico – organocoltura2023-02-09T11:25:11+01:00

Carcinoma mammario

2023-02-10T11:52:11+01:00

Carcinoma mammario

PUBBLICAZIONE CITOZEATEC: CARCINOMA MAMMARIO

Citozeatec ha richiesto all’Università di Tor Vergata una ricerca ad ampio spettro sulle potenzialità dei prodotti, in particolare del Citozym.
Le sperimentazioni preliminari hanno già evidenzato interessanti risultati. Questa sezione del sito ospita tutto ciò che la ricerca andrà evidenziando riguardo agli integratori biodinamici.

Ricordiamo che le posologie NON vanno intese come terapie sostitutive ma come integrazione a terapie già in uso.

Carcinoma mammario2023-02-10T11:52:11+01:00

Carcinoma polmonare umano

2023-02-10T11:52:33+01:00

Carcinoma polmonare umano

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA
DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA
Laboratorio di Citologia, Istologia & Oncologia Sperimentale

 Link Pub Med https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32034492

3^ Relazione del progetto:

Ricerca della potenziale azione del “Texidrofolico” sulla regressione del
tumore polmonare e valutazione sulla qualità della vita del paziente.

Introduzione:
Il Pemetrexed (LY231514, Alimta; Eli Lilly and Company, Indianapolis, IN) è un nuovo antifolato che viene metabolizzato a livello intracellulare in una forma di pentaglutammato. Viene utilizzato per il trattamento di pazienti non pretrattati con mesotelioma pleurico maligno non resecabile in combinazione con cis-platino e anche per il trattamento in monoterapia del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC), localmente avanzato o metastatico dopo chemioterapia. Il Pemetrexed inibisce tre enzimi (timidilato sintasi, diidrofolato reduttasi e glicinamide ribonucleotide transferasi) coinvolti nel metabolismo dei folati e nella sintesi del DNA. La citotossicità del Pemetrexed è causata dall’inibizione di entrambe le vie pirimidinica e purinica. La dose massima tollerata, stabilita negli studi di Fase I del Pemetrexed era di 600 mg / m2 ogni 3 settimane. Questa dose è stata da noi ridotta a 500 mg / m2 ogni 3 settimane negli studi di Fase II effettuati, in particolare se usato in associazione con gli integratori oggetto di questo studio. Il razionale della sperimentazione da noi effettuata, nasce dalla pubblicazione che ha dimostrato che l’integrazione con acido folico e vitamine del gruppo B rappresenta un requisito di base per ridurre la tossicità della terapia a base di Pemetrexed . Tale dato è stato confermato dall’analisi dei dati ottenuti dagli studi multipli sulla tossicità di questo farmaco. In conclusione diverse osservazioni hanno suggerito che l’integrazione con “food-supplements”, può ridurre la tossicità e migliorare la risposta durante la chemioterapia (Scagliotti et al , 2003). Il Pemetrexed monocomponente è stato da noi saggiato in questo progetto, che ha arruolato 60 pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule di fase II (NSCLC), sottoposti a chemioterapia, senza e con supplementazione di Texidrofolico, in accordo con il protocollo suggerito dalla casa produttrice.

Il carcinoma a grandi cellule è meno frequente e può crescere e diffondersi rapidamente in diverse parti del polmone.

Il Texidrofolico (Citozeatec, Italia) è un integratore alimentare che ha mostrato in studi precedenti una spiccata attività antiproliferativa. L’incorporazione dei suoi componenti nella cellula determina variazione dell’attività mitocondriale incidendo sull’attività della catena respiratoria (Progetto:”Effetti dei componenti del Citozym sulla crescita cellulare normale e neoplastica” studio metabolico in progresso).
Il “NSCLC” comprende:

  1. il carcinoma spino cellulare o a cellule squamose, con prognosi migliore, si forma dall’epitelio che riveste i bronchi di medio e grande dimensioni.
  2. L’adenocarcinoma si localizza, a livello dei bronchi di calibro minore. È il tumore polmonare più frequente, tra chi non ha mai fumato e probabilmente deriva da cicatrici da infezioni tubercolari o pleuriti.
  3. Il carcinoma a grandi cellule è meno frequente e può crescere e diffondersi rapidamente in diverse parti del polmone.

Premessa:
Gli studi svolti durante la Fase II sono generalmente studi esploratori che cercano di scoprire se il farmaco tratta la malattia o il disturbo associato al trattamento terapeutico. L’obiettivo dell’attuale studio di fase II è quello di determinare l’attività antitumorale della combinazione Pemetrexed- Texidrofolico, in un regime ambulatoriale esente da cis-platino, in pazienti soggetti a precedente chemioterapia con NSCLC localmente avanzato o metastatico. Gli endpoint preliminari sono focalizzati sulla valutazione della tossicità del trattamento, della sopravvivenza generale e libera da progressione e in particolare l’impatto sui sintomi e sulla qualità della vita del paziente. La presente relazione è focalizzata sulla determinazione della qualità della vita dei pazienti esaminati secondo il protocollo citato. Questo studio è stato condotto secondo la Dichiarazione di Helsinki e il protocollo è stato approvato da ciascun comitato di revisione istituzionale locale e dal comitato di revisione etica locale.

Risultati e Metodi:
Tutti i pazienti che hanno ricevuto una dose di solo Pemetrexed (controllo) e una miscela di Pemetrexed-Texidrofolico sono stati valutati per la tossicità e per la potenziale variazione dei sintomi tipici (anoressia, debolezza, tosse, dispnea, emottisi, dolore). Una valutazione clinica e di laboratorio è stata eseguita settimanalmente e le tossicità sono state classificate in base ai criteri di tossicità comuni. Simultaneamente, entro 3 settimane prima del ciclo iniziale, le misurazioni del tumore sono state eseguite mediante tomografia computerizzata o risonanza magnetica. Lo stesso metodo di misurazione è stato eseguito prima di ogni altro ciclo di terapia. La conferma della risposta è stata eseguita 2-3 settimane dopo la prima evidenza di risposta. I pazienti erano valutabili per la risposta se avevano un esame di riferimento e almeno un esame di follow-up e avevano ricevuto almeno un ciclo di trattamento. I risultati di questa indagine, sulla potenziale attività antitumorale, saranno oggetto di una successiva relazione.
Prima di ogni ciclo, i sintomi e i dati sulla qualità della vita sono stati raccolti con la scala del cancro del polmone (LCSS), come riportato da Hollen et al. (1994). I cambiamenti clinicamente significativi sono stati definiti come variazioni rispetto al basale, che sono state mantenute per almeno due cicli (Figura 1 e 2). In questo caso i pazienti sono stati considerati sintomatici cioè responsivi. I sintomi sono stati classificati come migliorati, peggiorati o stabili, in base al modello di cambiamento; i sintomi per i pazienti senza una valutazione di conferma sono stati classificati come sconosciuti.

Attività antitumorale:
l’attività antitumorale del solo Pemetrexed o in combinazione con il protocollo con alla base il Texidrofolico è in corso di studio. I pazienti attualmente sono sottoposti ad esami clinici che compendiano anche la risonanza magnetica ed eventualmente la tomografia computerizzata. Dai dati presentati negli istogrammi di figura 1 e 2, si può presumere che i miglioramenti della qualità della vita possano incidere anche sullo sviluppo del tumore. Al fine di poter dimostrare tale evenienza i pazienti trattati con la terapia combinata Pemetrexed-Texidrofolico, secondo il protocollo sperimentale utilizzato, saranno osservati per almeno 60 giorni e i dati ottenuti confrontati con i controlli.


Figura 1. Dati sulla qualità della vita di pazienti portatori di NSCLC a diversi stadi trattati esclusivamente con la terapia Pemetrexed per 60 giorni. Evidenti gli elementi che rendono peggiore la qualità della vita, in particolare l’emottisi (60% dei pazienti), la debolezza (60% dei pazienti) e la dispnea (50% dei pazienti).

Pemetrexed-Texidrofolico della soc.Citozeatec
Figura 2. Dati sulla qualità della vita di pazienti portatori di NSCLC a diversi stadi trattati con la terapia combinata Pemetrexed-Texidrofolico per 60 giorni . Si notano miglioramenti della qualità della vita (colonne blu), in particolare l’emottisi divenuta stabile (90% dei pazienti-colonne rosse), la debolezza, il dolore e la dispnea ridotte del 20%. I miglioramenti sono evidenti rispetto alla sola chemioterapia (riduzione delle colonne gialle).

Tabella I: valutazione della qualità della vita secondo la scala del cancro del polmone (LCSS), proposta da Hollen et al. (1994). 60 pazienti divisi in due gruppi di 30 soggetti ognuno, trattati per 60 giorni con solo Pemetrexed o con questo in combinazione con Texidrofolico in accordo con il protocollo fornito dalla casa produttrice Citozeatec (vedi allegato). 1.Anoressia; 2.Debolezza; 3.Tosse; 4.Dispnea; 5. Emottisi; 6. Dolore.

Discussione:
Poiché la maggior parte degli agenti antitumorali ha una stretta finestra terapeutica, l’ottimizzazione della possibilità che un trattamento abbia esito positivo senza causare indebiti danni al paziente è di fondamentale importanza. Le informazioni accurate sul nuovo farmaco e sul paziente diventano critiche. Interruzione dello sviluppo di un nuovo farmaco o limitazione della sua efficacia o ampio uso si verifica quando si nota o tossicità grave o mancanza di efficacia. Non è insolito che, quando un nuovo agente mostra tossicità con un’attività antitumorale limitata, si faccia poco sforzo per cercare costantemente modi per aggirare la tossicità con la possibilità di migliorare l’efficacia. La tossicità o la mancanza di efficacia potrebbero essere correlate al profilo clinico, demografico o genetico individuale di un paziente. Idealmente, l’obiettivo è ideare una strategia di dosaggio semplice e ottimale per un nuovo agente che incorpori ciò che è noto sul suo meccanismo d’azione e sulle caratteristiche del paziente. Questo paradigma è l’oggetto del presente studio. Discutiamo di come, dopo l’insorgenza di gravi problemi di sicurezza, siano stati identificati fattori predittivi di grave tossicità associati a Pemetrexed e come questi fattori abbiano portato alla formulazione di un intervento clinico per modulare la tossicità di questo agente antifolato / antitumorale migliorandone l’efficacia. I risultati di questo intervento clinico prospettico saranno oggetto di una sperimentazione successiva.

Gli antifolati rappresentano una delle classi più studiate di agenti antineoplastici, con aminopterina che inizialmente dimostrava attività clinica più di 70 anni fa (Farber et al. 1948). La conseguente inibizione del metabolismo dei folati intracellulari porta all’inibizione della crescita cellulare. Il metotrexato è stato sviluppato poco dopo e, oggi, è un componente standard di regimi chemioterapici efficaci per tumori maligni come linfoma, carcinoma mammario e tumore della testa e del collo. L’attività citotossica e la successiva efficacia degli antifolati possono essere associate a una sostanziale tossicità per alcuni pazienti. Gli antifolati, come classe, sono stati associati a una mielosoppressione grave sporadica con tossicità gastrointestinale. Sebbene non frequente, una combinazione di tali tossicità può comportare un alto rischio di mortalità. L’incapacità di controllare queste tossicità ha portato alla sospensione dello sviluppo clinico di alcuni antifolati, come CB3717, e ha complicato lo sviluppo clinico di altri, come il lometrexol e il raltitrexed. La capacità di predire quei pazienti che sono a maggior rischio di sviluppare gravi tossicità e la riduzione della stessa, rappresenterebbe un importante vantaggio nell’uso di questi agenti antitumorali.

Diverse pubblicazioni scientifiche riportano che il trattamento clinico di pazienti portatori di NSCLC con Pemetrexed integrato con acido folico e vitamina del gruppo B riduce notevolmente le tossicità associate alla chemioterapia (Scagliotti et al , 2003). I componenti del Texidrofolico compendiano l’acido folico e la vitamina B5 e B9, quindi l’uso di questo integratore alimentare come supplemento nel trattamento chemioterapico del NSCLC, potrebbe ridurre la tossicità del trattamento migliorando la qualità della vita dei pazienti. I dati sperimentali che presentiamo hanno appunto dimostrato questa ipotesi di lavoro. In particolare alcuni sintomi classici della chemioterapia sono stati ridotti drasticamente, come si evince dalla Tabella I. Il dato positivo è rappresentato dal miglioramento di circa il 20% dei sintomi Dispnea e Tosse nei pazienti trattati con terapia combinata (Tabella I A). E’ noto che l’emottìsi è l’emissione di sangue dalle vie respiratorie, solitamente attraverso un colpo di tosse.

Il dato interessante ottenuto con la terapia combinata Pemetrexed-Texidrofolico per 60 giorni, ha stabilizzato l’emottìsi nel 62% dei pazienti osservati (vedi tabella I B), migliorando del 60% la qualità della vita (vedi tabella I, C). In conclusione, abbiamo osservato una riduzione di circa il 20% dei pazienti con qualità della vita peggiorata per tutti i sintomi esaminati, con un picco del 60% per l’emottìsi (Tabella I, C).

Carcinoma polmonare umano2023-02-10T11:52:33+01:00

Carcinoma prostatico

2023-02-10T11:52:49+01:00

Carcinoma prostatico

E’ stata pubblicata sulla rivista Science – Cancer Research Journal la ricerca sul ruolo fondamentale degli integratori sequenziati da enzimi in pazienti oncologici affetti da carcinoma prostatico.
Correlazioni tra la somministrazione di integratori alimentari con spiccate proprietà antiossidanti e parametri clinici nei pazienti con carcinoma della prostata.

Carcinoma prostatico2023-02-10T11:52:49+01:00

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico

2023-02-09T11:20:40+01:00

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico

PROGETTO DI SPERIMENTAZIONE DEL CITOZYM SULLA RIGENERAZIONE DEGLI ASSONI DEL NERVO SCIATICO

Il nervo sciatico.
Il nervo ischiatico anche detto sciatico è un nervo che origina dal plesso sacrale ed è formato da fibre provenienti da tutti i nervi del plesso L4, L5, S1, S2, S3. È il nervo più voluminoso del plesso ed è considerato il suo ramo terminale. È formato da due contingenti di fibre che decorrono separate all’interno di esso e alla fine si dividono nei due rami terminali. L’innervazione motoria è quella dei muscoli della porzione posteriore della coscia e parte del grande adduttore e tutti i muscoli della gamba e del piede. La componente sensitiva innerva la cute posteriore e antero-laterale della gamba.
Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro, infatti il nervo esce dalla cavità pelvica passando attraverso il grande forame ischiatico, al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli. Superata la natica il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune.

Le radici del nervo si uniscono in un tronco a ridosso del sacro, infatti il nervo esce dalla cavità pelvica passando attraverso il grande forame ischiatico, al di sotto del muscolo piriforme e lateralmente rispetto al nervo cutaneo posteriore del femore. Si viene così a trovare in posizione intermedia fra il grande trocantere del femore e la tuberosità ischiatica e decorre verso il basso profondamente, in rapporto successivamente con i muscoli. Superata la natica il nervo raggiunge la coscia, dove decorre in prossimità della linea aspra del femore. A questo livello emette rami per i muscoli posteriori della coscia e per parte del grande adduttore. In prossimità dell’angolo superiore della cavità poplitea si divide nei suoi rami terminali: il nervo tibiale e il nervo peroniero comune.[…]

Citozym e la rigenerazione degli assoni del nervo sciatico2023-02-09T11:20:40+01:00

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica

2023-02-08T09:15:46+01:00

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica

Laboratorio di Citologia, Istologia & Oncologia Sperimentale
Relazione esperimenti preliminari del progetto

“Effetti dei componenti del Texidrofolico della Soc. Citozeatec di Peschiera Borromeo, sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica”
Responsabili scientifici: Prof. Simone Beninati, Dott. F. Antonelli.

Introduzione
Abbiamo focalizzato il nostro studio sulla ricerca del potenziale effetto sinergico, derivante dalla azione dei diversi costituenti del Citozym, i quali agiscono, non su un singolo bersaglio ma, su diversi target e cooperano in un percorso agonista-sinergico per provocare una potente attività farmacologica.

Il concetto di target include enzimi, substrati, proteine e metaboliti, recettori, canali ionici, proteine di trasporto, DNA / RNA, ribosomi, anticorpi monoclonali, meccanismi fisico-chimici e cascate di segnali (1).
Il vantaggio di questa molteplicità di costituenti attivi e delle loro azioni complementari, conferisce al Citozym un’azione delicata, profonda e duratura, rispetto ad un farmaco derivato dalla sintesi chimica, che generalmente consiste in un singolo principio attivo, che avrà un’azione unica, focalizzata e incisiva.

Alcuni componenti del Citozym non hanno effetti farmacologici, ma migliorano la biodisponibilità di altri composti attivi, consentendo così ai composti attivi di essere molto più efficaci in confronto all’azione che manifesterebbero da soli. Questi costituenti, che lavorano in sinergia con altre molecole inattive, sono chiamati “co-effettori“.

Il ruolo di alcuni di questi co-effettori può, ad esempio, aumentare la solubilità in acqua, di altri costituenti attivi, oppure aiutare il loro passaggio attraverso le membrane cellulari a livello della parete intestinale, facilitando così la loro diffusione nel sangue. Altri co-effettori possono anche avere un ruolo protettivo, nei confronti dell’azione metabolica degli enzimi coinvolti durante il percorso delle sostanze attive nel corpo, prima che raggiungano il loro sito di azione. Quindi le sostanze attive (enzimi) non possono essere degradate e manterranno tutta la loro attività.
Grazie alla moltitudine di costituenti, il corollario di effetti sinergici coniugati e variabili, la polivalenza di attività complementari, l’efficacia a basse dosi e l’azione concertata e armoniosa di altri costituenti che li accompagnano, il Citozym agirà in modo dolce, profondo e duraturo e potrebbe avere un’azione regolatoria in aggiunta alla propria azione sintomatica.

Imming P, Sinning C, Meyer A. Drugs, their targets and the nature and number of drug targets. Nat Rev Drug Discov 2006 5(10):821-34.

Effetti dei componenti del Texidrofolico sulla crescita cellulare normale e ridotta crescita neoplastica2023-02-08T09:15:46+01:00

Effetti protettivi di Citozym sull’ictus

2023-02-09T11:19:45+01:00

Effetti protettivi di Citozym sull’ictus

Scopo della ricerca.
L’ictus ischemico è una patologia cerebrovascolare distruttiva che in molti casi porta a morte.
Al momento non sono utilizzabili agenti protettivi efficaci. Esperimenti preliminari effettuati su neuroni isolati hanno mostrato che il Citozym, una miscela di antiossidanti commercializzata come integratore alimentare presenta un’azione neuro protettiva durante l’induzione del danno neuronale in ipossia (dati preliminari non pubblicati). Il fine della presente ricerca è stato quello di valutare l’effetto di tale integratore in su animali C57BL/6N per mezzo di un modello di ictus.

Metodo
I topi maschi C57BL/6N sono stati trattati con PBS i.v. come controllo e con Citozym i.v. a due concentrazioni (1:2 e 1:4 v.v.) 300 μl giornalmente per 14 giorni. Ai topi sia di controllo che trattati veniva occlusa per 2 ore l’arteria cerebrale mediana per mezzo di una metodica denominate MCAO (1). Gli stessi topi subivano dopo la rimozione dell’occlusione una riperfusione per 22 ore.
I topi venivano sacrificati e immediatamente dopo si valutava il danno neurologico. Il cervello veniva prelevato al fine di valutare le dimensioni della zona infartuata e sezionato in fettine. Al fine di valutare il danno alla barriera emato-encefalica dovuto al MCAO, si adottava il colorante Evans blue (EB)(2).

Risultati
Il pretrattamento con Citozym alla concentrazione 1:2 ha ridotto significativamente il deficit neurologico conseguente al MCAO con una evidente riduzione della zona infartuata e del rigonfiamento degli emisferi. La estravasione di EB risultava ridotta nei topi trattati rispetto ai controlli dimostrando un ridotto danno alla EB.

Effetti protettivi di Citozym sull’ictus2023-02-09T11:19:45+01:00

HCV – Epatite C

2023-02-10T11:53:14+01:00

HCV – Epatite C

Ricerche Scientifiche:

L’epatite C è una malattia infettiva causata dall’ Hepatitis C virus (HCV), che colpisce in primo luogo il fegato.
L’infezione è spesso asintomatica, ma la sua cronicizzazione può condurre alla cicatrizzazione del fegato ed infine, alla cirrosi epatica che risulta generalmente evidente dopo molti anni. In alcuni casi, la cirrosi epatica può condurre ad altre patologie. L’HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue infetto, spesso dovuto all’uso di droghe per via endovenosa, a presidi medici non sterilizzati e trasfusione di sangue. Si stima che circa 130-170 milioni di persone al mondo siano infettate dal virus dell’epatite C. Il virus persiste nel fegato di circa l’85% delle persone infette. Questa infezione persistente può essere trattata con farmaci quali l’interferone α e la ribavirina che rappresentano la terapia di riferimento. Complessivamente il 50-80% dei pazienti trattati guarisce, mentre coloro che sviluppano cirrosi o cancro possono necessitare di un trapianto di fegato. Al 2014 nessun vaccino efficace contro l’epatite C è ancora disponibile.

Gruppi di Trattamento

Gruppo A (12 pazienti): placebo, somministrazione di una soluzione di saccarosio (10g/100 ml in acqua) secondo protocollo sperimentale 1).
Gruppo B (12 pazienti): trattamento per via orale secondo protocollo (Citexivir 25%)
Gruppo C (12 pazienti): trattamento per via orale secondo protocollo (Citexivir 50%)

Risultati
Tutti e 18 pazienti hanno completato lo studio senza alcuna violazione del protocollo sperimentale. Tutti i pazienti trattati erano infettati da HCV genotipo 1. Tutti e 36 pazienti risultavano sotto terapia farmacologica. 10 pazienti utilizzavano la terapia con interferone α e ribavirina, 20 pazienti erano trattati con boceprevir (Victrelis) e 6 pazienti con interferone α, ribavirina e telaprevir (Incivo). I dati presenti in tabella 1 mostrano Riduzione percentuale dei valori enzimatici e della viremia in pazienti affetti da epatite da HCV. I valori rappresentano la media percentuale di riduzione rispetto al controllo (gruppo A).

Conclusioni dello Studio
Dai dati sperimentali ottenuti si evince che il trattamento per via orale con Citexivir, di pazienti affetti da infezione di HCV genotipo 1, influenza marcatamente i valori di tre attività enzimatiche marker di sofferenza epatica. Inoltre viene dimostrata la bassa attendibilità della ricerca dell’anti-C100-3, come riportato da diversi autori. La presente ricerca non ha la pretesa di suggerire il trattamento riportato come terapia per la cura dell’infezione da HCV, ma i dati ottenuti potrebbero tendere verso la possibilità di somministrazione di un integratore alimentare come il Citexivir a supporto della terapia farmacologica ufficiale.

Pubblicazioni Scientifiche su Riviste Internazionali:

HCV – Epatite C2023-02-10T11:53:14+01:00
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